Zelensky critica i vecchi alleati mentre elogia Trump e Meloni
Il limite ignoto Le reazioni alla telefonata del cancelliere tedesco Scholz al presidente russo Putin. «Nessuno può costringerci a trattare con i russi», ma Musk si fa beffe di Kiev
Il limite ignoto Le reazioni alla telefonata del cancelliere tedesco Scholz al presidente russo Putin. «Nessuno può costringerci a trattare con i russi», ma Musk si fa beffe di Kiev
Zelensky l’ha definita «l’apertura del vaso di pandora». La telefonata tra il cancelliere tedesco Scholz e il presidente russo Putin ha infatti scatenato una serie di conseguenze che vanno bel oltre le relazioni diplomatiche tra Berlino e Mosca, ferme da due anni. Si è tratta del primo leader dell’Europa Occidentale che mostra la chiara volontà di aprire un colloquio con l’uomo che dall’invasione dell’Ucraina è stato più volte definito «dittatore, zar o criminale di guerra». E il gesto assume ancora più valore se si considera che la Germania è il secondo fornitore di armi all’Ucraina dopo gli Stati Uniti. D’altronde Scholz ha da poco aperto la crisi di governo a Berlino e all’inizio del prossimo anno si terranno le elezioni per il rinnovo del parlamento. Il primo contatto con la Russia da due anni a questa parte serviva anche a dimostrare che il governo tedesco conta ancora e che l’attuale cancelliere si sta impegnando per il raggiungimento di un accordo. Al Cremlino l’iniziativa è piaciuta, il portavoce di Putin l’ha definita «una mossa positiva». A Zelensky per niente.
«ORA POTREBBERO esserci altre conversazioni e telefonate. Solo un sacco di parole. Ed è esattamente ciò che Putin ha cercato a lungo. È fondamentale per lui indebolire il suo isolamento, così come l’isolamento della Russia». Dunque per Zelensky Scholz non ha fatto altro che cadere nella trappola di Putin. Eppure il leader ucraino sa che il rischio è ben più alto e, infatti, nel suo intervento a Radio Ucraina, subito dopo ha specificato: «Vogliamo chiarire che non ci sarà nessun `Minsk-3´; abbiamo bisogno di una vera pace». Il riferimento è ai due protocolli di Minsk che negli anni passati furono firmati sotto l’egida dell’Osce per interrompere le ostilità tra il governo centrale di Kiev e le repubbliche separatiste del Donbass. Il capo di stato l’ha ripetuto in ogni modo possibile: gli ucraini di Putin non si fideranno mai. «Come possono esserci trattative con un assassino? Putin vuole soltanto la capitolazione dell’Ucraina», «se accettiamo di trattare con lui senza riuscire prima a rafforzare la nostra posizione non arriveremo mai a una pace giusta». La quale invece, potrebbe arrivare con Trump.
PER QUANTO sembri incredibile che Zelensky continui a rilasciare dichiarazioni del genere sull’uomo che ha più volte promesso di «interrompere la guerra in Ucraina in 24 ore», il presidente ha ribadito anche ieri che «con Trump la guerra finirà più in fretta», aggiungendo che nel colloquio telefonico che ha avuto con Mar-a-lago, il tycoon «non ha espresso posizioni diverse da quelle del sostegno alla difesa dell’Ucraina». Insomma, continua quell’opera di adulazione che è iniziata già all’indomani del risultato delle elezioni negli Usa, nella speranza, forse, di utilizzare l’ego di Trump come ultimo appiglio contro un accordo tra Washington e il Cremlino. Zelensky ha addirittura criticato (anche se indirettamente) l’amministrazione Biden per il fatto che «solo la metà delle armi promesse dagli Usa sono arrivate». Ma gli uomini di Trump per ora non sembrano esserci cascati. Mentre Zelensky diceva che nessuno può costringere il suo Paese a «sedersi a un tavolo e ascoltare», il principale alfiere di the Donald, Elon Musk, ha pubblicato un messaggio che lo derideva apertamente, commentando: «il suo senso dell’umorismo è fantastico» con una faccina che piange dal ridere.
NON SONO MANCATI neanche gli elogi per la premier italiana Giorgia Meloni e il G7. «I leader del G7 hanno dimostrato ancora una volta il loro incrollabile sostegno all’Ucraina. Sono profondamente grato alla premier Giorgia Meloni e a tutti i leader del G7 per la loro voce unita nel sostenere l’Ucraina». Ma anche in questo contesto tutti sanno che «l’incrollabile sostegno» ormai è appeso a un filo.
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