Dal Csm un messaggio a Pinelli: pratica a tutela lampo per Gattuso
Il caso La questione dei giudici di Bologna andrà al plenum. Tutti favorevoli tranne Aime (Fi). E domani l’Anm si riunisce in Cassazione
Il caso La questione dei giudici di Bologna andrà al plenum. Tutti favorevoli tranne Aime (Fi). E domani l’Anm si riunisce in Cassazione
A dieci giorni di distanza dalla richiesta inoltrata da 23 consiglieri, la prima commissione del Csm ha approvato (cinque sì e un contrario) una proposta di risoluzione a tutela dei giudici del tribunale di Bologna che hanno rinviato alla Corte di giustizia Ue il decreto sui paesi sicuri. Di contro, i media che fiancheggiano il governo, avevano deciso di imbastire un massacro mediatico ai danni del presidente della sezione immigrazione del tribunale felsineo, Marco Gattuso, prendendosela con la sua vita privata.
Nei prossimi giorni il plenum del Csm sarà chiamato a esprimersi sul caso: le pratiche a tutela, di fatto, sono il modo con cui l’organo di governo autonomo della magistratura può prendere la parola nel dibattito pubblico, una procedura molto formale e che però serve a mettere un fatto compiuto davanti agli occhi del proprio capo, cioè il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
La velocità con cui la prima commissione è intervenuta sul caso è di per sé un fatto politico importante (basti dire che la pratica per la giudice di Catania Iolanda Apostolico langue ormai da oltre un anno), quasi una risposta all’imprudenza del vicepresidente Fabio Pinelli, che due settimane fa, senza avvisare nessuno e comunicando il fatto con appena due giorni di preavviso al Quirinale, ha incontrato a palazzo Chigi Giorgia Meloni. Un evento irrituale che non solo ha irritato il Colle, ma che resta ancora avvolto nel mistero: i contenuti della conversazione tra il vicepresidente del Csm e la premier sono ancora ignoti, nonostante i numerosi solleciti a rendere pubblico il tutto.
L’unico contrario all’apertura della pratica è stato il laico di Forza Italia Enrico Aimi. «Pur riconoscendo che vi sono state- reazioni dal mondo della politica – ha spiegato in una nota – , che si è sentita ostacolata nelle sue prerogative, certe dichiarazioni pur connotate da toni aspri, non hanno tuttavia concretamente prodotto un reale turbamento tale da incidere sull’indipendente esercizio della funzione giurisdizionale». Aimi ha inoltre sottolineato che «l’approdo in plenum della delibera rischia, inevitabilmente, di acuire le tensioni in atto, in un momento in cui, invece, occorrerebbero massimo equilibrio e reciproco garbo istituzionale. La preoccupazione concreta è quella di un’ ulteriore escalation delle tensioni tra politica e magistratura di cui l’Italia non ha in questo momento alcuna necessità».
Intanto, mentre la Commissione affari costituzionali della Camera continua il suo esame della riforma sulla separazione delle carriere, domani si riunirà il comitato direttivo centrale dell’Anm. Sul tavolo, oltre alle elezioni di gennaio che porteranno alla designazione di un nuovo presidente, si parlerà anche dell’indizione di un’assemblea straordinaria dei soci per il mese di dicembre sul tema «riforme e assetto costituzionale della magistratura». Non solo, la discussione verterà anche sulle «recenti polemiche nel dibattito pubblico per decisioni del tribunale di Roma in materia di immigrazione; dossieraggio ai danni dei magistrati ed iniziative di tutela; attribuzione della competenza in materia di immigrazione alle Corti d’appello. Gravi conseguenze sui carichi di lavoro degli uffici di secondo grado. Iniziative e proposte».
In buona sostanza, il parlamentino delle toghe deciderà se e come intervenire in un dibattito che incrocia riforme e polemiche: un passaggio delicatissimo dello scontro in atto tra governo e magistratura. Sul tavolo, malgrado le tante voci, non c’è l’ipotesi dello sciopero. Almeno per il momento.
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