L’inizio della fine del calvario di Julian Assange?
Whistleblowing La decisione di un tribunale britannico di concedere a Julian Assange il diritto di fare appello contro la sua estradizione negli Stati Uniti apre uno spiraglio di speranza
Whistleblowing La decisione di un tribunale britannico di concedere a Julian Assange il diritto di fare appello contro la sua estradizione negli Stati Uniti apre uno spiraglio di speranza
La decisione di un tribunale britannico di concedere a Julian Assange il diritto di fare appello contro la sua estradizione negli Stati Uniti, potrebbe segnare “l’inizio della fine” del suo lungo calvario, secondo la moglie Stella Moris Assange, intervistata in esclusiva dalla testata The National lo scorso 20 maggio. Sebbene si tratti di una “tregua temporanea”, ha precisato l’avvocata quarantenne, “ogni giorno in cui c’è un’udienza decisiva in cui Julian potrebbe essere estradato e non lo è, è per noi una vittoria. Avvicina Julian alla sua libertà”.
In pratica, Assange può ora presentare il suo appello all’Alta Corte inglese… ma quando? E quanto durerà il processo? Ricordiamo che, durante i procedimenti legali, egli rimarrà pur sempre incarcerato nella temibile prigione di Belmarsh, a meno che i suoi avvocati non riescano ad ottenere per lui gli arresti domiciliari in una villa londinese con la sua famiglia.
Intanto, una settimana fa (il 24 maggio), i legali di Julian e del Dipartimento di Giustizia statunitense hanno depositato le loro “draft order” (bozze di proposta) per calendarizzare l’appello. Avremo già una indicazione della volontà della magistratura britannica di protrarre o di accorciare il calvario di Julian, dalla calendarizzazione che notificheranno alle parti nelle prossime settimane.
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Assange, dagli Usa garanzie insufficientiNel suo post X (già Twitter) e Substack del 27 maggio, Stella ha sottolineato come questa seppur limitata vittoria dimostri “il potere dell’azione collettiva”, aggiungendo che, in questo “caso politico contro Julian, il sostegno del pubblico ha fatto la differenza. Non avremmo potuto farcela senza gli anni di attivismo persistente” e “l’incredibile sostegno” di tutti gli attivisti sparsi nel mondo.
Come per darle ragione, mentre Stella scriveva queste parole sul suo profilo Substack, attivisti in ben quattro città italiane dimostravano di essere perfettamente coscienti dell’importanza di continuare a mantenere alto il livello di coinvolgimento della popolazione nella campagna Free Assange.
In particolare, i quattro gruppi stanno organizzando il tour, lungo la Penisola, della stupenda opera statuaria di Davide Dormino “Anything to Say?” Si tratta di un gruppo scultoreo in bronzo massiccio che si può vedere, toccare con le mani e anche salirci sopra; Dormino lo chiama il suo “monumento” al coraggio di tre eroi moderni, che egli ha raffigurato a grandezza naturale: Julian Assange, Chelsea Manning e Edward Snowden in piedi su tre sedie. Accanto a loro, c’è una quarta sedia vuota sulla quale la popolazione è invitata a salire e a dire la verità in faccia al Potere, come hanno fatto i tre eroi.
Assange, naturalmente, è il giornalista-editore ed esperto informatico di origine australiana che ha creato il sito WikiLeaks, mentre Manning è la giovane militare statunitense che gli ha fornito i documenti scottanti da pubblicare. Si tratta di documenti che rivelano come il Potere, per meglio manipolarci e venderci le sue guerre, presenta falsamente, come missioni di pace per il bene comune, le sue missioni militari cruente e imperialiste.
Snowden, invece, è il giovane informatico statunitense, assunto dalla NSA, che ha rivelato come il Potere, sempre per poterci manipolare più facilmente, ci spia illecitamente, persino nei nostri cellulari, per scoprire i nostri punti deboli e i temi ai quali siamo più sensibili. Come ricorda Chomsky, il Potere ha bisogno di poter agire nell’ombra per commettere i suoi misfatti; perciò, fa pagare un prezzo altissimo a chi osa gettarvi luce. Assange, Manning e Snowden hanno accettato di pagare quel prezzo pur di difendere il nostro diritto di sapere.
“I monumenti di solito sono per le persone morte, invece [Assange, Manning e Snowden] sono ancora vivi e possono essere salvati,” dice Dormino sul suo sito; “quindi l’idea di farli stare nelle piazze è un po’ come liberarli simbolicamente.”
Si può vedere, toccare con le mani e salire sopra “Anything to Say?” a Napoli, in piazza Dante, fino a domani 31 maggio, con sei interventi e performance sulla sedia vuota alle ore 18.30 e chiusura alle 19.30 con la Banda Basaglia. Poi ci sarà la puntata a Roma davanti all’ex Mattatoio in piazza Orazio Giustiniani, fino al 7 giugno. Sabato 1 giugno gli attivisti di Free Assange Italia faranno interventi sulla sedia vuota a partire dalle ore 17, poi alle 20 ci sarà una performance live con musica; martedì, invece, alle ore 18.30, Dario Morgante e Gianluca Costantini presenteranno il loro graphic novel “Julian Assange”.
Poi sarà il turno di Bologna, il 13 e 14 maggio, in piazza del Nettuno. Ci saranno interventi e performance libere sulla sedia vuota, dalle ore 11 fino alle ore 21, nonché una piccola mostra riguardante Assange.
“Anything to Say?” approderà infine il 15 e il 16 giugno, al Castello Sforzesco di Milano dove Stella Assange, ospite d’onore, parlerà ai partecipanti del Wired Next Fest.
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