Visioni

«L’étoile filante», stravaganti vendette nel bar delle stelle

«L’étoile filante», stravaganti vendette nel bar delle stelleFiona Gordon e Dominique Abel in una scena di «L’étoile filante»

Cinema Inaugurazione sotto la pioggia a Locarno 76 che porta in piazza Grande il film di Fiona Gordon e Dominique Abel

Pubblicato più di un anno faEdizione del 4 agosto 2023

La pioggia non ha risparmiato l’inaugurazione del festival, che ha portato in piazza L’étoile filante della coppia composta da Fiona Gordon, canadese e Dominique Abel, belga. Coppia sia nella vita reale che artistica, di stanza a Bruxelles dove scrivono, dirigono e interpretano le loro divertenti stravaganze anche a teatro. L’étoile filante del titolo è il nome di un bar, gestito da Kayoko e dal suo compagno barista Boris, con tanto di buttadentro. Lì arriva un avventore che ordina una birra, e all’improvviso l‘imprevedibile scarto narrativo: il cliente sfodera un’arma deciso a stendere il barista, non solo non riesce, ma gli si stacca il braccio artificiale dopo che ha sparato. L’uomo è stato vittima molti anni prima di un attentato finito male dell’attivista Boris e ora vuole vendicarsi. Tornerà. Così a Boris e compagna non resta che trovare un sosia, il depresso Dom, da dare in pasto al vendicatore. Ma la moglie di Dom è detective e nel corso del surreale racconto riuscirà a venire a capo dell’inguacchio. Raccontare la trama di questo film è opera vana e non rispecchierebbe i virtuosismi e le trovate comiche, in alcuni casi da film muto, che si alternano a impensabili balletti su colonna sonora magnifica. Compresa una marcia di protesta segnata da Sebben che siamo donne, mentre il protagonista chaplinianamente guida il corteo.

E I RIFERIMENTI sono davvero molteplici, dalle atmosfere di Kaurismäki, agli echi tarantiniani prosciugati dalla violenza che si stempera sempre in un sorriso. E molto contano gli interpreti a partire da Gordon e Abel. Lui ricorda vagamente John Waters, con tanto di baffettini disegnati, abilissimo nella capacità di sciogliere il corpo magrissimo come fosse di gomma, lei enfatizza il tasso di improbabilità del suo personaggio con occhialoni oversize, quadernetto di appunti e impermeabile d’ordinanza. Efficace anche la disarticolata presenza di Kaori Ito, ballerina e coreografa che permette alla stralunata commedia noir di decollare verso livelli deliranti. Certo un’apertura inconsueta per un festival che punta molto sulla serietà autoriale, ma proprio per questo da salutare con simpatia.

Spiazzante e brillante, «Yannick» di Quentin Dupieux in concorso

Simpatia che ha segnato anche Yannick, film in concorso di Quentin Dupieux che ci porta in un teatrino dove tre interpreti sul palco sono chiamati a dare verve all’insulsa commediola Il cornuto. Anche qui la svolta, Yannick, uno spettatore, interrompe la messa in scena. All’inizio non si capisce se possa essere una trovata scenica, ma quasi subito si comprende che Yannick è davvero irritato. Ha attraversato la città sperando in una divertente evasione dal grigiore esistenziale e si ritrova di fronte a un’insulsaggine che lo irrita. E come ormai fa chiunque sui social, anche lui prende la parola e affonda la sua critica. Solo che lui lo fa in prima persona, con tanto di presenza fisica.

IL RISULTATO anche in questo caso è spiazzante e brillante, coinvolgendo attori, spettatori, guardarobiera in un susseguirsi di notazioni semplici ma spesso efficaci su arte, rappresentazione, depressione, egoismo, passività e inerzia che ormai attanagliano. Una sorta di teatro dell’assurdo che si insinua in un contesto che appare invece realistico, tutto ambientato nella medesima location. Mr. Oizo, così è anche conosciuto Dupieux in ambito musicale come creatore di musica elettronica e dj, era già approdato a Locarno qualche anno fa con Rubber, un racconto che ha come protagonista uno pneumatico combinaguai, seguito da Wrong, Wrong Cops, Reality che lo hanno portato nei più importanti festival europei e anche a farsi conoscere dal pubblico più attento alle storie borderline.

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