Una ventina di persone sono annegate domenica nel tentativo di raggiungere l’Italia. Ieri la guardia costiera ne ha soccorse 1.200 in due grandi interventi. Intanto a Lampedusa gli sbarchi sono continuati senza sosta.

«PRIMA DI ARRIVARE sul punto indicato via radio da un peschereccio tunisino abbiamo sentito delle urla. Le persone erano in acqua. Abbiamo lanciato il mezzo di soccorso e iniziato la ricerca con quello in una direzione e la barca nell’altra», racconta Jasmine Iozzelli. Nella notte tra sabato e domenica era a bordo di Nadir, il veliero della Ong Resqship attivo lungo la rotta tunisina. A parte nei casi di emergenza estrema, «stabilizza» la situazione dei barchini: distribuisce giubbotti di salvataggio, calma le persone, chiama le autorità e ne attende l’arrivo. «Abbiamo recuperato 22 persone vive, tra cui tre donne incinte – continua Iozzelli – Una, in avanzato stato di gravidanza, all’inizio non rispondeva agli stimoli. Poi abbiamo trovato due corpi. Dai racconti dei sopravvissuti mancano all’appello una ventina di persone».

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LA SOCCORRITRICE aggiunge: «Al di là del dolore di tirare fuori dall’acqua dei cadaveri sono arrabbiata. Non è il primo naufragio e non sarà l’ultimo. I mezzi della guardia costiera stanno facendo tutti gli sforzi possibili per stare dietro allo sciame di barchini, ma non bastano. Ne servono altri e soprattutto servono canali di ingresso legale». A Lampedusa sono attive le motovedette Cp 327, 319 e 303, la più grande Cp 273 e i mezzi di guardia di finanza e carabinieri. L’intervento di Nadir, l’ennesimo di una giornata in cui aveva già assistito sette imbarcazioni con oltre 300 persone, era stato chiesto proprio dalle autorità italiane. È avvenuto a metà strada tra la maggiore delle Pelagie e le coste tunisine (distanti entrambe una trentina di miglia nautiche).

IERI INTANTO la guardia costiera è stata impegnata in due soccorsi imponenti. La nave Peluso, una classe 500 lunga 52 metri, e tre motovedette Cp 300 hanno raggiunto un peschereccio 120 miglia nautiche a sud-est di Siracusa. A bordo sono state stimate 800 persone. Altre 400 viaggiavano sul barcone partito da Tobruk, nella Libia orientale, per cui domenica Alarm Phone (Ap) aveva lanciato l’allarme. In loro soccorso, una volta entrate nella zona Sar (search and rescue) italiana, è partita la nave Diciotti. Nel tardo pomeriggio di ieri, però, non era ancora arrivata.

IL GIORNO DI PASQUA questo peschereccio era stato avvistato dall’aereo Sea Bird 2 della Ong Sea-Watch. Sul posto erano presenti due mercantili, Fmt Urla e Pericles ma altri sono intervenuti durante la notte, che secondo l’Ong erano stati dirottati dalle autorità maltesi per rifornire i migranti di cibo, acqua e carburante. Le indicazioni, dunque, erano di aiutarlo a proseguire il viaggio verso l’area di responsabilità italiana senza soccorrerlo. Domenica pomeriggio le persone a bordo avevano raccontato ad Ap di essere alla deriva e senza «capitano»: chi guidava il mezzo lo avrebbe abbandonato. Poi durante la notte hanno riferito di essere riuscite a rimettere in moto la barca.

Mappa diffusa dalla guardia costiera italiana sul soccorso di 1.200 persone su due pescherecci

IN UN COMUNICATO la guardia costiera ha fatto sapere che, oltre ai due mega interventi, ha tratto in salvo tra venerdì e lunedì circa duemila persone. Gli arrivi a Lampedusa sono stati continui. Ieri mattina nell’hotspot di Contrada Imbriacola c’erano 1.883 ospiti, aumentati nel corso della giornata. 244 sono stati trasferiti in Sicilia con il traghetto di linea Galaxy. La struttura è al centro di diverse critiche. La questura di Agrigento farà degli accertamenti sui bus che trasferiscono i migranti dal molo Favaloro perché funzionano male, ritardando le operazioni. Durante la visita del direttore dell’Istituto nazionale della salute delle popolazioni migranti Cristiano Caponi, invece, è emersa l’assenza di luoghi idonei a ricaricare i cellulari. Così i migranti, che hanno bisogno di rimettere in funzione i dispositivi per avvisare i parenti di essere vivi, utilizzano pericolosi allacci di fortuna. Per la cooperativa Baia Grande che gestisce il centro: «Questa non è una nostra incombenza. Il contratto tra prefettura di Agrigento e ditta incaricata della manutenzione ordinaria e straordinaria della struttura si è concluso il 31 dicembre scorso e non è stato rinnovato». Il decreto Cutro permette di commissariare i centri in caso di gravi malfunzionamenti.

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INTANTO GLI SBARCHI complessivi sono più che quadruplicati rispetto allo scorso anno, quando alla fine furono 105.129 in aumento rispetto ai 67.477 del 2021. Ma un’elaborazione dei dati Istat e Ismu di Matteo Villa, ricercatore dell’Istituto per gli studi di politica internazionale (Ispi), mostra che, nonostante questi picchi, la presenza di cittadini stranieri sul territorio nazionale rimane costante. Circa 5 milioni e mezzo di persone, più o meno stabili da dieci anni. Un’ulteriore conferma che per moltissimi migranti l’Italia è solo l’ennesimo paese di transito.

Grafico elaborato da Matteo Villa (Ispi)