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La transizione all’agroecologia per fare pace con la Natura. Il G7 ne prenda atto

La transizione all’agroecologia per fare pace con la Natura. Il G7 ne prenda atto

Agricoltura L'agrobusiness distruttivo dei suoli dell'ecosistema. L'alternativa esiste. Il summit di Siracusa sulI’Agricoltura dovrebbe inderogabilmente assumere un altro modello produttivo e di consumo

Pubblicato un giorno faEdizione del 28 settembre 2024

Il passaggio di consegne dalla vecchia alla nuova commissione europea è stato in qualche modo mediato da una presidente che ha fatto e sta facendo di tutto per consolidare il proprio ruolo in un percorso politico accidentato e pieno di contrasti. Se da un lato le ambizioni del Green Deal e delle strategie a esso collegate sono ormai un ricordo flebile, dall’altro va riconosciuto che avere avviato e concluso i dialoghi strategici sull’agricoltura, coinvolgendo interlocutori molto diversi tra loro, non è stato un esercizio privo di visione soprattutto perché questi lavori si sono svolti a cavallo tra le due legislature.

IL FATTO CHE TUTTI I PORTATORI di interesse del settore abbiano accolto con favore gli esiti dei dialoghi è una chiara dimostrazione della rinnovata esigenza di compromesso, della necessità di guardare agli obiettivi senza osare troppo, dell’importanza di fare passi concreti che lascino un’orma significativa, seppur di minore ampiezza. Tutto questo è avvenuto facendo probabilmente tesoro del fallimento delle ambizioni agroambientali avanzate nel 2020, un fallimento guidato e cercato dalle lobby dell’agroindustria che hanno strategicamente strumentalizzato la stanchezza degli agricoltori di fronte a problemi strutturali ed effetti di una crisi climatica sempre più marcata provocando reazioni scomposte e poco coerenti da parte della politica, soprattutto in ambito Pac.

IN QUESTI GIORNI, A SIRACUSA, c’è riunita l’agricoltura dei paesi del G7 che possono fare la differenza e che, proprio per questo, dovrebbero in primo luogo sentire la responsabilità delle scelte a favore di una transizione verso un equilibrio ormai inderogabile con la natura. In Europa, lo abbiamo sancito con la legge sul ripristino della natura (Nature restoration law), una piccola lucciola nel buio agroambientale in cui è caduta l’Unione sulla spinta di interessi ben lontani dalle esigenze di recupero e di rigenerazione degli ambienti ormai devastati da modelli agricoli insostenibili.

AVER COMPRESO L’IMPORTANZA della rigenerazione degli ambienti europei significa sancire in modo inequivocabile che ne hanno bisogno, che le strategie introdotte negli ultimi decenni hanno depauperato l’equilibrio ecosistemico a cominciare dal suolo, sempre in progressiva desertificazione per perdita di fertilità. Non si può discutere di strategie per il futuro dell’agricoltura senza partire dalla necessità di conservare e preservare per il futuro l’unico vero e fondamentale strumento per produrre cibo, il suolo. Decenni di agroindustria, di chimica di sintesi, di meccanizzazione irrazionale, di assenza di prati e pascoli, hanno finito per lasciarci un quadro desolante e impongono di rafforzare l’importanza dell’agricoltura familiare, di piccola scala, basata su principi di agroecologia e in grado di rispettare gli ecosistemi e di garantire la conservazione della fertilità.

IL CONTINUO CORRERE DIETRO a modelli tecnologici garantiti dall’innovazione e dal progresso delle conoscenze scientifiche non è la risposta su cui fondare il futuro del pianeta. I vecchi e i nuovi Ogm, ad esempio, non sono in grado di affrontare le sfide agroalimentari di oggi ma sono solo il tentativo maldestro di far credere che la soluzione sia a portata di mano nascondendo, invece, gli interessi industriali in ogni pezzo della catena agroalimentare, laddove il cibo perde identità e diventa mero profitto.

LA SOLUZIONE INVECE È LA SCELTA di un paradigma diverso di produzione e di consumo, in grado di azzerare lo spreco, di valorizzare le produzioni di prossimità, di sostenere l’impiego di biodiversità a vantaggio degli ecosistemi, con la capacità di svolgere un ruolo determinante dal punto di vista ambientale e di essere elemento centrale nella coesione sociale. È con questo spirito che dobbiamo riconoscere all’agroecologia il ruolo centrale di sviluppo territoriale, produttivo e sociale, senza cadere nel riduzionismo che vede in opposizione agricoltura e ambiente.

GLI AGRICOLTORI VERI RIMANGONO i primi custodi dell’ambiente perché hanno tutto l’interesse a preservare gli ecosistemi in cui vivono e producono, e sono i primi nemici del colonialismo produttivo che consuma indiscriminatamente le risorse naturali. Per questo vanno anche riviste con attenzione le nuove norme che rischiano di minare il consolidamento dell’agricoltura biologica, fiore all’occhiello dell’agricoltura del nostro paese.

RIAPPROPRIAMOCI DEL RUOLO di sapienti conservatori della natura che ci circonda, unico modello in grado di garantire un futuro di equilibrio e, probabilmente, anche in grado di condizionare la capacità di prestare più attenzione alla bellezza del mondo che ci circonda e di alimentare meno gli egoismi che portano alle guerre e agli sconvolgimenti sociopolitici che turbano i dialoghi tra popoli.

ABBIAMO LA RESPONSABILITÀ di sostenere la nostra Terra Madre, di viverla quotidianamente con rispetto e con rigore ma anche con gioia e con la consapevolezza che possiamo giocare un ruolo straordinariamente importante nella sua conservazione. Questo è il messaggio che parte da Terra Madre Salone del Gusto di Torino.

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