Le manovre di Putin e Erdogan sul grano ucraino. Il no di Kiev
Crisi ucraina Mosca e Ankara annunciano un vertice quadrilaterale ospitato dalla Turchia, insieme all'Onu. L'Ucraina nega l'accordo, mentre dal porto occupato di Mariupol parte il primo cargo. Droni ucraini sulla mega raffineria di Rostov
Crisi ucraina Mosca e Ankara annunciano un vertice quadrilaterale ospitato dalla Turchia, insieme all'Onu. L'Ucraina nega l'accordo, mentre dal porto occupato di Mariupol parte il primo cargo. Droni ucraini sulla mega raffineria di Rostov
Un corridoio marino, sicuro, che attraverso il Bosforo e lo Stretto dei Dardanelli accompagni il grano ucraino fuori dalla guerra, a beneficio dei paesi importatori, di cui più di uno ha i silos vuoti e le pance pure.
Alla base un accordo tra Russia e Turchia, fanno sapere i ministeri della difesa di Mosca e di Ankara, che a riprova danno la notizia di un cargo di produzione turca e bandiera maltese, l’Azov Concord, partito dal porto di Mariupol, sul Mar Nero.
Difficile dire se carico di grano o meno: ufficialmente è stato solo riparato, ma si tratta comunque della prima imbarcazione straniera a salpare da Mariupol.
NAVE TURCO-MALTESE, via libera russo, forse grano ucraino o forse no: il senso dell’invasione nella pancia di un cargo. Non a caso, Kiev non scoppia di felicità: più volte ha ribadito di non aver dato il consenso a un accordo, irraggiungibile senza il benestare dell’occupato.
In casa ucraina la preferenza va ai corridoi terrestri che bypassino i porti occupati. Più contenta l’Onu – il suo segretario generale Guterres da mesi sventola lo spauracchio, concretissimo, di una crisi alimentare globale che minaccia soprattutto Medio Oriente e Africa – che è in contatto continuo con Ankara per un’intesa che non scontenti nessuno.
La Turchia, ieri, ha parlato anche di una linea rossa tra Ankara, Mosca e Kiev per trovare una soluzione rapida alla crisi, almeno quella alimentare. Soluzione che nei sogni di gloria del presidente turco Erdogan dovrebbero tradursi in un vertice da tenersi proprio a Istanbul la prossima settimana, tra russi, ucraini, turchi e rappresentanti dell’Onu per sbloccare il dossier grano.
L’IDEA è la creazione di un «meccanismo di osservazione», che monitori i corridoi marittimi e l’esportazione di milioni di tonnellate di grano e cereali ucraini, fermi perché i porti sono sotto occupazione russa o perché sono stati minati dagli ucraini.
Non solo export ucraino, però. La condizione che detta Mosca è che dalle coste del Mar Nero parta pure il grano russo. Secondo la Turchia, un’eventuale intesa quadrilaterale permetterà l’export di 30-35 milioni di tonnellate di grano in 6-8 mesi.
Ma a raffreddare i facili entusiasmi ieri è stato il ministero degli esteri di Kiev: «Non è stato raggiunto ancora un accordo su un vertice tra Ucraina, Russia, Turchia e Onu».
MENTRE ERDOGAN si cuce addosso la medaglia di negoziatore numero uno (e il suo prezioso bagaglio di impunità rispetto alle sue di occupazioni illegali), sul campo lo scontro si concentra su Severodonetsk e la città gemella Lysychansk.
I bombardamenti incessanti da parte russa – ha scritto il governatore di Lugansk, Serhiy Hadai – stanno coprendo l’avanzata via terra verso le sedi della polizia, dei servizi e della procura generale a Lysychansk.
I prossimi giorni saranno decisivi, aggiungono funzionari ucraini senza celare la preoccupazione: se cade Severodonetsk, ultimo baluardo, Mosca controllerà l’intera Lugansk e potrà concentrare i propri sforzi bellici su quel resta del Donbass, sulla regione di Donetsk.
Piove morte anche su Kharkiv, seconda città del paese, che tra martedì e ieri contava 15 civili uccisi. Ma la guerra non risparmia nemmeno il territorio russo: ieri un drone ucraino ha penetrato la difesa aerea di Mosca e colpito una mega raffineria di petrolio a Novoshakhtinsk (Rostov), ad appena sei km dal confine. L’azione è stata ripresa in video: un drone sopra l’impianto, la planata-kamikaze e la fortissima esplosione.
AD ALZARE LA TENSIONE, ci pensa la Finlandia dell’ex neutralità: in attesa dell’adesione nella Nato (Erdogan permettendo), ieri il capo di stato maggiore Kivinen ha detto che le forze armate sono pronte a rispondere a un eventuale attacco di Mosca.
Che resta concentrata su Kaliningrad: ieri la portavoce del ministero degli Esteri Zakharova ha minacciato rappresaglie non solo diplomatiche al blocco lituano al transito di beni verso l’enclave russa.
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