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Manuel Bompard (Lfi): «Oggi inizia il braccio di ferro. Macron non finirà il mandato»

Manuel Bompard (Lfi): «Oggi inizia il braccio di ferro. Macron non finirà il mandato»Manifestazione del Nuovo fronte popolare – Ap

Veni, vidi, Vichy Il coordinatore nazionale insoumis dopo la nomina del primo ministro Michel Barnier: «La logica delle nostre istituzioni è di permettere a chi arriva in testa alle elezioni di formare il governo. Sarebbe poi stata responsabilità dei deputati decidere se sfiduciarlo». E alza il tiro: «Adesso organizzare il passaggio alla Sesta Repubblica»

Pubblicato circa 2 mesi faEdizione del 7 settembre 2024

«Le elezioni sono state rubate. Nelle piazze di oggi inizia il braccio di ferro per le dimissioni di un governo che non ha alcuna legittimità popolare». Non usa mezzi termini Manuel Bompard dopo la nomina del primo ministro Michel Barnier, il politico di destra scelto dal presidente della Repubblica Emmanuel Macron per Matignon. 38 anni, deputato di Marsiglia, Bompard è coordinatore nazionale della France insoumise (Lfi), principale forza del Nuovo fronte popolare (Nfp). Assieme a Mathilde Panot, capogruppo alla camera degli insoumis, e ai leader degli altri partiti della coalizione – socialisti, verdi e comunisti – ha fatto parte della delegazione che si è recata all’Eliseo per negoziare con Macron. Una delegazione guidata da Lucie Castets, la candidata comune che ha permesso di tenere unite le sinistre, nonostante fortissime pressioni, e dato la speranza di poter almeno tentare la formazione di un governo basato sul programma «di rottura» con il macronismo.

Manuel Bompard, deputato e coordinatore nazionale della France Insoumise

Oggi si svolgerà in tutta la Francia una protesta chiamata da varie organizzazioni giovanili e da Lfi, insieme ad altri partiti del Nfp. Cosa chiede?
In primo luogo è un appello alla dignità delle elettrici e degli elettori. Non possiamo accettare che la nostra mobilitazione nelle urne sia negata in questo modo dalla volontà del solo presidente della Repubblica, che si comporta più come un re che come il capo di uno stato democratico. Ma la mobilitazione è anche il punto di partenza del braccio di ferro per ottenere la dimissione di un governo che non ha alcuna legittimità popolare e l’applicazione di un programma che risponda alle priorità dei molti e non dei pochi. In Francia è sempre il popolo che ha l’ultima parola.

Sembra che Barnier godrà del sostegno, vedremo in che forma, di Marine Le Pen. Questo fatto politico cosa dice a proposito del macronismo?
Innanzitutto è un tradimento del voto delle elettrici e degli elettori. Il Nfp è arrivato in testa e ha espresso una candidata, Lucie Castets, mentre il partito di Barnier ha preso soltanto il 6%. Il Rn era dato per vittorioso durante la campagna elettorale delle legislative, ma c’è stata una formidabile mobilitazione del popolo francese per impedirgli di prendere il potere. Formando un governo grazie a un accordo tra Macron e Le Pen, il presidente della Repubblica ha mandato a quel paese la mobilitazione. Le elezioni sono state rubate!

Dal momento che il Nfp non ha la maggioranza in parlamento e un suo governo sarebbe stato sfiduciato immediatamente, quali altre piste avrebbe potuto esplorare Macron per disinnescare la crisi?
Il Nfp ha il più alto numero di deputati all’Assemblée nationale. La logica delle nostre istituzioni, come in tutte le democrazie, è quella di permettere alla formazione politica arrivata in testa alle elezioni di formare un governo per presentarsi davanti al parlamento. Sarebbe poi stata responsabilità dei deputati decidere se sfiduciarlo o meno.

Avete presentato una mozione di destituzione del presidente, nonostante le esitazioni degli altri alleati del Nfp. Qual è l’effetto della nomina di Barnier sulla procedura di «impeachment»?
La sequenza di eventi che si è appena conclusa dimostra ancora una volta che Emmanuel Macron è l’unico responsabile dello stallo nel quale si trova il paese. Ha perso le elezioni, ma si rifiuta di lasciare il potere. Ora più che mai è dunque urgente utilizzare tutti i mezzi a nostra disposizione per farlo andare via. È questo l’obiettivo della mozione di destituzione che abbiamo presentato assieme a 81 deputati all’Assemblée Nationale. La nomina di Michel Barnier ha accelerato il sostegno popolare alla nostra proposta: in meno di una settimana più di 250mila persone hanno firmato la petizione online.

Si ha l’impressione che la crisi senza precedenti delle istituzioni francesi sia soltanto all’inizio. Come potrebbe evolversi?
Questa crisi dimostra fino a che punto le istituzioni della Quinta Repubblica siano un ostacolo a una reale vita democratica e all’attuazione di politiche che rispondano alle aspirazioni popolari. Sono convinto che la pressione sul presidente della Repubblica non farà che aumentare e che alla fine Macron non riuscirà a concludere il suo mandato (la scadenza è prevista nel 2027, ndr). A quel punto bisognerà rivedere da cima a fondo le nostre istituzioni organizzando il passaggio a una Sesta Repubblica che permetta ai cittadini di divenire realmente padroni delle proprie scelte politiche.

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