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Maduro: «Da oggi nel partito si apra una sessione permanente di azione e riflessione»

Maduro: «Da oggi nel partito si apra una sessione permanente di azione e riflessione»

Venezuela Intanto, come per miracolo, le code diminuiscono, i prodotti tornano nei supermercati: scaduti o prodotti in estate. Quello di domenica scorsa è stato un voto di “pancia”, dicono nello storico quartiere “rosso” del 23 Enero in cui il chavismo ha perso.

Pubblicato quasi 9 anni faEdizione del 13 dicembre 2015
Geraldina ColottiINVIATA A CARACAS

Giornate intense, in Venezuela, a livello politico e parlamentare. Durante il congresso straordinario del Partido Socialista Unido de Venezuela (Psuv), i 900 delegati hanno analizzato il rovescio elettorale del 6 dicembre: all’insegna delle 3R (revisione, rettifica, reimpulso). Dagli 11 tavoli di lavoro sono uscite quattro proposte, illustrate dal presidente, Nicolas Maduro. Riguardano l’area economica, del governo, del partito e della comunicazione.

“Da oggi – ha detto Maduro – nel partito si apre una sessione permanente di azione e riflessione, una sessione integrale che, dal piano umano a quello militare, sociale, politico – metta ordine nelle decisioni rimaste sulla carta e porti a compimento la rivoluzione economica decisa nel precedente congresso. Non consegnerò questa rivoluzione alla borghesia”. Per questo, il 16 dicembre si svolgerà, dentro e fuori il paese “il congresso economico del pensiero socialista per definire le linee concrete del nuovo modello produttivo, già pianificato ma rimasto disatteso”. Al presidente, è anche arrivato il sostegno del leader cubano Fidel Castro.

Il prossimo 5 gennaio, si instaura il nuovo Parlamento a dominanza Mud. L’alleanza della Mesa de la Unidad Democratica (18 partiti che vanno dall’estrema destra a residui troskisti, passando per i socialdemocratici della IV Repubblica) ha promesso di cambiare faccia al paese. I grandi committenti a guida Usa, che hanno finanziato la campagna elettorale e quella mediatica hanno già battuto cassa, per voce della locale Confindustria e Confcommercio. Il loro documento “Impegno e libertà” chiede l’azzeramento delle principali leggi contro il monopolio e per le garanzie del lavoro. Insopportabili, per le classi dominanti, i sei mesi di congedo parentale e le due ore di allattamento che consentono per tre anni alle lavoratrici di uscire prima dal lavoro, i due giorni di riposo settimanali, gli straordinari pagati e le garanzie sindacali. Insopportabile la legge contro il latifondo della terra e dei media. Indigeribile quella sul prezzo giusto, che obbliga a pubblicare il prezzo all’origine dei prodotti e non consente un guadagno superiore al 30%: che non è poco, ma che le catene commerciali non hanno mai rispettato, imponendo ai cittadini prezzi al consumo che, per un capo di abbigliamento o per una cena in trattoria, vanno da uno stipendio minimo a salire.

Intanto, come per miracolo, le code diminuiscono, i prodotti tornano nei supermercati: scaduti o prodotti in estate. Quello di domenica scorsa è stato un voto di “pancia”, dicono nello storico quartiere “rosso” del 23 Enero in cui il chavismo ha perso. Un voto contro il burocratismo, la “cattiva amministrazione” e la corruzione, che interessa sia i ministeri che i consigli comunali, e che ha portato a non sapere più chi debba controllare i controllori. Il presidente ha definito quella del 6 dicembre “una sberla salutare”, non ha nascosto errori e confusione e la stanchezza di un processo di governo che è durato 17 anni. Fra i due milioni di voti mancati, ci sono quelli fluttuanti delle classi medie, ma anche quelli dell’astensione critica: provenienti da quella sinistra del chavismo che spinge verso l’autogestione, i consigli operai e le comuni, verso l’inventiva e la creatività dei movimenti “spesso bloccata dalla rigidità di certi militari, dai sindaci che non lavorano e dai governatori che favoriscono i propri famigliari.

