«Dio è con Trump», così i fondamentalisti diventano uno Stato
Elettorale americana Si avvicina il supermartedì elettorale e la destra religiosa spinge l’ex presidente oltre l’asticella di Reagan, verso il "dominionism". Dalle preghiere allo Studio ovale all’imposizione delle mani fino a quello sparo: ecco il candidato messianico
Elettorale americana Si avvicina il supermartedì elettorale e la destra religiosa spinge l’ex presidente oltre l’asticella di Reagan, verso il "dominionism". Dalle preghiere allo Studio ovale all’imposizione delle mani fino a quello sparo: ecco il candidato messianico
È un dato acquisito e spesso ripetuto che hanno maggiore possibilità di diventare presidente degli Stati uniti un musulmano o un socialista che un ateo. Nella nazione, la cui costituzione peraltro richiederebbe una rigida divisione fra stato e chiesa, la religiosità è un requisito imprescindibile, che si è andato accentuando nel ventesimo secolo (la dicitura «in God we trust» è stata apposta sulla valuta nel 1958)
La presenza a messa, i consiglieri spirituali e la professione di fede è parte performativa della carica, e tanto più per i candidati. Non fanno eccezione Kamala Harris e Donald Trump, ma per quest’ultimo questa dimensione implica assai di più, il fra sette religiose e movimento conservatore è caratteristica fondamentale del suo movimento.
La destra integralista (talvolta definita teocon) ha quindi radici nella fondazione delle colonie su licenza delle compagnie commerciali della corona inglese. Alcune come Jamestown erano operazioni prevalentemente capitaliste, altre, quella in Maine della Plymouth Company, ad esempio, o la Massachusetts Bay a Boston, sommavano al commercio estrattivo l’indirizzo teocratico dei Puritani.
IN UN CELEBRE sermone del 1630 il futuro governatore della Massachusetts, John Winthrop, parlò di «città sulla collina» per definire il senso di predestinazione biblica che avrebbe anche legittimato la dottrina del destino manifesto nella «conquista» continentale, e successivamente declinato quella dell’eccezionalismo americano fino all’era contemporanea. Il discorso di Winthrop fu citato da Kennedy e poi declinato da Reagan come «shining city on a hill».
Negli anni ‘80, Reagan è stato anche l’architetto della coalizione con le sette integraliste costruita in gran parte attorno alle istanze pro-vita. Il sodalizio costruito inizialmente sull’opposizione all’aborto, ha segnato l’ascesa della “Christian right” come formidabile forza politica che nelle amministrazioni repubblicane ha trovato volenti fautori di una crescente ingerenza “biblica” negli affari di stato. Negli ultimi 40 anni il Gop è stato sempre più sponda per un revisionismo improntato alla progressiva erosione della separazione fra fede (specie quella evangelica, carismatica e pentecostale) e costituzione.
Le istanze sempre più radicali dei teocon, regolarmente amplificate da telepredicatori e nelle megachurch, si sono allargate al finanziamento pubblico dell’educazione religiosa, la diatriba gender e trans-omofobica e tematiche anti-scientifiche come la “par condicio” per il creazionismo. Intanto la capillare rete ecclesiastica è emersa come imprescindibile fonte di finanziamento (rigorosamente esentasse) a candidati conservatori.
LA CONVERGENZA fra fanatismo religioso e destra politica raggiunge una definitiva massima saldatura, paradossalmente, con l’avvento di Donald Trump, un fedifrago pluridivorziato, proprietario di casinò emerso dalla mondanità libertina della New York anni ’80. Malgrado questo la Christian right, che inizia ora a proclamare apertamente un «nazionalismo cristiano», sostiene Trump ancor più compattamente dei suoi predecessori repubblicani.
Non vi è manifestazione trumpiana che non abbia una componente di quello zelo mistico-ideologico proprio di molto evangelismo americano. L’intero movimento condivide oggi aspetti di idolatria “profetica” caratteristica di sette religiose, un’adorazione liturgica del leader che prescinde dai programmi politici. In eterna gratitudine per aver abrogato la protezione federale del diritto all’aborto – i pastori evangelici hanno concesso al pluricondannato ex presidente un’indulgenza plenaria di «strumento imperfetto del Signore», accostandolo con disinvoltura a figure bibliche come Davide o Ciro, profeti non cristiani di missioni divine.
Il suo tentato assassinio a luglio è stato immediatamente riciclato in termini di tribolazione e redenzione pseudo biblica. Oltre a indurre il candidato vice, JD Vance, a «caricare tutte le sue armi», come ha dichiarato questa settimana, l’evento è stato subito accostato dai seguaci, alla persecuzione di Cristo. E l’immagine del «condottiero insanguinato» è stata immediatamente aggiunta al tripudio kitsch di iconografia cristica che è immancabile corollario di ogni comizio e manifestazione pro Trump.
Mentre la pandemia saldava integralismo antiscientifico e complottismo Qanon, la prima amministrazione Trump sdoganava come mainstream le pulsioni apocalittiche e avventiste. Oggi non sono più le frange estreme a sostenere la predestinazione divina della nazione, ma cariche istituzionali come i togati della Corte suprema e il presidente della Camera, Mike Johnson. La terza carica dello stato è noto per sedute di purificazione con colleghi parlamentari, per «scacciare i demoni».
UNO DEI SOTTOSCRITTORI dell’originale coalizione con Reagan, il think tank Heritage Foundation, ha stilato il programma “Project 2025” che guiderebbe un prossimo governo Trump verso l’obiettivo finale. Questo è rappresentato dalla dottrina del dominionism che prescrive la «conquista cristiana» di ogni aspetto della società, da media e cultura agli organi di istruzione e governo – l’antico progetto teocratico dei Puritani.
Ne è principale fautore il movimento del New Apostolic Reformation a cui appartengono migliaia di pastori evangelici, compresa Paula White-Cain, la quale, si dice, avrebbe convertito Trump dopo una serie di lezioni bibliche impartite a domicilio nel suo casinò di Atlantic City. La scorsa settimana White-Cain ha organizzato una «imposizione collettiva delle mani» sull’ex presidente. In precedenza aveva offerto preghiere anti-demoniache nel comizio che ha preceduto l’assalto a Capitol Hill.
Il movimento ha infine una forte componente di “sionismo cristiano,” espresso nell’inflessibile sostegno a Netanyahu e il suo governo oltranzista, nel cui fanatismo i nazionalisti cristiani, e forse il prossimo governo Usa, hanno il loro analogo più stretto.
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