Nell’imminenza del voto europeo il premier slovacco Robert Fico era apparso in video per la prima volta dall’attentato. Nell’occasione aveva preannunciato ai suoi connazionali che nel mese di giugno sarebbe tornato al lavoro. Il mese scorso Fico era stato ferito gravemente da Juraj Cintula, il settantunenne attentatore ex guardia di sicurezza, autore di poesie che, pistola alla mano, aveva sparato diversi colpi contro il primo ministro.

«Il 15 maggio un attivista dell’opposizione slovacca ha cercato di assassinarmi ad Handlová a causa delle mie idee politiche», avrebbe detto Fico nel suo videomessaggio. Da esso si ricava l’ennesima testimonianza del clima di tensione che esiste nel paese e che la politica sembra accentuare con dichiarazioni che sono pesanti accuse nei confronti degli avversari. Il premier, però, ha chiarito di averlo perdonato e che non intende intraprendere azioni legali nei suoi confronti, ossia contro colui che Fico ha definito «messaggero del male e dell’odio politico che l’opposizione fallita e frustrata ha sviluppato in Slovacchia in proporzioni inimmaginabilc».

Fico se la prende in particolare con l’opposizione guidata da Michal Šimečka, presidente di Slovacchia Progressista (Progresívne Slovensko, PS) ed ex vicepresidente del Parlamento Ue. Ritiene, evidentemente, che abbia una parte da protagonista negli attacchi contro il governo, quelli che, secondo Fico e i suoi, intendono aizzare l’odio politico nei confronti dell’esecutivo. Per cui, secondo il premier che ce l’ha anche con la stampa antigovernativa anche per aver sminuito, a suo dire, l’attentato, se continuerà così, «l’orrore del 15 maggio si ripeterà e ci saranno altre vittime».

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Le parole da lui pronunciate prima del voto sono sembrate un tentativo di convincere una parte di elettorato indeciso a votare per il suo partito Smer-Sd (Direzione Socialdemocrazia) e affossare la forza politica guidata da Šimečka. Le cose, poi, non sono andate così, dal momento che PS è risultato essere, nel voto dello scorso fine settimana, il primo partito del paese ottenendo sei seggi al Parlamento europeo, lo Smer-Sd ha ottenuto cinque seggi, uno, invece, quello conseguito da Hlas-Sd (Voce Socialdemocrazia), nessun seggio, infine, per il Partito Nazionale Slovacco (SNS) che, insieme a Hlas-Sd è in coalizione di governo col partito di Fico.

Lo Smer-Sd non è quindi riuscito nell’intento di surclassare PS che, al contrario, è stato premiato dagli elettori anche se il suo vantaggio rispetto al partito del premier è risultato essere di soli tre punti percentuali. Una sorta di testa a testa che dimostra ancora una volta quanto il paese sia polarizzato, diviso politicamente e ancora spaventato per quanto è accaduto lo scorso 15 maggio.

Diversi analisti considerano la società slovacca divisa fra filoccidentali e filorussi legati, questi ultimi, all’attuale governo tripartito. Probabilmente è una schematizzazione che non tiene conto di una realtà caratterizzata da radici profonde e complesse, ma va riconosciuto che il conflitto in Ucraina ha influito sui sentimenti e sulle percezioni dell’opinione pubblica anche di questo paese.

Il governo Fico, che ha dalla sua il presidente Peter Pellegrini, fondatore di Hlas-Sd, mette in guardia la popolazione dall’influenza che l’Occidente cerca di avere sul paese, sulla politica e sulla società e in questo adotta uno stile compatibile con quello dell’esecutivo ungherese guidato da Viktor Orbán. Uno stile e una logica che avvicina i due sistemi di governo che convergono negli orientamenti sulla crisi ucraina, sulle questioni legate ai flussi migratori verso l’Europa e sui rapporti con Bruxelles. Quanti, alle europee hanno preferito PS rifiutano questo schema e vogliono una Slovacchia allineata con l’Ue o per lo meno impegnata in un proficuo rapporto di collaborazione con Bruxelles.

Fico promette di dar battaglia a chi, a suo avviso, semina odio nel paese e istiga alla violenza. In Slovacchia la partita politica è quindi tesa e difficile e il governo e in particolare Fico, appaiono sempre più agguerriti e in vena di regolamenti di conti politici con l’opposizione. E siamo solo all’inizio.