Italia

Dall’Albania a Bari «impauriti e sotto choc»

L' entrata nel porto di Bari della motovedetta della Guardia Costiera italiana con a bordo i 12 migranti provenienti dal centro italiano di permanenza per il rimpatrio di Gjader foto LaPresseL' entrata nel porto di Bari della motovedetta della Guardia Costiera italiana con a bordo i 12 migranti provenienti dal centro di Gjader – LaPresse

Il nome della legge L’Odissea dei dodici richiedenti asilo usati come cavie per le deportazioni oltre Adriatico arriva nel Cara del capoluogo pugliese. Il trasferimento con la nave Visalli

Pubblicato 25 giorni faEdizione del 20 ottobre 2024

«Impauriti e sotto choc». Li ha visti così l’agenzia Ansa i dodici richiedenti asilo, sette nati in Bangladesh e cinque in Egitto, trasferiti ieri dal centro di trattenimento di Gjader, in Albania, alla struttura di accoglienza del Cara di Bari. Dopo la difficile permanenza in Libia condita dalle solite violenze, la traversata del Mediterraneo, l’incomprensibile deportazione in Albania e i tre giorni vissuti tra sbarre e recinzioni costruite dal governo Meloni ne hanno ben ragione. Avranno anche modo, però, di tirare finalmente un sospiro di sollievo. Sono riusciti ad arrivare in Italia, il diniego della domanda di asilo ricevuto in fretta e furia dalla commissione territoriale delocalizzata sarà appellato ed è lecito ritenere che, almeno per alcuni, avrà un esito differente.

LA LORO GIORNATA era iniziata sull’altra sponda del mare. Il risveglio a Gjader e poi il transito dal porto di Shengjin, dove è stato messo in piedi l’hotspot italiano per le procedure accelerate di frontiera. Quelle che secondo il tribunale di Roma, ma anche per le corti di Palermo e Catania, non possono essere applicate ai cittadini che vengono da Bangladesh ed Egitto. Lo stesso vale per la Tunisia. Così ha stabilito a inizio ottobre pure la Corte di giustizia Ue affermando che uno Stato è sicuro in ogni sua parte e per tutti i suoi cittadini oppure non può essere considerato tale.

Alle 8.50 i richiedenti asilo sono scesi da un piccolo pulmino blu, scortato dalle forze dell’ordine italiane, e hanno percorso la passerella per imbarcarsi sulla Cp 422, l’unità navale bianca e rossa della guardia costiera partita da Brindisi per andare a prenderli. Il nome della nave è Aurelio Visalli, sottufficiale del corpo morto il 26 settembre 2020 a Milazzo (Messina) nel disperato tentativo di salvare da terra un ragazzo di 15 anni che era rimasto appeso a una boa per due ore nelle acque in tempesta. Lui ce l’ha fatta, Visalli no, fedele all’imperativo dei marinai: in mare non si abbandona nessuno.

Una nave della Guardia costiera italiana si prepara a partire dal porto di Shengjin, in Albania foto LaPresse
Una nave della Guardia costiera italiana si prepara a partire dal porto di Shengjin, in Albania foto LaPresse

LE OPERAZIONI DI IMBARCO sono state seguite a distanza dai giornalisti presenti in Albania, a cui non è stato concesso l’ingresso nel porto di Shengjin. E anche a Bari gli operatori dell’informazione hanno dovuto guardare da lontano l’arrivo, dagli uffici del terminal crociere. Nel capoluogo pugliese la Visalli ha ormeggiato al molo 31 poco prima delle 16. Il tutto si è concluso in pochi minuti, sotto la pioggia battente. Le persone sono state trasferite con due pulmini nel locale Centro di accoglienza per richiedenti asilo, mentre la Cp 422 ripartiva rapidamente. Staranno sicuramente meglio che nella struttura detentiva albanese sebbene il mega Cara, dove le stime più aggiornate registrano circa 900 presenze, non possa certo essere considerato un esempio di accoglienza.

«Dalle ultime visite realizzate e da quello che raccontano le persone accolte le condizioni sono molto precarie – afferma Erminia Rizzi, operatrice legale dell’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione (Asgi) – Le testimonianze riferiscono di un sovraffollamento strutturale e di condizioni difficili per tutti i migranti che vivono all’interno, tra moduli abitativi e servizi igienici insufficienti. Un altro problema riguarda la presenza di soggetti vulnerabili, per storie personali e situazione sanitaria, che non vengono trasferite».

PER I DODICI ESSERI UMANI usati come cavie del «progetto Albania» inizia comunque un altro capitolo della loro storia. Più difficile comprendere cosa succederà alle strutture d’oltre Adriatico, ieri rimaste completamente vuote. Il governo, con la premier in testa, ha già annunciato per lunedì prossimo un Consiglio dei ministri che avrà l’obiettivo di inventarsi soluzioni giuridiche per legittimare le deportazioni. Nell’attesa, resta da vedere se ci saranno nuovi trasferimenti, magari a bordo della stessa nave Libra che sarebbe stata avvistata l’altro giorno nel porto siciliano di Augusta per un rifornimento carburante.

Alcune agenzie stampa hanno rilanciato la possibilità che torni in azione nella seconda metà della prossima settimana. In questi giorni, del resto, intorno a Lampedusa si registra mare mosso con onde alte fino a due metri. In queste condizioni per i migranti è difficile provare ad attraversare il Mediterraneo a bordo dei barconi della speranza.

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