A due giorni dalle elezioni di metà mandato una busta contenente una sospetta polvere bianca ha spinto la campagna del candidato repubblicano a governatore dell’Arizona, Kari Lake, a chiudere il suo quartier generale di Phoenix.

L’interruzione è arrivata in un momento critico per la campagna di Lake, impregnato in una corsa testa a testa con la candidata democratica, Katie Hobbs, attuale segretario di Stato dell’Arizona. Lake, ex conduttore televisivo, è un sostenitore delle affermazioni di Trump sulla frode elettorale del 2020 e ha l’endorsement e il sostegno dell’ex presidente: la sua base, fieramente destrorsa, ha subito puntato il dito verso Hobbs che, a sua volta, ha prontamente condannato l’episodio, sottolineando come sia avvenuto solo a due settimane da quando il quartier generale della sua campagna elettorale ha subito un furto con scasso.

Tutto questo è indicativo dell’atmosfera tossica di queste elezioni di Midterm. In tutti gli Usa molti governi locali hanno messo barriere fisiche intorno ai seggi e chiesto alla polizia di rafforzare la sicurezza per proteggere gli edifici in cui verranno conteggiati i voti; un gruppo per i diritti umani, che solitamente si focalizza sulle democrazie fragili, ha rivolto la sua attenzione agli Stati Uniti, chiedendo ai candidati di impegnarsi a rispettare i risultati.

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Due anni dopo il tentativo di Donald Trump di ribaltare il risultato del voto, le elezioni di martedì sono viste come una prova della solidità della democrazia statunitense in un panorama dove molti elettori si dicono dubbiosi sul fatto di poter confidare nell’affidabilità del processo elettorale.

La maggior parte dei sostenitori di Trump continua a credere alle affermazioni, più volte smentite dai fatti, di elezioni truccate nel 2020 e nei distretti a maggioranza repubblicana è stato chiesto che il conteggio dei voti venga fatto manualmente, anche se é proprio quel metodo che, nei fatti, è più soggetto a errori.

Per aggirare l’uso delle macchine che contano i voti e di cui diffidano, migliaia di persone si sono iscritte come controllori per il conteggio del voto e si sono visti picchetti alle cassette postali, armi in mano, per essere sicuri di non subire la frode che parte della base repubblicana è certa di aver subito nel 2020.

In questo ultimo fine settimana prima delle elezioni il messaggio lanciato anche dagli illustri sostenitori dei candidati di entrambi i partiti, Biden-Obama per i Dem e Trump per il Grand Old Party, si è basato fondamentalmente sull’avvertire le proprie basi che l’altra parte rappresenta una minaccia per la nazione. Il fine, più che portare dalla propria parte gli elettori della parte avversaria, è quello di portare alle urne i propri.
Questo messaggio non è risuonato solo negli Stati in bilico, ma anche in alcune indiscusse roccaforti di entrambi i partiti.

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Domenica Joe Biden è stato al Sarah Lawrence College di Yonkers, New York, per sostenere la campagna elettorale della governatrice Kathy Hochul, che sta affrontando un’inaspettata sfida per la rielezione con il candidato Gop, Lee Zeldin, che continua a erodere il vantaggio che Hochul aveva per il solo fatto di essere una politica democratica in uno Stato di sinistra.

Nello stesso giorno Trump e il governatore Ron DeSantis hanno fatto comizi in Florida, ma in piazze separate, evidenziando la tensione tra i due potenziali rivali alle elezioni presidenziali del 2024.

Trump ha fatto campagna elettorale a Miami appoggiando un ex nemico, il senatore Marco Rubio che deve difendere il suo seggio dal tentativo del democratico Val Demings di diventare il nuovo senatore dello Stato, mentre DeSantis ha tenuto comizi in tre città diverse, tutti incentrati su la sua campagna di rielezione.
In questi appuntamenti elettorali i temi principali sono stati quelli della crisi economica e della criminalità che, alla vigilia del voto, sembrano essere i due temi principali della discussione politica e l’invito lanciato è stato quello di non cullarsi nella convinzione di vivere in uno Stato che non riserva sorprese, perché la doccia fredda è dietro l’angolo, come il 2016 ha dimostrato ai dem, e il 2020 al Gop.