Europa

L’ultima parola non l’avranno loro

Assa Traoré in corteo a Parigi foto ApAssa Traoré in corteo a Parigi – Ap

Il discorso Pubblichiamo in maniera quasi integrale il discorso tenuto dalla sorella di Adama Traoré sabato 8 luglio 2023 a Parigi. Un attimo dopo aver chiesto alla folla di andare via pacificamente, Assa Traoré è stata denunciata

Pubblicato circa un anno faEdizione del 9 luglio 2023

Pubblichiamo in maniera quasi integrale il discorso tenuto dalla sorella di Adama Traoré sabato 8 luglio 2023 a Parigi

Grazie per aver risposto presente al nostro appello. Non era previsto. Non dovevamo ritrovarci qui sulla place de la République, avremmo dovuto vederci a Persan et Beaumont-Sur-Oise, come ogni anno dalla morte del mio fratellino Adama Traoré il 19 luglio 2016, morto tra le mani dei gendarmi. Una perizia ha confermato che la polizia è responsabile della morte di Adama Traoré. Se non avesse incrociato i gendarmi, sarebbe ancora vivo.

Avremmo marciato quest’anno per il settimo anno consecutivo, per chiedere verità e giustizia per Adama. Abbiamo sempre manifestato con calma. Ma la prefettura oggi ce lo ha impedito col pretesto della situazione di queste settimane. Ma proprio questa situazione deve dare più forza al fatto di marciare, di organizzarsi insieme.

Oggi è un divieto politico quello che subiamo e riguarda direttamente il caso Adama Traoré. Perché non vogliono che il nostro comitato possa organizzarsi e marciare, che possa organizzare le nostre collere, e che noi possiamo costruire qualcosa insieme.

Hanno gettato olio sul fuoco. Hanno detto alla gioventù di fermare le rivolte la sera. Le sanzioni sono pesanti: hanno punito severamente questa gioventù. E ci puniscono quando proviamo a organizzarci, a fare appello a questa gioventù, a dirgli «venite, andremo a marciare a Beaumont-Sur-Oise per denunciare l’impunità poliziesca, per denunciare tutte le violenze della polizia».

Ricordo che in tre settimane, ci sono stati quattro morti: Alhoussein a Angoulème, Mozamba a Sarcelles, Mohamed a Marsiglia, Nahel a Nanterre.

Oggi è accettata la violenza che viene dall’altro lato, ma non viene accettato il fatto che noi vogliamo organizzarci, che vogliamo manifestare. È inammissibile e inaccettabile.

VOGLIONO FERMARCI. E per farlo hanno messo in campo un arsenale di guerra. Da due giorni gli elicotteri sorvolano Beaumont-sur-Oise, hanno messo un coprifuoco, ci sono dei poliziotti con i cani nel nostro quartiere. Con la complicità della Sncf (le ferrovie francesi, ndt), hanno bloccato i treni. Hanno bloccato i bus.

Oggi è accettata la violenza che viene dall’alto. Vogliono fermarci. E per farlo hanno bloccato i treni e hanno messo in campo un arsenale di guerraAssa Traoré

Ma l’ultima parola non ce l’hanno loro. Ce l’abbiamo noi. Perché noi marciamo, contro l’ingiustizia e per la giustizia; contro l’impunità poliziesca e per la libertà; per la democrazia. Oggi, la nostra libertà è violata. Oggi, la Francia non può più dire di essere uno stato democratico. È falso. Ci hanno vietato di marciare. Ci hanno detto che non ci sono abbastanza poliziotti: ma Beaumont-Sur-Oise è piena fino all’orlo di poliziotti da 3 giorni. Oggi, qui sulla piazza attorno a noi c’è una quantità enorme di poliziotti. Hanno talmente poco da fare che fanno le multe alle persone che portano la maglietta del Comité Adama.

E ci dicono, che non potevano assicurare l’ordine oggi. Bisogna filmare tutto ciò, che le telecamere del mondo intero mostrino quello che succede in Francia. Vogliono nascondere i nostri morti. I nostri morti non possono nemmeno esistere. Vogliono nascondere le violenze della polizia. Vogliono nascondere la negazione della giustizia. Vogliono nascondere il silenzio dello Stato francese davanti ai nostri morti.

Soprattutto, non vogliono mostrare una marcia dove ci sono tutti: ci sono i quartieri popolari, ci sono i centri città, poco importa la provenienza, la religione, il genere: è questo che non vogliono mostrare.

Non vogliono che marciamo perché non vogliono che si senta il nome dei nostri morti. Noi siamo le famiglie delle vittime. Ma non saremo mai le loro vittimeAssa Traoré

GLI ABBIAMO DETTO: ci avete vietato Beaumont, ci avete bloccato i treni. Allora, Parigi è grande. E siamo qui, tutti, per la stessa cosa: per la libertà, la democrazia, la giustizia. E per continuare a denunciare le violenze poliziesche che aumentano senza sosta.

Oggi la Francia non può permettersi di dare alcuna lezione di morale agli altri paesi. Oggi, la polizia francese è razzista. La polizia francese è violenta. Oggi in Francia le telecamere del mondo intero devono mostrare che non c’è il diritto di manifestare. Ma si lasciano, invece, manifestare dei neonazisti.

In Francia non vogliono che marciamo perché non vogliono che si senta il nome dei nostri morti. Non vogliono sentire, «Adama Traoré». Non vogliono sentire il nome di tutti questi morti. I nostri morti, li cacciano finanche dentro la tomba! È una disumanizzazione totale. È inumano (…) L’ultima parola, l’abbiamo detto, ce l’abbiamo noi. E ce l’abbiamo perché siamo qui.

Nessuno può vietarci di marciare. Di riunirci. Nessuno può vietarci di pronunciare il nome dei nostri morti, di difendere la nostra libertà, il nostro paese, la democrazia del nostro paese.

Abbiamo il diritto di vivere. Tutti i nostri morti avevano il diritto di vivere, come chiunque è qui oggi. Non siamo animali. E non saremo mai le loro vittime. Siamo le famiglie delle vittime. Sono una famigliare di una delle vittime. Ma non sarò mai la loro vittima.

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento