Ci sono stati almeno due naufragi tra venerdì e sabato lungo la rotta migratoria che unisce le coste tunisine all’isola di Lampedusa. Almeno, perché il quadro non è chiaro. «Stamattina [ieri che per chi legge, ndr] quattro corpi sono stati recuperati da una spiaggia di Sfax e altre tre persone risultano disperse, mentre 36 sono state soccorse», ha comunicato il portavoce del tribunale della città costiera Faouzi Masmoudi all’Afp.

Non è chiaro se si tratti dello stesso tragico evento denunciato dal sito Afroplanete che, senza però chiarire la fonte, ha parlato ieri dell’affondamento di un barcone con 49 persone, di cui 35 avrebbero perso la vita.

Venerdì pomeriggio, invece, 20 migranti subsahariani sono morti e 17 sono stati soccorsi dalla guardia costiera tunisina. Questo episodio è stato confermato da Masmoudi. Intanto il corpo militare del paese nordafricano ha fatto sapere di aver bloccato tra il primo gennaio e il sette aprile 2023 oltre 14.400 migranti diretti in Italia a bordo di 501 barche.

Questo fine settimana, comunque, in tanti hanno preso il mare. L’aereo Sea Bird 2 della Ong Sea-Watch ha effettuato ieri due missioni di monitoraggio. Solo nella prima ha avvistato 14 mezzi in navigazione. In quasi tutti i casi si trattava delle terribili barche in ferro che nell’ultimo anno si sono moltiplicate lungo la rotta tunisina. Sono estremamente instabili e pericolose, si ribaltano facilmente e rischiano di trascinare a fondo tutti i passeggeri.

In quel tratto di mare è attivo da due giorni il veliero umanitario Nadir, della Ong Resqship. Fino a ieri sera aveva assistito quattro barchini, distribuendo i giubbotti di salvataggio e attendendo l’arrivo delle motovedette della guardia costiera italiana. Tra queste erano attive la Cp 237 e la Cp 319, che hanno fatto la spola con la maggiore delle Pelagie. «Il numero di barche in pericolo sta aumentando più velocemente di quanto le autorità italiane possano soccorrere», ha avvertito nel pomeriggio di ieri l’Ong.

Fino a quel momento a Lampedusa si erano registrati tre sbarchi per un totale di 165 persone. Tutte partite dalle città tunisine di Sfax e Mahdia. A bordo cittadini del paese nordafricano, colpito da una dura crisi economica e politica, o originari dell’Africa subsahariana. Camerun, Liberia, Costa d’Avorio, Mali e Guinea le nazionalità. «Nella notte tra venerdì e sabato sono arrivate alcune persone in ipotermia e diverse donne incinte», racconta Emma Conti, che con il progetto della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei) Mediterranean Hope offre assistenza umanitaria al molo Favaloro.

Nell’hotspot si registravano così 561 presenze, a fronte di una capienza di 400 posti. Mentre scriviamo sono previste altre 130 persone in arrivo, ma i numeri sono destinati ad aumentare.

Dall’inizio dell’anno l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) ha già contato 503 vittime. La maggior parte, 441, hanno perso la vita lungo la rotta migratoria centrale, che inizia in Tunisia e Libia.

Sul fronte delle navi Ong la Geo Barents è attesa in mattinata ad Augusta, dove dovrebbe realizzare un cambio di equipaggio e ripartire. Ieri, invece, ha mollato gli ormeggi dal porto spagnolo di Burriana la Humanity 1. Dopo uno stop tecnico a Siracusa si dirigerà verso la zona di ricerca e soccorso.