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Mondeggi Bene Comune non vuole smobilitare

Mondeggi Bene Comune non vuole smobilitareAlcuni momenti delle attività di Monteggi Bene Comune – Foto fb/monteggibenecomune

La fattoria senza padroni La storica fattoria senza padroni condivide i lavori in corso concordati con le istituzioni ma non intende lasciare l’area occupata

Pubblicato 18 minuti faEdizione del 3 ottobre 2024

10 anni dalla 3 giorni che diede vita alla custodia popolare, portando centinaia di persone a prendere parte alla riappropriazione di 170 ettari di terreno agricolo abbandonato alle porte di Firenze, Mondeggi Bene Comune, fattoria senza padroni, lancia oggi un appello al confronto pubblico.

IL TEMA SONO LE SORTI di un’esperienza basata su un lungo percorso di salvaguardia del territorio attraverso la gestione collaborativa della fattoria e della sua capacità di produrre cibo sano e di qualità per la comunità circostante che ora, dopo una decisione non poco sofferta, seguita anche ai tentativi di mettere in vendita i terreni e i casolari che vi sorgono sopra da parte della Città Metropolitana, ha accolto la proposta dell’ente di contribuire alla rigenerazione della tenuta con i fondi del Pnrr, intraprendendo un percorso di legittimazione.

GLI OCCUPANTI, CHE NEL FRATTEMPO hanno lasciato i casolari per permettere lo svolgimento dei lavori, già in corso in 5 cantieri, e che si erano per questo riuniti in una sola casa, hanno visto però avanzare la richiesta di sgomberare anche da quella.

«SAPPIAMO BENE CHE QUANDO SI LASCIA un posto che è stato occupato poi diventa difficile rientrare» mette in evidenza Eliana Caramelli, del Comitato Mondeggi Bene Comune: «Lasciare completamente il terreno per i due anni che ci separano dalla fine dei lavori, che dovrebbero terminare nel 2026, sarebbe un disastro sul piano delle relazioni costruite in questo lungo periodo e non avere più uno spazio fisico in cui trovarsi per fare le riunioni o una cena condivisa creerebbe un deserto sociale. Senza contare la difficoltà di poter stare curare le coltivazioni e gli animali non abitando sul luogo. Qui vivono persone che hanno investito molto del loro tempo di vita e ci preoccupa come potrà essere gestita questa transizione», ha spiegato mettendo in rilievo le motivazioni che destano preoccupazione nel presidio.

DURANTE L’INCONTRO DELLA SCORSA settimana con Francesco Pignotti, sindaco di Bagno a Ripoli, a cui la tenuta fa capo, e con i tecnici della Città Metropolitana di Firenze, la richiesta di liberare l’ultimo casale rimasto abitato, quello di Cuculia, è infatti stata esplicitata dall’amministrazione. Nonostante l’impegno espresso da quest’ultima nel terminare i lavori entro un tempo più breve (la fine di quest’anno), il comitato di Mondeggi ha invitato la cittadinanza a partecipare a un’assemblea pubblica che si è tenuta il 28 settembre presso la Casa del Popolo di Ponte a Ema, per dare voce ai dubbi che accompagnano il delicato processo.

NEL COMUNICATO IL GRUPPO di occupanti ha sottolineato la necessità che i lavori di ristrutturazione avvengano in maniera compatibile con le «esigenze di continuità abitativa e sociale dell’esperienza collettiva», basata su un insieme di pratiche comuni di cui il presidio garantisce l’esistenza».

LA FATTORIA INFATTI IN QUESTI ANNI non è stata solo un esempio unico nel suo genere di ripristino dei terreni, con 300 piante da frutto, 10 ettari di vigneto e circa 6000 ulivi sottratti ai rovi e gestiti attraverso la formula del MO.T.A., l’affidamento a singole persone o collettivi con l’obiettivo di auto-prodursi il proprio olio secondo un approccio agroecologico, ma anche una fucina di esperienze diversificate la cui lista è talmente lunga che sarebbe quasi impossibile elencarla.

BASTI PENSARE ALLA SCUOLA CONTADINA, un momento di condivisione libera e gratuita di saperi e autoproduzioni, che qui si svolge ogni anno vedendo la partecipazione di centinaia di persone e che ora vorrebbe alternarsi a un nuovo progetto in programma dal nome Coltivare Gaia, organizzato da Mondeggi Bene Comune, Rete Semi Rurali e Unione Buddista Italiana, e che si propone di arricchire il percorso sul sapere contadino con approfondimenti sul pensiero ecologico, le sociologie urbane e rurali e l’ecologia politica.

A VOLER AMPLIARE IL GRANDE LAVORO di partecipazione che il comitato ha saputo costruire in questi anni, coinvolgendo la popolazione locale e non solo, e che ha dato impulso anche all’approvazione da parte della Regione Toscana della legge sul Governo collaborativo dei beni comuni e del territorio per la promozione della sussidiarietà sociale, è anche il progetto Mondeggi 2026, a cui hanno già aderito 17 fra associazioni e collettivi, con l’intento di popolare la tenuta con pratiche di innovazione culturale, solidarietà, inclusione sociale, ricerca scientifica, produzione agricola, educazione sportiva e artistica.

PROPRIO LA FUTURA GESTIONE di Mondeggi è ciò che più preoccupa le persone del comitato organizzativo, come anche la co-progettazione del sito insieme all’amministrazione che dovrebbe iniziare a fine lavori, che però non è stata ancora chiarita e su cui il comitato è in attesa di un confronto con la sindaca di Firenze e della Città Metropolitana, Sara Funaro.

PER IL MOMENTO PERO’ NON E’ STATA ancora superata la fase delle promesse né sventato ufficialmente il pericolo di sgombero immediato del casale di Cuculia, come riportano gli attivisti nel comunicato diramato prima dell’assemblea, puntualizzando che la questione non è di natura tecnica, ma politica.

«NOI PENSIAMO CHE SAREBBE MOLTO lungimirante costruire una partnership tra Mondeggi Bene Comune e l’ente pubblico in cui la gestione e l’uso civico della terra appartenga a quelle forme di autorganizzazione che contraddistinguono il paradigma dei beni comuni emergenti. Un approccio verticale metterebbe infatti a rischio la ricchezza e la fluidità della partecipazione, indebolendo questa esperienza invece di consolidarla», ha spiegato Andrea Ghelfi, ricercatore in Sociologia dell’Ambiente e del Territorio al Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Firenze e attivista di Mondeggi Bene Comune. Per il ricercatore, l’esperienza di Mondeggi sarà un grande banco di prova per vedere se c’è davvero la volontà di inventare forme istituzionali all’altezza delle iniziative che la cittadinanza ha saputo costruire sul territorio».

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