Flussi, no delle Corti: «Sarà un disastro». E Nordio dà i numeri
Giustizia La lettera di 26 presidenti contri gli emendamenti firmati FdI Il ministro: «Il loro lavoro sarà sgravato». Ma non dice perché
Giustizia La lettera di 26 presidenti contri gli emendamenti firmati FdI Il ministro: «Il loro lavoro sarà sgravato». Ma non dice perché
«Un disastro annunciato» che renderà «irrealizzabili gli obiettivi del Pnrr». Così, senza mezzi termini, i presidenti delle ventisei corti d’Appello italiane sull’ipotesi, contenuta in uno degli emendamenti del decreto flussi, di mandare lì i casi di protezione internazionale, esautorando di fatto le sezioni immigrazione dei tribunali civili. Non solo, dicono i presidenti, in questo modo si «determinerà un’ulteriore recrudescenza dei tempi e dell’arretrato dei processi». E questo è il contenuto di una lettera, la seconda nel giro di poche settimane, inviata al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, alla premier Giorgia Meloni, ai presidenti di Camera e Senato, al ministro della Giustizia Nordio, a quello dell’Economia Giorgetti e al vicepresidente del Csm Fabio Pinelli. L’auspicio finale è che «il parlamento» eviti «simili gravi esiti» perché con le misure proposte negli emendamenti di Sara Kelany (FdI) «verrebbero attuate in via d’urgenza, ad organici invariati e senza risorse aggiuntive».
A TUTTO QUESTO, però, dalla poltrona di Bruno Vespa a Cinque minuti su Rai1, il ministro Nordio replica dando i numeri. «Le corti d’appello per definizione sono composte da giudici più anziani e quindi presumibilmente ancora più garantisti di tutti gli altri giudicanti di merito – ha detto dando una curiosa connotazione anagrafica al rispetto dello stato di diritto -. Si prevede invece una riduzione delle competenze della Corte d’appello proprio per quanto riguarda i reclami contro le decisioni sui migranti, quindi tutto sommato il loro lavoro verrebbe sgravato». Una battuta anche sull’ipotetico ritorno alla lotta armata a causa delle manifestazioni studentesche contro il governo: «Se è vero che non tutte le manifestazioni violente diventano terroristiche, è vero anche che ogni forma di terrorismo è nata dalle prime manifestazioni di piazza violente che non sono state represse e controllate in maniera vigorosa».
INTANTO, domani si riunirà il plenum del Csm. La seduta si annuncia piuttosto tesa in virtù dei fatti avvenuti negli ultimi giorni: dall’appello dell’Anm ad intervenire in difesa della giurisdizione («Il governo vuole i magistrati allineati alla politica», ha detto ieri il segretario Salvaore Casciaro ad Agorà, ribadendo la linea emersa durante il comitato centrale andato in scena nel weekend) alla pratica a tutela per il giudice di Bologna Marco Gattuso, attaccato violentemente sulla sua vita privata solo perché aveva rinviato alla Corte di giustizia Ue il decreto sui cosiddetti paesi sicuri. La prima commissione dell’Anm – con la sola opposizione del laico di Forza Italia Enrico Aimi – aveva deliberato di mandare la richiesta di pratica a tutela davanti al plenum, che dovrà necessariamente discuterla. I togati sembrano abbastanza compatti sul punto, mentre resta in sospeso l’altra pratica, quella richiesta per i giudici di Roma, pure oggetto di pesanti attacchi per le loro decisioni sulle convalide dei migranti deportati in Albania.
NON SOLO, sul Csm pende anche un’altra ricerca, di segno contrario, avanzata dalle laiche di FdI e Lega, Isabella Bertolini e Claudia Eccher, di sanzionare per incompatibilità ambientale il segretario di Magistratura democratica, l’aggiunto della Dda di Reggio Calabria Stefano Musolino, «colpevole» di aver esresso critiche verso il decreto sicurezza durante un incontro al centro sociale Nuvola Rossa di Villa San Giovanni.
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