In piazza e in parlamento, la doppia strategia degli insoumis
Francia Contro il «colpo di mano» dell'Eliseo, mobilitazione nazionale il 7 settembre e l’iniziativa per la destituzione del presidente Macron. Alleati divisi, sindacati interessati
Francia Contro il «colpo di mano» dell'Eliseo, mobilitazione nazionale il 7 settembre e l’iniziativa per la destituzione del presidente Macron. Alleati divisi, sindacati interessati
«Censura, mobilitazione, destituzione»: queste le parole d’ordine che La France Insoumise ha lanciato per chiamare a una grande giornata di mobilitazione il 7 settembre. Il trittico ha il pregio di rappresentare efficacemente la strategia che gli insoumis hanno adottato al fine di non far passare il «colpo di mano» di Macron, che ha rifiutato di nominare la candidata premier del Nuovo Fronte Popolare, Lucie Castets, al posto di prima ministra.
SE LA CENSURA, cioè la sfiducia a un qualunque governo che non sia quello del Nfp, era già stata dichiarata nei giorni precedenti, la mobilitazioneè il frutto di una decisione delle ultime ore. In un comunicato diffuso ieri, Lfi si è unita all’appello a manifestare promosso inizialmente da due sindacati studenteschi molto vicini agli insoumis.
«Il presidente della Repubblica mette in grave pericolo la democrazia rifiutando il risultato delle urne e un governo del Nuovo Fronte Popolare – si legge nel comunicato – Di fronte alla gravità eccezionale della situazione, facciamo appello a una risposta decisa da parte della società francese».
L’appello di Lfi a manifestare era stato preceduto nei giorni scorsi da un’intervista della segretaria della Cgt, Sophie Binet. «La Cgt costruirà una mobilitazione per fine settembre, inizio ottobre», aveva detto Binet domenica in un’intervista a La Vie Ouvrière, il giornale ufficiale del sindacato. L’obiettivo, ha detto, è l’abrogazione della riforma delle pensioni e la revisione della finanziaria del 2025, che si annuncia «austera e violenta», secondo la leader sindacale.
Per ora, tuttavia, la Cgt non ha ancora comunicato se parteciperà o meno alla giornata promossa da Lfi. Gelosa della propria autonomia politica e a tratti diffidente della direzione insoumise, la Cgt tende a diffidare delle date promosse dai partiti politici. Così come la Cgt, anche gli altri partiti del Nfp hanno espresso da un lato la volontà di organizzare mobilitazioni di massa contro le manovre di Macron, e dall’altro una certa distanza rispetto all’iniziativa messa sul tavolo con grande rapidità da Lfi.
MARTEDÌ, il leader del Partito socialista Olivier Faure ha dichiarato in tv che avrebbe sostenuto delle manifestazioni «qualora ve ne fossero». Ieri il segretario generale del Ps Pierre Jouvet ha invece detto che «a questo stadio non chiamiamo a manifestare», ma qualora prendesse piede una mobilitazione della «società civile la incoraggeremo».
Malgrado le esitazioni delle dirigenze dei partiti del Nfp, ieri sera alcune organizzazioni hanno iniziato a comunicare la propria adesione alla manifestazione del 7 settembre. Come il network associativo per i diritti riproduttivi del Planning Familial, e i Giovani ecologisti (la giovanile del Partito ecologista).
Lfi ha anche promesso che presenterà una procedura per la destituzione di Emmanuel Macron: l’ultima parola d’ordine dello slogan diramato dagli insoumis. L’iter della destituzione è decisamente complesso.
Per avere successo, la versione francese dell’impeachment necessita dei due terzi dei voti di Camera e Senato. Qualora si trovassero, verrebbe creata una commissione bicamerale che dovrebbe votare, anch’essa, a maggioranza di due terzi. «Macron usurpa i poteri» conferitigli dalla Costituzione, ha scritto Manuel Bompard, coordinatore de La France Insoumise, lunedì su X, giustificando un’iniziativa che sembra per ora difficilmente realizzabile.
FINO ALL’ALTRO IERI, gli alleati del Nfp si sono detti in disaccordo con tale procedura, giudicata troppo offensiva nei confronti di Macron. Ma il rifiuto opposto alla candidatura di Lucie Castets ha smosso più di una linea interna.
In un’intervista di ieri sulla rivista Alternatives Économiques, la figura di spicco degli ecologisti Sandrine Rousseau ha annunciato di «sostenere questa procedura di destituzione», che deve essere l’altra faccia di una mobilitazione «massiccia» guidata da una sinistra ben decisa a votare la sfiducia a «ogni governo che non sia del Nfp.»
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