I documenti del Pentagono sulla guerra in Ucraina trapelati sui social hanno continuato a tenere banco anche durante la giornata di ieri. Una nuova analisi del New York Times sembra infatti confermarne la veridicità: cita la «preoccupazione» di funzionari occidentali per la fuga di notizie e il rischio che ora Mosca possa meglio individuare da dove l’intelligence americana ottiene informazioni sui suoi piani d’attacco. Dai file emerge infatti il livello di “infiltrazione” Usa nelle varie agenzie russe. Sembra inoltre che Washington spii i suoi stessi alleati: nei documenti si parla del dibattito interno alla Corea del Sud sull’opportunità di fornire aiuti all’Ucraina.
MA PIÙ DI TUTTO, sembrerebbe confermato che la fuga di notizie sia frutto di un autentico leak interno al governo statunitense: oltre all’inchiesta annunciata pubblicamente dal dipartimento di Giustizia, il quotidiano cita fonti interne all’amministrazione che parlano di «imponente violazione» dei segreti custoditi dall’intelligence, e che sostengono che i documenti sembrano provenire proprio dal Pentagono. Anche se non è ancora escluso che siano stati modificati in modo ingannevole: «Almeno uno – scrive il New York Times basandosi sempre sulle dichiarazioni di fonti anonime interne all’amministrazione – è stato cambiato rispetto all’originale».

Nel frattempo, Kiev continua a puntare il dito sulla Russia: il consigliere presidenziale Mykhailo Podolyak scrive infatti che «l’obiettivo della “fuga” è chiaro: deviare l’attenzione, seminare dubbi, reciproci sospetti, discordia». E attribuisce l’operazione ai servizi segreti di Mosca, sostenendo che il modus operandi – inserire elementi falsi in informazioni accessibili e seminarle sui social – è indiscutibilmente il loro.

SUL FRONTE RUSSO, ieri è stata invece la giornata del funerale del blogger Vladlen Tatarsky, ucciso in un attentato la settimana scorsa in un caffè di San Pietroburgo. La cerimonia, nel cimitero Troyekurovskoya di Mosca, ha attirato – riporta Al Jazeera – centinaia di persone, e imponenti misure di sicurezza. Alcuni dei presenti indossavano le lettere associate all’aggressione russa dell’Ucraina: la Z e la V. Alla cerimonia ha partecipato anche il capo e fondatore della brigata Wagner, Yevgeny Prigozhin, che avrebbe posato una sorta di ascia sulla bara di Tatarsky e che ha rilasciato un comunicato in cui lo loda per aver contribuito alla «distruzione del nemico».

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In territorio ucraino, la distruzione celebrata da Prigozhin si è manifestata in particolar modo nel Donetsk: il capo dell’amministrazione militare ucraina della regione, Pavlo Kyrylenko, ha denunciato che gli attacchi russi nella giornata di ieri hanno fatto 4 vittime civili.

Una buona notizia, invece, è la ripresa delle infrastrutture energetiche del Paese: la Bbc riporta che il ministro dell’Energia Herman Haluschenko ha firmato un ordine esecutivo che autorizza la ripresa dell’esportazione di elettricità dall’Ucraina, a dimostrazione di come il Paese sia riuscito a riparare le infrastrutture colpite dagli attacchi mirati delle forze del Cremlino – ben 1.200 dall’inizio della guerra riporta il gestore ucraino della rete elettrica Ukrenergo, che invita anche a non farsi illusioni: gli attacchi russi alle infrastrutture non si fermeranno.

Un’altra buona notizia la riporta l’organizzazione Save Ukraine: 31 bambini ucraini sarebbero stati riuniti con le loro famiglie dopo essere stati rapiti nei territori occupati dalla Russia.

È di ieri anche l’annuncio che i confini fra Ucraina e Bielorussia verranno «rinforzati»: è in corso – scrive il comandante delle forze di Kiev Serhy Nayev – «l’espansione del sistema di barriere». «Campi minati anti-carro stanno venendo creati nelle aree accessibili ai tank e lungo i percorsi che spingerebbero il nemico in profondità nel nostro territorio come strade, ponti, reti elettriche».