Cultura

Memorie dell’editoria da Botteghe Oscure

Memorie dell’editoria da Botteghe OscureLa «Storia delle rivoluzioni del XX secolo» pubblicata dagli Editori Riuniti nel 1966

Una storia degli Editori Riuniti. La presentazione a Più libri più liberi il 6 dicembre Per Bordeaux il libro postumo di Roberto Bonchio. Nato nel 1924 a Roma, partigiano in Umbria, il futuro editore passa presto dal movimento dei comunisti cattolici a essere funzionario del Pci, già nella primissima sede della Direzione a via Nazionale e quindi nella Commissione Stampa e Propaganda

Pubblicato 12 mesi faEdizione del 5 dicembre 2023

Il grande pubblico non ha probabilmente mai sentito parlare di Roberto Bonchio, che fu uno dei protagonisti dell’editoria italiana, per oltre trent’anni il massimo dirigente degli Editori Riuniti, la casa editrice del Pci, sempre con uno stile improntato alla riservatezza, lontano dal protagonismo, dai media e dai palcoscenici politici.

UN SUO LIBRO DI MEMORIE arriva ora postumo (Bonchio è scomparso nel 2010) a colmare in parte questo vuoto di conoscenza: un volume costruito da brevi ricordi, scritti negli ultimi anni di vita, volgendo indietro lo sguardo su una vicenda ricca di incontri, viaggi e libri importanti (Roberto Bonchio, Un editore discreto. La politica, i libri, una vita, prefazione di Dunja Badnjevic, con una nota di Gian Carlo Ferretti, Bordeaux, pp. 284, euro 22).

Nato nel 1924 a Roma, partigiano in Umbria, il futuro editore passa presto dal movimento dei comunisti cattolici a essere funzionario del Pci, già nella primissima sede della Direzione a via Nazionale e quindi nella Commissione Stampa e Propaganda insediata nel palazzo di nuova costruzione (è del 1946) a via delle Botteghe Oscure 4. Qui, sotto la direzione di Gian Carlo Pajetta, lavora per uno magro stipendio spesso elargito in ritardo (come racconta con ironia) gomito a gomito con Fabrizio Onofri e Antonello Trombadori, Lucio Lombardo Radice e Valentino Gerratana, e tanti altri. Sono i giovani di belle speranze reclutati da Togliatti e dal suo «partito nuovo» per svecchiare un apparato tradizionalmente carente di quadri intellettuali.

Bonchio cura opuscoli di propaganda. È Pajetta a cambiargli la vita, comunicandogli di voler produrre veri libri e affidandogli il compito di dirigerne (con pochi mezzi) la produzione. È una delle parti più avvincenti del libro, in cui Bonchio – sia pure in modo non organico – racconta l’apparato comunista negli anni del dopoguerra. Egli soffre per le sorti di Vittorini (e più tardi per l’Ungheria), si trova a dover blandire Sibilla Aleramo, scopre la vena narrativa di Gianni Rodari, frequenta i collaboratori dell’editoria comunista, nomi che diventeranno famosi, da Candeloro a Barbato, da Ignazio Ambrogio a Mario Alighiero Manacorda, a tanti altri giovani che danno il proprio contributo alla causa sul terreno che è loro più congegnale, quello delle idee e delle parole.

Nel 1946 sorgono le Edizioni Rinascita, nel 1948 tornano le Edizioni di cultura sociale (eredità degli anni della clandestinità). Tra gli sbalzi delle vicende della grande politica – dal 18 aprile alla scomunica di Tito -, Bonchio fa tradurre i classici del marxismo e i primi romanzi dello sconosciuto Jorge Amado. Nel 1953 nascono gli Editori Riuniti, in cui si fondono le modeste imprese editoriali del partito, e vengono affidati a Bonchio, coadiuvato da Manacorda, Mazzino Montinari, Fausto Codino, Giuseppe Garritano. Egli conosce da vicino i dirigenti del Pci (come i vicesegretari Longo e Secchia, o Salinari e Alicata, e Rossana Rossanda, di cui nel libro si riporta una lettera del 1966), ne pubblica le memorie e realizza i primi bestseller sulla lotta antifascista, come il libro sui fratelli Cervi, ma pure un volume dello scomparso Eugenio Curiel, che definisce «un vero intellettuale gramsciano ante litteram».

Bonchio ci dà – negli anni ’50 e ’60 – molti vivi ritratti di protagonisti della cultura del ’900: da Lukács ad Aragon, da Neruda a Sartre, a tanti altri. E ci racconta viaggi, a volte memorabili, in Urss e nell’Est Europa (e in Cina), o nel Cile di Allende, e negli Stati Uniti, oltre che in paesi a noi più prossimi.

IL ’68 DETERMINA il grande successo degli Editori Riuniti, che si prolunga negli anni Settanta. Non solo per la fame di «ideologia», ma anche per le belle iniziative che vengono messe in campo e che vanno incontro al grande pubblico di sinistra, cresciuto in modo inaudito. Seguirà il riflusso, il restringimento del mercato delle piccole e medie case editrici, la crisi economica che determina il taglio dei costi e il ridimensionamento del personale, e le dimissioni di Bonchio. Che continuerà a lavorare per qualche anno come freelance nell’editoria e tornerà infine brevemente agli Editori Riuniti, ripudiati dal Pds e riattivati negli anni ’90 dalla generosità di due ex-dirigenti del Pci, Adalberto Minucci e Diego Novelli.

Il libro è un contributo alla storia dell’editoria italiana, e anche ad altre «storie» importanti: quella della cultura dei comunisti in primo luogo, e della cultura in genere, non solo del nostro Paese.

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