Da Longarone fino alle Tre Cime di Lavaredo, scollinando il Campolongo, il Valparola, il gigante Giau, e dopo la picchiata su Cortina passo Tre Croci e l’arrivo sulla cima Coppi. Da segnalare? Il solito allungo di Roglic a poco più di un chilometro dalla vetta, che porta lo sloveno sul traguardo affiancato a Thomas, e un altro piccolo cedimento, roba di secondi, di Almeida. Tutto qui, col bendiddio che era apparecchiato ai corridori.

Nel frattempo, Buitrago, scalatore puro che le fughe le indovina, aveva già scremato il gruppo dei battistrada e si avviava a cogliere l’alloro di giornata. Checché ne pensasse Pratolini, il Giro non è il circo; l’obiettivo dei corridori non è lo spettacolo, far divertire la gente in tv o a bordo strada o costruire un’epopea da far tramandare a noi che siamo al seguito (c’è chi l’ha fatto, proprio quassù in cima, ma si sta parlando di Nibali e di Merckx); l’obiettivo dei corridori, si diceva, è vincere il Giro. Il problema è che vince uno solo, mentre ai battuti toccherà ripensare a tutte le volte che hanno traccheggiato. Ma sono cose che si sanno sempre dopo, cantava Guccini.

Il dopo è oggi, alla cronoscalata del Monte Lussari, quando finalmente si metteranno in fila vincitori e vinti.

Che le smanie del Bondone e di Val di Zolo fossero già alle spalle, e si stesse per tornare al copione consumato, lo si capisce abbastanza presto, quando sul lungo falsopiano che fa da antipasto alle salite la squadra della maglia rosa Thomas manda via una fuga di quindici, e ne fa lievitare il vantaggio ben oltre il recuperabile.

Si rompe un po’ la tregua solo quando, a cose fatte, prova ad attaccare Healy, Pinot lo insegue per via della classifica degli scalatori, e a quel punto il gruppo è costretto ad una scossa, perché al francese non si può cedere troppo terreno. Ma l’allarme rientra subito, con tanto di insulti all’irlandese per la catena di conseguenze non desiderate cui aveva dato il via. Deve esistere un universo parallelo in cui il vecchio Thibaud, rientrato sullo sfidante, ha tirato dritto, il gruppo è esploso e ne è venuta fuori una tappa come non se ne vedono più. Fortunato chi, nell’altra dimensione, ha raccontato la vicenda.

Qui da noi rientra tutto in fretta e furia, e il gruppo si presenta ai piedi delle Tre Cime senza sussulti, composto da un paio di dozzine di corridori, con l’esito interlocutorio che si diceva. Più avanti, passisti dalle buone gambe tentavano l’azzardo a turni alterni. L’ultimo, il sempre-in-fuga Gee, pareva aver colpito nel segno allontanandosi dagli altri sul falsopiano antecedente le rampe conclusive. Ma sfruttando quelle, con calma olimpica, gli rientrava sotto Buitrago, per poi saltarlo agilmente e godersi il paesaggio dolomitico prima di trionfare braccia alzate sul traguardo.