Sono i giorni della rivincita per i delusi del Blockhaus. E se c’era uno più deluso di Yates, vincitore a Torino, era l’abruzzese Ciccone, che stacca tutti nella prima tappa alpina e arriva solo a Cogne tra tanta, tanta gente assiepata sul traguardo. C’è da augurargli altre cento di queste giornate di grazia, e da raccomandare a chi gli sta attorno di evitargli pressioni eccessive.

La tappa, partita da Rivarolo canavese, segue un canovaccio ormai abituale, come una partita a carte del primo pomeriggio: si dura tanta fatica ad andare in fuga, perché tutti ci vogliono andare dando il via libera del gruppo per scontato, e finisce che si va più forte e si dà più spettacolo all’inizio che all’arrivo – il circuito di Torino rimanendo, in questo panorama, una lodevole eccezione.

Così la fuga buona parte alle pendici della prima montagna di giornata, quando al suo interno sono rappresentate tutte le squadre, o giù di lì. Risulteranno infatti in ventisette i corridori che si giocheranno l’alloro di giornata, scremati una prima volta da Bowman in vista del primo gran premio della montagna, grazie al quale l’olandese racimola i punti per tornare a vestire la maglia azzurra da leader degli scalatori.

In discesa rientrano su di lui Van der Poel e Tusveld, seguiti sulle prime rampe del Verrogne da Ciccone, Buitrago e Pedrero. Sono i tre scalatori a condurre l’azione decisiva, e soprattutto Ciccone, che con i suoi scatti manda in crisi Bowman e Van der Poel. Ai piedi dell’ultima asperità di giornata, che scorre lunga ma placida sotto le ruote dei corridori, si presentano così, oltre ai tre già citati, anche Carthy e Rui Costa. Ma, ai meno venti dal traguardo, Ciccone ha la forza di piazzare l’ultimo e decisivo scatto, che gli consente di trasformare quel che resta del giorno in una cavalcata, con tanto di incitamento al pubblico ad incitarlo e di trionfo a braccia alzate sul traguardo.

Quassù, dove veniva Pietro Nenni d’estate a riposare e a giocare a bocce, e dove per via di una scivolata in un torrente (Giorgio Bocca diceva che si era addormentato sull’argine leggendo un libro) per settimane se la vide molto brutta il gran capo socialista, in gruppo non succede niente. Segno evidente che il gran parlare attorno ai “dislivelli” è quanto meno fuorviante. Rimangono a conti fatti, per chi voglia dare un po’ di spettacolo, due giornate: martedì con Mortirolo e Santa Cristina, e sabato con San Pellegrino, Pordoi e Marmolada. Altrimenti si dovrà decidere tutta la vicenda rosa nella breve crono finale di Verona, e allora qualcuno dei big potrebbe rimpiangere i traccheggiamenti di questa e di altre tappe.