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Internazionale

Lo «zar della frontiera», l’incubo dazi, la gioia di Bolsonaro e Milei

Potere assoluto L'America Latina non è una priorità, i migranti da fermare o deportare sì. Ecco il falco Tom Homan. Il primo giorno del suo mandato il tycoon promette di chiudere il confine con il Messico
Pubblicato un giorno faEdizione del 12 novembre 2024

Nella lista delle priorità di Trump, l’America latina, si sa, non figura certo ai primi posti. E che il leader tycoon se ne disinteressi, per la regione potrebbe non essere affatto una cattiva notizia.

IL DISCORSO, tuttavia, non vale per il Messico, a cui il presidente eletto ha già rivolto varie minacce. Come quella, per esempio, di deportare milioni di indocumentados o di imporre dazi del 25% alle importazioni di prodotti messicani nel caso in cui il governo Sheinbaum non blocchi il flusso di migranti – e di Fentanyl – verso gli Usa. O quella di ristabilire il programma “Remain in Mexico”, in base a cui i richiedenti asilo verrebbero obbligati a restare nel paese in attesa di conoscere il proprio destino.
E se pure è impensabile che Trump finisca per rimpatriare milioni di immigrati irregolari senza paralizzare con ciò l’economia statunitense, è certo che non ha perso tempo a mandare segnali in questa direzione.

NON PER NIENTE ha nominato come responsabile del controllo delle frontiere Usa il falco Tom Homan, lo stesso che, durante il primo mandato, aveva svolto un ruolo chiave nella progettazione e attuazione della politica di separazione dei bambini dai loro genitori, poi abbandonata di fronte all’indignazione generale. «Conosco Tom da molto tempo e non c’è nessuno più bravo di lui nel sorvegliare e controllare i nostri confini», ha dichiarato Trump, aggiungendo che «lo zar della frontiera» si occuperà anche di tutte le deportazioni degli immigrati senza documenti nel loro paese di origine.

Le brutte notizie per i migranti potrebbero iniziare già il primo giorno del suo mandato, quando, secondo quanto ha dichiarato il suo consigliere Jason Miller senza però fornire ulteriori dettagli, Trump dovrebbe emettere un decreto per «chiudere» la frontiera con il Messico. Tanto più che, secondo un sondaggio di Reuters/Ipsos, l’immigrazione è indicata come la questione più urgente per i suoi primi 100 giorni, più della salute, della criminalità e dell’impiego (e naturalmente dell’ambiente): è uno statunitense su quattro ad augurarsi che questa sia la priorità di The Donald.

LA PRESIDENTE SHEINBAUM ostenta tuttavia la massima tranquillità, dicendosi certa che le relazioni tra i due paesi «saranno buone» e ponendo l’accento tanto sulla riduzione del 75% del numero di migranti arrivati alla frontiera con gli Usa dal dicembre del 2023 ad oggi quanto sugli sforzi per contrastare il narcotraffico. «Non c’è nessun motivo di preoccupazione per nessun messicano», ha assicurato.

Ma non c’è solo l’inasprimento delle politiche migratorie a destare allarme, in Messico come in Guatemala, Honduras o El Salvador (al di là della simpatia tra Trump e Nayib Bukele): anche il protezionismo trumpiano potrebbe avere conseguenze pesanti sulla regione, e non solo sulle economie dei paesi centroamericani, altamente dipendenti dagli scambi con Washington, ma anche sul Brasile e su altri paesi esportatori.

PER IL GOVERNO LULA, tuttavia, la vittoria di Trump è stata una pessima notizia anche sul piano interno, dando ulteriore forza alla già arrembante estrema destra brasiliana, fiduciosa che quanto avvenuto negli Usa si ripeterà un’altra volta in Brasile. Come è successo con la vittoria di Bolsonaro nel 2018 dopo quella di Trump nel 2016, e con l’assalto al Congresso nel 2023 dopo quello a Capitol Hill nel 2021. Grande esultanza per la «vittoria epica» del «guerriero» repubblicano è stata espressa in particolare da Bolsonaro, il quale ha ripreso coraggio ed è tornato a sognare anche lui, malgrado la sua ineleggibilità, un ritorno trionfale alla guida del paese nel 2026.

Dalla sua, Bolsonaro, avrà anche il sostegno di Elon Musk, la cui influenza sulla transizione presidenziale di Trump è pari almeno all’avversione del miliardario per Lula, ovviamente cresciuta con la vicenda della messa al bando di X. E non è certo un segnale irrilevante che il presidente brasiliano abbia deciso di aprire le porte all’impresa cinese di satelliti SpaceSail, la quale si troverà così a competere con la Starlink di Musk nel mercato di internet via satellite.

FELICE COME BOLSONARO è apparso solo Milei, che incontrerà Trump al meeting ultraconservatore Cpac in programma dal 14 al 16 novembre a Mar a Lago in Florida e, nell’occasione, terrà un incontro anche con Musk, il quale, puntando a mettere le mani sul litio latinoamericano, guarderà senz’altro con interesse all’Argentina, che del litio è il quarto produttore mondiale, con esportazioni cresciute nel 2022 di oltre il 230%.

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