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L’Italia e quell’incolmabile gap

L’Italia e quell’incolmabile gapUn'azione di Italia-Inghilterra

Rugby Al Sei Nazioni contro gli inglesi è ancora sconfitta, un 33-0 dove mai, in nessun momento, le sorti della partita son state in discussione.

Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 14 febbraio 2022

In un futuro più o meno prossimo la nazionale italiana di rugby potrà forse competere con squadre che occupano i primi posti nel ranking mondiale. Ma per il momento non ci sono assolutamente le condizioni perché questo accada. Non illuda lo storico e grandissimo successo dell’Under 20 contro i pari età inglesi nel match di venerdì sera al Monigo, Un 6 a 0 d’altri tempi che dice molto della qualità dei nostri giovani e giovanissimi, da tempo capaci di misurarsi alla pari con avversari molto più titolati di loro, ma che segnala ancora una volta come nel passaggio al livello superiore, quello del rugby professionistico, il gap rimane incolmabile. Gli azzurri avevano incassato cinque mete dalla Francia in quel di Parigi. Altre cinque sono arrivate nel match dell’Olimpico contro l’Inghilterra. Allo Stade de France il punteggio era stato 37-10, con l’Italia in meta per prima; qui è finita 33-0 e mai, in nessun momento, le sorti della partita son state in discussione.

L’INGHILTERRA era reduce da una dolorosa sconfitta contro la Scozia. Non solo doveva vincere ma doveva farlo con una prestazione priva di ombre. Si è presentata in campo con le idee chiare, molto concentrata e consapevole dei suoi punti di forza. E con un piano di gioco ben definito: difesa attenta, disciplina, gestione delle fasi statiche, avanzamento. Così è stato. I portatori di palla del XV della Rosa hanno fatto sempre la differenza: 638 metri percorsi con l’ovale in mano contro i 287 dei giocatori in maglia azzurra, quasi il doppio dei passaggi, maggior capacità di andare oltre la linea del vantaggio, difesa più aggressiva. Non è stata una mattanza e l’Italia ha fatto il possibile, ma non appena il ritmo della partita si è alzato la differenza è apparsa evidente. E ogni volta che gli inglesi sono entrati nei nostri 22 metri hanno portato a casa qualcosa.

La prima meta è giunta al 10’ (Marcus Smith) dopo un placcaggio mancato. La seconda al 20’ (Jamie George) dopo un’azione multifase ed era 14-0. Al 40’ è arrivata la terza meta, ancora con Jamie George: il tallonatore inglese ha sfruttato un passaggio sbagliato di Varney e ha schiacciato senza difficoltà. La quarta meta, quella che ha dato agli inglesi la garanzia del punto di bonus, è giunta al 45’, con la difesa azzurra in affanno e Elliot Daly che ha sfruttato il campo libero. Al 73’ quinta e ultima meta di Kyle Sincklair. 33-0 e fine del discorso.

Gli azzurri hanno avuto più di un’occasione per andare in meta ma hanno sempre trovato una difesa inglese impeccabile che ha chiuso tutte le porte e hanno finito per buttare al vento, per la fretta e l’affanno, le loro chances. La loro è stata una partita generosa, a volte encomiabile, ma hanno sofferto la prestanza fisica dei ball carriers inglesi e l’inferiorità tecnica. Di là c’erano giocatori abituati ai ritmi e alla qualità della Premiership inglese, di qua c’era il Benetton più qualche aggiunta delle Zebre, franchigia che il presidente della federugby, Marzio Innocenti, ha recentemente definito “non di grande utilità”. Tra quindici giorni l’Italia è attesa dall’Irlanda a Dublino. Altra sfida impossibile.

SABATO la nazionale del trifoglio ha perso di misura (30-24) contro la Francia a Parigi in quello che molti hanno definito come il match più importante del torneo. La partita ha onorato le attese. Priva della guida sulfurea di Jonathan Sexton, e con il sostituto Joe Carbery chiaramente in difficoltà nel dirigere il gioco, l’Irlanda ha chiuso il primo tempo sotto per 19-7 (mete di Dupont e Hansen). Dall’altra parte c’era una Francia molto in palla, terribilmente aggressiva e soffocante, che ha messo alle corde i suoi avversari costringendoli a recitare un copione inatteso e a ricorrere a molti, troppi falli. I diciotto punti messi a segno da Melvyn Jaminet – sei penalty e una trasformazione  – hanno fatto la differenza, soprattutto all’inizio del secondo tempo quando l’Irlanda si è rifatta sotto con due mete (Van der Flier e Gibson-Park). La meta di Cyril Baille ha riportato i francesi a distanza di sicurezza.

Il match di Cardiff tra Galles e Scozia ha visto prevalere di stretta misura (20-17) i padroni di casa. Con la sconfitta degli scozzesi, l’unica squadra delle Isole Britanniche rimasta in corsa per la Triple Crown è l’Irlanda.

Classifica: Francia 9; Inghilterra e Irlanda 6; Scozia 5; Galles 4; Italia 0.

 

 

 

 

 

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