Italia

«Ma la Libra dov’è?». Oggi lo sbarco

I conteiner del campo di arrivo per i rifugiati a GjaderIl centro italiano di Gjader, in Albania

Rimpatriota A bordo otto richiedenti asilo destinati ai centri in Albania. La commissaria Ue Marta Kos: «Quel modello non sta funzionando». Affondo di Ilaria Salis

Pubblicato circa un'ora faEdizione del 8 novembre 2024

«Ma la Libra dov’è?». Fuori dai radar come tutte le navi militari, sparita dalle agenzie e dalle notizie, la nave coinvolta nell’operazione Albania è da qualche parte nell’Adriatico. Almeno fino a ieri sera non era arrivata nel porto di Shengjin, dove è attesa per sbarcare gli otto richiedenti asilo intercettati a sud di Lampedusa tra lunedì e mercoledì mattina. Dovrebbe farsi vedere oggi, a meno di approdi notturni lontani dalle telecamere.

Sulla vicenda, diventata rapidamente un grosso grattacapo per la premier Giorgia Meloni, la maggioranza ha messo da parte le dichiarazioni di entusiasmo e continua a tacere. «Dovrebbero essere in imbarazzo», attacca la parlamentare dem Laura Boldrini. Il deputato di +Europa Riccardo Magi, intanto, ha fatto un accesso agli atti per avere le coordinate precise dei soccorsi realizzati dalle motovedette italiane prima dei trasbordi sulla Libra nella missione inaugurale, quella di metà ottobre. Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha detto al parlamento che gli interventi sono avvenuti in acque internazionali, ma i naufraghi avevano raccontato che le coste di Lampedusa erano a un tiro di schioppo. Non è un dettaglio perché il protocollo Meloni-Rama permette la delocalizzazione dei richiedenti asilo solo se non sono entrati nel territorio nazionale, acque territoriali comprese.

Sempre ieri il progetto d’oltre Adriatico ha avuto un inedito capitolo europeo. «I centri sono basati su un accordo bilaterale tra Albania e Italia, non sono un progetto Ue. Per ora non stanno andando bene, anche se potrebbero aiutarci a capire come far funzionare questi sistemi», ha detto Marta Kos, commissaria designata all’Allargamento ed esponente del partito liberale sloveno Movimento libertà. La dichiarazione è arrivata durante l’audizione di conferma davanti al parlamento di Strasburgo, su un quesito posto dall’eurodeputata della Sinistra Ilaria Salis. «L’operazione Albania è un grande fallimento oltre che una vergogna disumana, impegniamoci a farla fallire definitivamente e aprire vie sicure per la migrazione», ha tagliato corto Salis.

Oggi in Albania arriverà una delegazione del Tavolo asilo e immigrazione (Tai) insieme ad alcuni parlamentari italiani d’opposizione. È la seconda tappa dell’azione di monitoraggio realizzata già al primo round. «La decisione di mobilitare risorse significative per trasferire appena otto migranti, egiziani e bengalesi, evidenzia l’assurdità di un’operazione sproporzionata rispetto ai suoi obiettivi», scrive il Tai in un comunicato.

Per i cittadini stranieri portati a spasso nel Mediterraneo il futuro sembra già scritto. Nell’hotspot di Shengjin saranno sottoposti a un nuovo screening per valutare con più calma eventuali vulnerabilità. Se giudicati adatti alla detenzione andranno nel centro di Gjader. Intanto il questore di Roma firmerà un ordine di trattenimento su cui entro 48 ore si pronunceranno i giudici della sezione specializzata in immigrazione del tribunale capitolino.

Dalla volta precedente, finita con il trasferimento a Bari e la liberazione, è cambiato molto poco: l’elenco dei «paesi di origine sicuri», base della detenzione, è stato trasformato dal governo in norma primaria. Gli esperti sono d’accordo che non basterà. Valgono comunque le direttive Ue e la sentenza della Corte del Lussemburgo.

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