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Inquinare il Clima è lo sport preferito

Inquinare il Clima è lo sport preferito

Sport e Ambiente Appena 17 delle 36 federazioni del Cio adottano strategie green. Dal Calcio e dalla Formula 1 le maggiori emissioni di Co2. 8 e 9 ottobre a Londra un summit per la sostenibilità

Pubblicato 2 giorni faEdizione del 3 ottobre 2024

Lo sport mondiale si riunisce a Londra per discutere di azioni comuni per la lotta al cambiamento climatico, sostenibilità ambientale delle manifestazioni sportive, rispetto della biodiversità nella costruzione degli impianti sportivi, business sostenibile. Il meeting che si terrà l’8 e il 9 ottobre al Kia Oval di Londra è promosso da Sport Positive Summit in collaborazione con il Comitato internazionale olimpico (Cio) e Global Cimate Action. Dirigenti sportivi di federazioni internazionali, club, atleti, ong, associazioni, organismi governativi, organizzazioni dell’Onu, aziende impegnate nella costruzione di impianti sportivi con materiale ecompatibile, si confronteranno sulle strategie da portare avanti per ridurre l’impronta di carbonio prodotta dallo sport, stimata intorno al 2% di tutte le emissioni fossili di CO2 a livello globale.

L’ANNO SCORSO IL DIBATTITO FINALE si è incentrato sulla questione se il mondo dello sport dovrebbe tagliare i legami con le sponsorizzazioni fossili e l’82% ha risposto in maniera positiva. L’altro quesito che ha coinvolto i partecipanti è stato se la crescita dello sport può essere compatibile con gli impegni della sostenibilità ambientale: il 73% ha dato risposta negativa. Il mondo dello sport internazionale si dibatte tra queste contraddizioni, però, sostenibilità e vecchio modo di fare business non sono più compatibili. Alcuni settori dello sport globale stanno attuando scelte coraggiose per la lotta al cambiamento climatico (vedi la federazione mondiale di atletica diretta da Sebastian Coe) mentre altri tentennano.

LE FEDERAZIONI SPORTIVE internazionali del Cio da qualche anno hanno mosso i primi passi verso uno sport meno inquinante, ma non tutte sembrano aver percepito l’urgenza di intervenire sui cambiamenti climatici in corso. Secondo il rapporto pubblicato da Sport Ecology Group, organizzazione che monitora la sostenibilità ambientale nello sport, solo 17 delle 36 federazioni del Cio hanno adottato strategie di sostenibilità nelle manifestazioni sportive, mentre appena 10 ( Vela, Canottaggio, Rugby, Baseball/ softball, Atletica, Ciclismo, Tennis-tavolo, Hockey, Sport Climbing, Calcio ) hanno impiegato personale full time per ridurre l’impronta di carbonio negli eventi internazionali. 18 federazioni si limitano alla pubblicazione di linee guida per gli eventi sportivi, un piccolo passo avanti rispetto al passato, ma non sufficiente. Dalle olimpiadi di Tokio a quelle di Parigi vi sono stati progressi, ma oggi manca una politica comune e una regia del Cio.

LE COMPAGNIE FOSSILI che sponsorizzano lo sport mondiale sono rimaste invariate in questi ultimi quattro anni, tra le federazioni che godono di finanziamenti di fonti fossili c’ è la Fifa, il massimo organo del calcio mondiale, che è finanziata da Aramco, tra i maggiori produttori di petrolio e gas. Aramco ed Emirates sono anche i principali sponsor della federazione internazionale di cricket (Ief) che conta un miliardo di appassionati, mentre la federazione internazionale di judo (Ifg) è sponsorizzata dalla Socar, la compagnia petrolifera di Stato dell’ Azerbaijan e dal Gruppo Harvest, che commercia materie prime sul mercato internazionale. Socar ha firmato un contratto di sponsorizzazione triennale di 15 milioni di euro anche con la squadra di calcio turca del Galatasaray per le partite dell’Uefa.

