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Mosca reagisce (a parole): «Rischi colossali se inviate i jet»

Mosca reagisce (a parole): «Rischi colossali se inviate i jet»F-16 statunitensi dispiegati in Marocco – Ap/Mosa'ab Elshamy

Guerra ucraina E oggi Biden vede Zelensky, che ormai ha capito come strappargli un sì. La Brigata Wagner annuncia la presa di Bakhmut, gli ucraini confermano a metà

Pubblicato più di un anno faEdizione del 21 maggio 2023

Un G7 che «aggiunge forza all’Ucraina». Alla fine di una lunga giornata fitta di incontri bilaterali è quanto scrive su Twitter il presidente ucraino Zelensky, che non nasconde l’entusiasmo per i risultati positivi dei colloqui con i leader mondiali.

Dal fronte, ci pensa il leader della compagnia russa di mercenari Wagner a rovinare la festa: «Bakhmut è stata conquistata nella sua totalità». L’amministrazione di Kiev per ora smentisce e dichiara che i «combattimenti sono ancora in corso», nonostante la «situazione sia davvero critica».

ANCHE STAVOLTA, tuttavia, la mossa decisiva era giunta da Washington. L’annuncio del presidente Biden di non essere contrario all’addestramento di piloti ucraini sugli F-16 statunitensi (addestramento propedeutico alla fornitura dei velivoli) proprio alla vigilia del summit giapponese ha senz’altro contribuito a spianare la strada per il leader ucraino che ieri è stato il vero protagonista. Fin dal suo arrivo su un jet dell’aeronautica francese.

Foto di abbracci, ringraziamenti sentiti e frasi a effetto. Insomma, nella cornice del G7 la macchina comunicativa della presidenza di Kiev non si è mostrata in difficoltà e gli aggiornamenti costanti sui vari social media hanno scandito un vertice insolitamente “social”.

«Piano di pace. Protezione delle persone. Rafforzamento condiviso del diritto internazionale», ha scritto Zelensky a proposito dei temi trattati. Sul piano di pace chiarisce: «Attraiamo il maggior numero possibile di paesi e leader per il bene dell’Ucraina. Difesa. Programmi di sostegno a lungo termine per l’Ucraina. Finanza ed economia. Il primo giorno a Hiroshima per il G7 è molto potente. Il secondo lo sarà ancora di più».

FORSE perché oggi incontrerà Joe Biden, l’alleato numero uno dell’Ucraina. Il presidente che con una sola dichiarazione venerdì ha contribuito a rendere l’invio dei caccia da combattimento a Kiev una possibilità reale. Lo stesso, tuttavia, che fino al giorno prima si era detto contrario alla medesima decisione.

In un editoriale pubblicato ieri sul New York Times il cambio di rotta è spiegato così: «Lo schema di Washington di dire no prima di dire sì si è ripetuto abbastanza volte negli ultimi 15 mesi da insegnare ai funzionari ucraini che basta ignorare la prima risposta e continuare a insistere».

In breve, «sostenere l’Ucraina evitando un escalation che porti alla III Guerra mondiale», il mantra di Biden, si adatta di volta in volta alle risposte russe.

Dato che Mosca non ha mai reagito in maniera sproporzionata all’invio degli Himars, dei missili a medio raggio, dei sistemi Patriot e infine dei carri armati, l’amministrazione Biden ha ritenuto che neanche i caccia porteranno allo stesso risultato.

ANALISI che, almeno a parole, è stata subito smentita dal vice ministro degli Esteri russo, Alexander Grushko: «I Paesi occidentali andranno incontro a rischi colossali» se forniranno i jet all’Ucraina. Anche questa reazione, va detto, non è inedita, ma la strategia dell’asticella che ogni volta si alza non sembra eliminare a priori ogni possibilità di distensione.

Dal lato russo il capo del ministero di Grushko, Sergej Lavrov, ha chiarito che la posizione di Mosca sul G7 è che i leader occidentali «mirano a raddoppiare il contenimento di Russia e Cina». Lavrov ha anche aggiunto, ancora una volta, che «la guerra è stata dichiarata dall’Occidente».

A tale proposito, il vice presidente del Consiglio di sicurezza nazionale russo Dmitry Medvedev ha sottolineato che eventuali negoziati di pace con Kiev «sono possibili solo con i suoi padroni, vale a dire con Washington».

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