Europa

Il destino di Ilaria Salis nelle mani degli eurodeputati del Partito Popolare

Il destino di Ilaria Salis nelle mani degli eurodeputati del Partito PopolareIlaria Salis

Richiesta la revoca dell'immunità anche per il principale oppositore di Orban, Peter Magyar.

Pubblicato 11 giorni faEdizione del 24 ottobre 2024

«Il mio è stato un caso di tortura bianca». Il giorno dopo la richiesta di revoca dell’immunità parlamentare da parte del governo ungherese, Ilaria Salis attacca ancora il regime di Orban attraverso una conferenza stampa. L’eurodeputata di Avs ha denunciato la selvaggia campagna di diffamazione messa in atto non solo dal partito del primo ministro, Fidesz, ma anche dagli esponenti del gruppo dei Patrioti al Parlamento europeo per impedirle di svolgere il proprio mandato.

«Molti media filogovernativi ungheresi- accusa Salis – hanno pubblicato dozzine di articoli contro di me e propongono la stessa narrazione diffamatoria nei miei confronti. Questa persecuzione è cominciata durante la mia incarcerazione e ha assunto i connotati di un vero e proprio accanimento quando poi sono stata eletta». E spiega: «Non è ancora terminato nemmeno il primo grado di giudizio, eppure io sono già stata condannata dal signor Orban e dal signor Kovacs». A loro rivolge una domanda: «ma davvero in Ungheria è normale affermare che una persona è un criminale, un delinquente, che ha commesso un reato, prima che sia stata emessa la sentenza da parte di un giudice?». L’attivista ha raccontato i suoi 15 mesi in condizioni detentive disumane e degradanti nel carcere a Budapest, dal conferimento in catene al processo (la cui immagine aveva fatto scoppiare il caso in Italia), alla tortura psicologica attraverso la deprivazione sensoriale e l’isolamento.

«Non ci sono prove contro di me, non sono stata riconosciuta tra gli aggressori né dalle vittime, né dai testimoni». A chi, come la stampa di destra italiana, la accusa di non voler affrontare il giudizio, Salis risponde di non aver «intenzione di difendermi dal processo, voglio difendermi in un processo che sia rispettoso dei diritti fondamentali, del principio di presunzione di innocenza, e di quello di proporzionalità della pena: questo tipo di processo evidentemente non può svolgersi in Ungheria», sottolinea l’attivista, che rischia una pena fino a 24 anni di carcere duro.

Il futuro dell’eurodeputata è ora nelle mani dei colleghi eurodeputati. Salis sarà sostenuta dal proprio gruppo politico, The Left, da Socialdemocratici, Verdi e Liberali. Ma avrà contro i tre gruppi di estrema destra dell’europarlamento, oggi molto forti. Dunque saranno preziosi per la conta i voti dei 188 deputati del Partito Popolare che, però, nell’ultima legislatura sembrano più orientati a fare gruppo con le destre. Il punto quindi è convincerne almento una parte. Anche sfruttando l’analoga richiesta di revoca dell’immunità avanzata dal governo magiaro nei confronti di Peter Magyar, leader di Tisza, principale partito di opposizione a Viktor Orban, e membro del Ppe. La richiesta era stata presentata a fine settembre e annunciata da Metsola in aula nella prima plenaria di ottobre. Il caso di Magyar non riguarda un processo in corso, come nel caso di Salis, ma una denuncia pendente per il presunto furto di uno smartphone dopo una lite in un locale di Budapest, risalente alla fine dello scorso giugno, dopo la sua elezione a Strasburgo.

Secondo una ricostruzione del portale ungherese Telex, Magyar avrebbe afferrato e poi buttato nel Danubio il cellulare di un signore che lo stava filmando in un club mentre ballava con alcune donne e per questo sarebbe stato accusato di furto dal procuratore capo dell’Ungheria, Peter Polt, sostenitore di Orban e già membro del suo partito. Per i sostenitori di Magyar, il premier ungherse si sarebbe innervosito per i sondaggi recenti che vedono Tisza quasi appaiato a Fidesz, o addirittura superarlo nelle preferenza di voto con il 42% dei consensi contro il 40%. Per le elezioni manca ancora tempo. Intanto il parlamento europeo dovrà esprimersi sia su Salis che su Magyar. E all’italiana non resta che sperare che i popolari non sacrificano per altri interessi uno dei propri membri.

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