Open Arms risponde a Salvini: «Non siamo nemici, l’Ue faccia un gesto»
L'Ong spagnola al ministro italiano Ci paragonano ai criminali, ma la nostra Ong salva le vite nel Mediterraneo e fa luce su quello che accade. L’Ue può votare in favore di una missione di soccorso […]
L'Ong spagnola al ministro italiano Ci paragonano ai criminali, ma la nostra Ong salva le vite nel Mediterraneo e fa luce su quello che accade. L’Ue può votare in favore di una missione di soccorso […]
Ci paragonano ai criminali, ma la nostra Ong salva le vite nel Mediterraneo e fa luce su quello che accade. L’Ue può votare in favore di una missione di soccorso coordinata.
Open Arms opera nel mediterraneo centrale, assieme ad altre organizzazioni umanitarie, dal 2016. È una zona del pianeta che nel corso dei secoli ha dato un contributo fondamentale alla cultura europea – dall’arte alla letteratura, dal cibo alla lingua – ma che oggi è conosciuta come «un cimitero».
Questo perché, ogni anno, migliaia di persone muoiono nel tentativo di attraversarla cercando una prospettiva di vita differente da quella che hanno nel paese di provenienza.
Sono state quattromila le vittime nel 2023 e duemila nel 2022.
Open Arms lavora in questo tratto di mare per proteggere la vita di chi intraprende la rotta senza avere la garanzia di riuscire a completarla. In 113 missioni sono state portate in salvo oltre 70mila persone, adulte e minori che, grazie a noi, sono arrivate vive in Europa.
Nonostante alcuni membri del parlamento italiano ed europeo abbiano paragonato le nostre azioni a quelle di criminali, ovvero a chi lucra sulla pelle di persone che non hanno altri modi per lasciare il loro paese, in nessuna sede giudiziaria è emerso questo collegamento.
Noi, invece, continuiamo a credere che il nostro lavoro sia utile non solo per salvare vite, ma anche per portare alla luce quanto accade nel Mediterraneo centrale.
Ecco perché, da sempre, ci poniamo come interlocutori e non vorremmo essere considerati dei nemici.
Ma sappiamo anche di non essere sufficienti: e siamo certi che le istituzioni potrebbero fare molto di più. Nel corso dell’operazione Mare Nostrum iniziata nell’ottobre 2013 e proseguita per 12 mesi, sono state soccorse 135mila persone. Del resto, per quanti siano i nostri sforzi, ogni anno la quota di persone soccorse dalle navi umanitarie si attesta tra il 5 e l’8 per cento del totale dei soccorsi.
Il 23 ottobre, mercoledì prossimo, il Parlamento europeo discuterà un emendamento al budget dell’Unione europea con il quale si diminuiscono i fondi stanziati per l’agenzia Frontex, destinandone una quota a una nuova missione di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale. Nella stessa proposta di variazione, si fa riferimento alla responsabilità degli Stati membri nel mettere a punto un meccanismo di tutela della vita in mare e, più in generale, dei diritti umani nel Mediterraneo centrale.
Tutto ciò è perfettamente in linea con il percorso avviato a luglio del 2023 con il voto favorevole alla Risoluzione dell’Europarlamento sulla necessità di un’azione europea di ricerca e soccorso nel Mediterraneo. Ai paragrafi 3 e 4, il Parlamento chiede alla Commissione di «fornire sostegno materiale, finanziario e operativo agli Stati membri al fine di accrescere la capacità complessiva di salvare vite in mare e coordinare le operazioni Sar» e di «sostenere politicamente e finanziariamente tali iniziative».
Si tratterebbe di una misura concreta nella direzione di un’Europa che rispetti la dignità umana e la vita. Chiediamo con forza ai membri del Parlamento di sostenere questo emendamento e di istituire al più presto una missione Sar coordinata a livello europeo. La vita di migliaia di persone dipende da una risposta tempestiva.
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