Le navi quarantena ancora in mare. Ma la legge non c’è
Mediterraneo Finita l’emergenza non sono state dismesse. Il Garante: illegittima privazione della libertà. Per associazioni e avvocati il rischio è che funzionino come «hotspot galleggianti»
- Sono state istituite dalla Protezione civile il 12 aprile 2020. Cinque giorni prima i ministeri di Interno-Salute-Infrastrutture-Esteri avevano stabilito che i porti italiani non sarebbero stati considerati «sicuri» durante l’emergenza sanitaria per i migranti soccorsi dalle Ong
- Il 31 marzo l'emergenza sanitaria Covid-19 è terminata, le navi quarantena no. Mercoledì scorso 89 dei 106 migranti salvati da Sea-Eye e approdati ad Augusta sono stati reimbarcati
- Non risultano atti normativi che prorogano l'utilizzo di queste unità navali, né avvisi di gara pubblici per noleggi successivi al 31 marzo
Lo stato di emergenza Covid-19 è finito, le navi quarantena no. A una settimana da quella che sarebbe dovuta essere la scadenza dell’uno e delle altre non si trova l’atto normativo che le proroga, né c’è traccia di nuovi bandi per il noleggio di unità navali. L’altro ieri, però, 89 dei 106 migranti scesi dalla Sea-Eye ad Augusta sono stati reimbarcati (dopo tampone negativo). Tra rada e banchina sostano le Splendid, Azzurra e Allegra della Gnv.
«Perseverare con l’utilizzo delle navi quarantena configurerebbe una illegittima privazione della libertà personale, trasformando quella che doveva essere una sistemazione di prevenzione sanitaria in hotspot galleggianti», è il duro commento del Garante nazionale dei detenuti Mauro Palma. Che le ha sempre considerate una «soluzione transitoria ed eccezionale legata allo stato di emergenza sanitaria» terminato il 31 marzo.
«LA LEGITTIMITÀ di queste navi era dubbia già all’inizio, visto che incidono sui diritti di alcune specifiche categorie di persone – afferma l’avvocato Salvatore Fachile dell’Associazione studi giuridici sull’immigrazione (Asgi) – Adesso questa limitazione della libertà personale ha perso qualsiasi base legale perché era espressamente collegata allo stato di emergenza». Secondo Fachile «si assiste al sequestro di alcune categorie di persone, un trattamento profondamente discriminatorio che riguarda solo i cittadini stranieri che arrivano in una determinata zona d’Italia, la Sicilia».
Per chi sbarca in Puglia o Calabria, invece, l’isolamento è a terra. Mentre i profughi che fuggono dall’Ucraina non vanno in quarantena: entro 48 ore dall’arrivo sono sottoposti a tampone e se l’esito è negativo devono solo monitorare per cinque giorni le proprie condizioni di salute e indossare le Ffp2.
DAI DIVERSI SOGGETTI coinvolti nella vicenda delle navi – ministeri di Interno, Salute, Infrastrutture, Protezione civile e Croce rossa – trapelano informazioni scarse e a volte contraddittorie. L’unico riferimento normativo che viene fuori è un’ordinanza firmata dal ministro della Salute Roberto Speranza il 29 marzo scorso. Questa proroga un analogo provvedimento del 22 febbraio dove però non c’è alcuna menzione delle navi quarantena.
NEBULOSO ANCHE il fronte dei contratti di noleggio delle «unità navali per assistenza sanitaria migranti», come sono definite ufficialmente. L’ultimo avviso di gara pubblicato il 10 dicembre scorso da ministero delle Infrastrutture (Mit) e Protezione civile riguardava cinque navi fino al 31 marzo.
Se lo sono aggiudicato Gnv – con le Aurelia, Azzurra, Splendid e Rhapsody – e Moby, con la Moby Zaza. Per un totale di 20 milioni di euro tra gennaio e marzo 2022. Anche per quel trimestre il bando subordinava l’efficacia dell’aggiudicazione alla proroga dello stato di emergenza, che il governo non aveva ancora disposto.
IL 1 APRILE IL MIT ha confermato al manifesto che i contratti erano scaduti il giorno prima e non erano previste deroghe né altre procedure di affidamento «snelle», consentite solo dallo stato di emergenza. Ieri ha chiarito che i suoi uffici hanno curato l’affidamento del servizio, mentre stipula, gestione ed esecuzione del contratto sono rimesse al soggetto attuatore per le attività emergenziali nominato dal ministero dell’Interno. Cioè la protezione civile, la quale fa sapere che è allo studio la proroga di due delle cinque navi in via precauzionale. Al momento non risultano decisioni già prese. Secondo Gnv, invece, già da oggi due delle sue quattro unità rientreranno nella flotta.
Le navi quarantena sono state istituite con decreto della protezione civile il 12 aprile 2020. Questo faceva seguito al decreto interministeriale Interno-Salute-Infrastrutture-Esteri di cinque giorni prima, secondo cui i porti italiani non sarebbero stati considerati «sicuri» durante l’emergenza sanitaria per le persone soccorse da navi straniere fuori dalla zona di ricerca e soccorso italiana. In pratica, per i naufraghi salvati dalle Ong.
ALMENO TRE CITTADINI stranieri hanno perso la vita in circostanze legate alle navi quarantena: Bilal, 22enne tunisino, si è suicidato a maggio 2020 lanciandosi dalla Moby Zaza; due minori, Abdallah Said e Abou Diakite, sono morti in ospedale dopo lo sbarco d’urgenza. Su questi due decessi indaga la magistratura per verificare eventuali legami con le condizioni di permanenza a bordo. Per molti cittadini tunisini, invece, le navi quarantena sono state l’anticamera del rimpatrio, limitando la possibilità di chiedere asilo e facilitando le procedure di espulsione.
Già a dicembre 2020 una coalizione di 150 associazioni aveva chiesto al governo la revoca della misura. «Le unità navali sembrano essere utilizzate come “hotspot galleggianti” per operare la selezione arbitraria e preventiva tra richiedenti asilo e migranti economici e come Cpr nel predisporre rimpatri», si legge nella lettera.
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