La soluzione democristiana del Ppe: il partito di Orbán è solo sospeso
Europarlamento Il Fidesz sarà messo sotto sorveglianza da una commissione di controllo guidata dall’ex presidente del Consiglio Ue, Herman van Rompuy, ma non sarà cacciato dal gruppo dei popolari
Europarlamento Il Fidesz sarà messo sotto sorveglianza da una commissione di controllo guidata dall’ex presidente del Consiglio Ue, Herman van Rompuy, ma non sarà cacciato dal gruppo dei popolari
Soluzione democristiana per il Fidesz: il partito del primo ministro ungherese, Viktor Orbán, è stato «sospeso», con «effetto immediato» dal gruppo Ppe dell’Europarlamento, che si è riunito ieri pomeriggio a Bruxelles, con 190 voti contro 3. Orbán aveva affermato nei giorni scorsi che in caso di sospensione, il Fidesz avrebbe lasciato il Ppe.
Il suo partito ora è messo sotto sorveglianza, con la nomina di una commissione di controllo, sotto la guida dell’ex presidente del Consiglio Ue, Herman van Rompuy. Gli ungheresi non potranno più partecipare alle riunioni, non avranno più diritto di voto né potranno proporre candidati. L’accusa è di aver portato avanti da tempo una campagna diffamatoria e complottista contro l’Unione europea. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato un manifesto elettorale per le europee, una fotografia del presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, accanto alla bestia nera di Orbán, il miliardario americano di origine ungherese, George Soros, con la scritta: «Avete il diritto di sapere cosa propone Bruxelles». Juncker e Soros sono accusati da Orbán di voler favorire l’immigrazione in Europa.
Tredici partiti membri del Ppe, provenienti da dieci paesi – del Benelux e dei paesi scandinavi – avevano chiesto l’espulsione del Fidesz. I democristiani dei paesi dell’est si erano rifiutati, mentre i Républicains francesi si erano astenuti. Lo spintzerkandidat del Ppe per la carica di prossimo presidente della Commissione, il tedesco Manfred Weber (Csu bavarese, alleata della Cdu di Angela Merkel) ha cercato una soluzione di compromesso, per evitare lo scontro (e compromettere la sua eventuale elezione). Weber aveva posto tre condizioni al primo ministro ungherese, per evitare l’espulsione del Fidesz: togliere il manifesto anti-Juncker, chiedere scusa e permettere la riapertura dell’università di Soros a Budapest. Il manifesto è stato tolto, ma le scuse sono state molto leggere e soprattutto niente marcia indietro su Soros, che dovrà spostare l’università a Vienna. Juncker aveva avvertito: «Orbán da anni si allontana dai valori democristiani». Ma Weber con i grossi partiti democristiani si è chiesto: Orbán è meno dannoso dentro o fuori il Ppe? Il rischio è che si allei con l’estrema destra, formando nel prossimo parlamento un gruppo con i polacchi del Pis, i cechi e gli slovacchi.
L’Europarlamento ha votato il 12 settembre scorso un primo avvertimento all’Ungheria in vista dell’applicazione dell’articolo 7, per «rischi di violazione grave dello stato di diritto». a. m. m.
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