Molti dirigenti hanno preferito dialogare con la destra e farsi imbalsamare piuttosto che ascoltare le critiche dei militanti”, dice al manifesto Yanilia, una operaia femminista. Adesso, di fronte alle minacce della Mud, ma anche grazie all’attitudine del presidente (un ex operaio del metro più incline, come Chavez, a questa parte della piazza), tutte le categorie sociali si sono mobilitate: contadini, operai, autoconvocati, pensionati, media comunitari, militari. In molti chiedono di accelerare il pedale delle nazionalizzazioni: delle banche, del commercio estero.

Intanto, il Parlamento ancora a maggioranza chavista accelera l’approvazione di alcune contromisure per proteggere le condizioni di vita dei lavoratori. Quello che lo sostituirà sconta anche la poca partecipazione di donne e giovani nelle file della Mud (contraria alla legge che impone almeno il 40% di donne candidate). La nuova Assemblea nazionale sarà composta dal 79% di uomini e dal 21% di donne. La conferenza stampa della Mud è stata una parata di soli uomini. Il deputato più giovane – 22 anni – è Jorge Pérez, eletto per il Psuv nello stato Cojedes (dove la sinistra ha vinto).

Il presidente del parlamento, Diosdado Cabello, ha ratificato il trasferimento del canale radiotelevisivo dell’Assemblea nazionale nelle mani di giornalisti e tecnici. Ramos Allup, leader di Accion democratica (il centro-sinistra della IV Repubblica che ha imposto i piani di aggiustamento strutturale del Fmi, ora di ritorno) aveva promesso di licenziarli tutti. Dall’anno prossimo potranno difendere il proprio lavoro, con l’aiuto dello stato. E’ stata accelerata anche la legge “per una comunicazione libera e plurale”, che regolamenta al rialzo il lavoro di radio e tv di quartiere, già tutelate da un testo che garantisce il finanziamento ai progetti a condizione che almeno il 70% dei contenuti sia prodotto dalla comunità. Approvato anche un bilancio supplementare per l’economia sociale e quello alla Banca del Venezuela.

Un colpo basso alla destra oltranzista è arrivato con la nomina della giudice Susanna Barreiros a capo della Difensoria publica. Barreiros vive sotto scorta dopo le minacce ricevute per la sua conduzione del processo contro il leader di Voluntad Popular, Leopoldo Lopez, condannato per le violenze di piazza dell’anno scorso.

In questi giorni verranno nominati anche i nuovi magistrati del Tribunal Supremo de Justicia (Tsj). Ieri, una sentenza del Tsj ha stabilito che, solo per quanto riguarda il periodo che va dal 1958 (caduta della dittatura di Marco Pérez Jimenez) al 1998 (vittoria di Chavez e fine della IV Repubblica), la Commissione per la verità (organismo contemplato nella Ley contra el Olvido), ha facoltà per dichiarare che una persona è “muerta-desaparecida”, ovvero risulta scomparsa durante le persecuzioni operate dalle “democrazie dell’alternanza” di allora.

La legge per l’amnistia ai golpisti e ai banchieri fraudolenti rifugiati a Miami sarà però la prima frontiera di scontro tra i due schieramenti. Maduro ha già annunciato che la boccerà e ha ricevuto le organizzazioni per i diritti umani che la contestano e che temono il terremoto istituzionale annunciato.

“Il Venezuela non si regge su un sistema politico parlamentare, ma presidenziale – ha dichiarato ieri il Difensore del popolo, Tarek William Saab, a fine incarico – il Potere Legislativo agisce all’interno dei cinque poteri contemplati (Legislativo, Esecutivo, Giudiziario, Morale ed Elettorale). L’Assemblea non ha la facoltà di rimuovere i membri degli altri poteri, che funzionano da contrappeso istituzionale. E non ha carattere sovra-istituzionale”.

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