Politica

Conte licenzia Grillo: «Non ci sono più le condizioni perché lavori con noi»

Conte licenzia Grillo: «Non ci sono più le condizioni perché lavori con noi»Conte e Grillo insieme in piazza, nel giugno del 2023 – Ansa

5 Stelle Lo scontro in vista dell'assemblea costituente. Toninelli: «Il leader è un ingrato». E Buffagni dice che Tridico è troppo «marxista»

Pubblicato 3 giorni faEdizione del 25 ottobre 2024

Nei giorni in cui Giuseppe Conte è in giro per la sua Liguria, per il rush finale della campagna elettorale per le Regionali nelle quali sostiene il candidato del campo largo (senza renziani) Andrea Orlando, Beppe Grillo apprende che il contratto che lo lega al Movimento 5 Stelle in qualità di consulente alla comunicazione per 300 mila euro all’anno una volta giunto a scadenza non verrà rinnovato.

L’ultimo atto dello scontro tra il leader e il fondatore è contenuto nelle pagine just-in-time del consueto libro strenna di fine d’anno Bruno Vespa, che come al solito vengono anticipate col gontagocce per settimane. «Grillo è responsabile di una controcomunicazione che fa venire meno le ragioni di una collaborazione contrattuale», annuncia l’avvocato parlando con il conduttore Rai. Conte lega esplicitamente l’interruzione del rapporto professionale all’«assemblea costituente» che si terrà il 23 e 24 novembre prossimi, a una settimana dal voto in Umbria ed Emilia Romagna che (insieme a quello ligure) rappresenta un test per l’alleanza con il Pd e le sorti del fronte progressista. Per l’ex premier, infatti, Grillo «sta portando avanti atti di sabotaggio compromettendo l’obiettivo di liberare energie nuove… si sta battendo contro la sua comunità». Questa versione dei fatti corrisponde quella che Conte fornisce ormai da una settimane: non si tratta di uno scontro personale tra lui e il fondatore, è quest’ultimo che mette i bastoni tra le ruote al meccanismo che il M5S tutto ha messo in piedi. A questa accusa, Grillo e i suoi rispondono sostenendo che Conte ha messo in piedi un partito personale e che il percorso immaginato dal leader sarebbe privo delle garanzie di democrazia interna.

Tra i temi oggetto di discussione nel consesso del mese prossimo, al quale stanno lavorando 300 delegati selezionati con il metodo del sorteggio tra iscritti e simpatizzanti, c’è anche il ridimensionamento del ruolo del garante. Che, secondo la consulenza offerta al M5S dal costituzionalista Michele Ainis, viene considerato anomalo in quanto privo di scadenza, senza vincoli e soprattutto a tempo indeterminato. «Grillo ha rivendicato il compenso come garante anche nelle ultime lettere che mi ha scritto – affonda ancora Conte – Io non ho mai accettato che fosse pagato per questa funzione, che ha un intrinseco valore morale e non è compatibile con alcuna retribuzione». Dallo staff di Grillo affermano secchi: «Il contratto è in vigore». Per tutta risposta, dal M5S trapela una gelida ammissione che suona come un licenziamento: «Andrà alla sua naturale scadenza nei prossimi mesi» ma per il presidente «non ci sono più le condizioni per rinnovarlo».

Se qualcuno nelle settimane scorse invitava a una riappacificazione che ormai pare impossibile, di sostenitori di Grillo tra gli attuali eletti 5 Stelle se ne contano pochissimi. Danilo Toninelli, ex ministro ed ex capogruppo al Senato M5S, attacca Conte: «La gratitudine distingue i grandi, l’ingratitudine appartiene a chi tradisce chi lo ha reso ciò che è». E Davide Casaleggio, il figlio di Gianroberto, che col nuovo corso è stato accompagnato alla porta assieme all’esperimento, mai realmente decollato e oggi oggetto di modernariato della politica, della piattaforma Rousseau, dice che del M5S «è rimasto solo il nome». Poi lascia intravedere battaglie legali: «Il simbolo del M5S è di proprietà dell’Associazione fondata da me e da Luigi Di Maio». Ma dal lato contiano si considera la vicenda delle carte bollate praticamente blindata e si fa notare che anche Grillo ha smesso di agitare quello spauracchio.

La vicepresidente dei senatori Alessandra Maiorino, sostenitrice della svolta progressista dei 5S, risponde a Casaleggio Jr. a muso duro: «Il grande imprenditore parla perché gli abbiamo tolto la mucca da mungere». Proprio sulla linea nei giorni scorsi si è accesso un dibattito nel quale almeno si intravedono almeno contenuti politici. Stefano Buffagli, sottosegretario allo sviluppo economico e personalità di peso ai tempi dei governi Conte, ha attaccato Pasquale Tridico, attuale capodelegazione M5S al parlamento europeo, rinfacciandogli posizioni considerate «marxiste» e ricordando la radice «post-ideologica» del grillismo. L’ex presidente Inps ha tenuto il punto, rivendicando l’anti-liberismo, in nome di «Keynes e Schumpeter».

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento