«Vi esorto a percorrere insieme la via della dignità, dell’umanesimo e della sostenibilità ambientale. La vita inizia nelle montagne, nei fiumi e nelle foreste. Svegliamo l’umanità, non c’è più tempo. Berta Cáceres, grazie.

Nel giorno in cui la presidentessa dell’Honduras, Xiomara Castro, ricordava l’attivista ambientale assassinata il 3 marzo del 2016 nel suo discorso a Cop28, la procura di Tegucigalpa emetteva un mandato di arresto contro Daniel Atala. Importante e non scontata novità nel processo per l’omicidio di Berta, visto che le tre figlie dell’ambientalista indigena e gli avvocati del Copinh (Consiglio civico delle organizzazioni popolari e indigene dell’Honduras) avevano da sempre detto che senza un procedimento atto a individuare i mandanti morali dell’omicidio non si poteva parlare di giustizia. Attiviste e attivisti avevano da sempre sospettato della famiglia Atala Zablah, e più volte fatto il nome di Daniel Atala, reggente finanziario della Desa, come possibile responsabile nella macchinazione dell’omicidio.

OLIVIA MARCELA CÁCERES, figlia di Berta e ora ambasciatrice a Cuba per l’Honduras, commenta così al manifesto: «Questa accusa segna un prima e un dopo nella storia della giustizia del nostro paese. Significa che c’è un potere giudiziario pronto ad affrontare, con le sue conseguenze, uno dei gruppi più influenti a livello economico. Significa colpire persone abituate a muoversi nell’impunità. Un gruppo di oligarchi mai toccato dalla giustizia honduregna. Significa che i giudici stanno aprendo un processo contro una delle famiglie più potenti di tutto il continente».

Olivia, assieme al Copinh e alle altre due figlie di Berta, Bertita e Laura, si augurano che questa non sia solo una mossa mediatica del governo di Xiomara Castro e che davvero il più piccolo rampollo della famiglia Atala Zablah sia incarcerato e inquisito per i reati per cui è scattato l’ordine di arresto, cioè per essere il coordinatore di diverse iniziative volte a perseguire e criminalizzare i/le militanti del Copinh corrompendo, alla bisogna, agenti di polizia. Atala è sotto indagine anche per possibili atti corruttivi nell’assegnazione del progetto Idroelettrico Aqua Zarca alla Desa, e di commenti razzisti contro il popolo Lenca.

«DANIEL ATALA È UN ASSASSINO – ricorda sempre Olivia – perché il suo ruolo nell’impresa era quello di autorizzare i pagamenti del personale, anche di quello che doveva perseguire mia madre. Così sono iniziati una serie di attacchi sistematici contro i militanti del Copinh, attacchi che si sono conclusi con l’omicidio della fondatrice dell’organizzazione».

A 93 mesi dall’omicidio di Berta, che proprio per il suo ruolo nel Copinh vinse il premio Goldman Prize del 2015 (premio annuale assegnato ai più strenui difensori dell’ambiente a livello mondiale), lo stesso Consiglio ha scritto su Facebook: «Le autorità honduregne hanno l’obbligo imprescindibile di effettuare la cattura di Daniel Atala e di tutti gli altri coinvolti in questo crimine». Atala era già finito alla sbarra, come imputato (poi assolto) e testimone, durante il processo che ha portato alla condanna, a 22 anni di carcere, di David Castillo ex presidente della Desa.

Olivia conclude rimarcando che «se ci sarà una condanna contro Daniel Atala, una condanna giusta, una condanna che faccia davvero giustizia per Berta, ciò significherebbe, per la prima volta in Honduras, che la giustizia può colpire non solo chi cammina scalzo ma anche chi fa parte di gruppi di potere economici».