FINANZIAMENTI DA PARTE DI INDUSTRIE fossili arrivano anche alla federazione internazionale di rugby e a quella di badminton. Scandali di green-washing hanno recentemente coinvolto la Fifa e la federazione sport climbing ( Ifsc). Queste due federazioni, oltre a quella di rugby, si muovono con naturalezza tra finanziamenti di fonte fossile e adesione alle iniziative di Sport For Climate Action (Sfca), mentre la federazione internazionale judo da una parte aderisce alle iniziative promosse da Sport for Nature (Sfn), organismo che promuove azioni positive in ambienti naturali attraverso lo sport senza alterare gli equilibri ambientali, ma dall’altra percepisce finanziamenti dalla compagnia fossile Socar.

È possibile prendere soldi dalle maggiori compagnie petrolifere e fare propri i principi che conciliano sport e sostenibilità ambientale? Parte dello sport mondiale conduce una doppia politica: sponsor che inquinano e impegno nella lotta al cambiamento climatico. La Fifa, in occasione dei mondiali di calcio disputatisi in Qatar nel 2022, i più inquinanti della storia del calcio, ha falsato i dati di emissioni di CO2, infatti ha dichiarato 3,6 milioni di tonnellate a fronte dei circa 7 milioni di tonnellate realmente emessi, uno scandalo che non ha turbato la stampa sportiva e neppure i tifosi.

TRA I MAGGIORI INQUINANTI anche la federazione internazionale automobilistica (Fia), un campionato mondiale di Formula 1 produce circa 300 mila tonnellate di CO2. Il circuito internazionale del tennis, invece, emette circa 14 mila tonnellate di CO2.

QUALI POLITICHE DI SOSTENIBILITÀ possono mettere in atto Fifa e Fia, le due più inquinanti federazioni, per ridurre l’impronta di carbonio prodotte dal calcio e la Formula 1? Il mondo del calcio dovrebbe sensibilmente ridurre i viaggi aerei delle squadre e dei tifosi e favorire quelli in treno per le medie distanze. Nella Premier League, 7 club hanno scelto il trasporto sostenibile che coinvolge squadra, staff e tifosi, politiche che la Fifa dovrebbe incentivare su scala mondiale. Il Brighton, nono in classifica in Premier, offre ai tifosi viaggi gratuiti in treno nelle trasferte. In occasione degli Europei 2024 disputatisi a giugno, l’Uefa ha stanziato 32 milioni di euro per il trasporto sostenibile, però appena tre federazioni, Francia, Germania e Svizzera, avevano un piano per gli spostamenti delle nazionali in treno e di queste solo la Svizzera l’ha attuato.

LA FEDERAZIONE AUTOMOBILISTICA (Fia), potrebbe ridurre il trasporto aereo da un capo all’altro del mondo delle auto di Formula 1, cui si aggiungono quelle di riserva, e favorire quello via mare e terra, inoltre, circoscrivere l’area geografica e il numero delle gare per ridurre le emissioni di CO2, rinunciando a una parte dei cospicui introiti.

NON MANCANO FEDERAZIONI che agiscono per ridurre l’impronta di carbonio, come quella di hockey, che ha realizzato tappeti carbon free per la copertura dei campi di gioco, utilizzati anche alle olimpiadi di Parigi, l’80% del materiale proviene dalle canne da zucchero e la produzione avviene con energie alternative. Anche la federazione tennis ha fatto passi avanti, incidendo sulle industrie: le palline usate nei tornei promossi dai circa 120 mila club presenti in tutto il mondo, perdevano facilmente elasticità, oggi il rivestimento esterno con polimeri offre maggiore durata. Miglioramenti anche dalla federazione di badminton: utilizzo di piume sintetiche rispetto a quelle d’oca usate in passato nelle competizioni internazionali, anche il numero di penne è diminuito del 25%.

IL PREMIO ALLA SOSTENIBILITÀ NELLO SPORT va alla federazione internazionale vela che ha dato vita alla Carbon Fibre Circular Alliance, un organismo che include aziende leader produttrici di barche a vela, specialisti, accademici, tutti impegnati nella realizzazione di progetti di riciclo delle fibre di carbonio. Nell’Alleanza sono state coinvolte anche le federazione mondiali di ciclismo, tennis e biathlon. La federazione vela è l’unica che ha un direttore della sostenibilità, David Grham, che presiede anche il Gruppo consultivo sulla sostenibilità dell’Asoifs, l’Associazione che raccoglie le federazioni degli sport estivi (29 delle 36 che compongono il Cio).

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