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L’Ungheria ha finalmente l’anti-Orbán?

L’Ungheria ha finalmente l’anti-Orbán?

VISEGRAD E OLTRE La rubrica settimanale sui sovranismi dell'Est Europa. A cura di Massimo Congiu

Pubblicato 5 mesi faEdizione del 12 giugno 2024

Si prospetta un periodo interessante per la politica ungherese. Tutto questo dalla comparsa sulla scena politica di Péter Magyar, leader del partito Tisza, e dal recente voto europeo che ha procurato 7 seggi all’Europarlamento a questo nuovo soggetto politico. Non male per una formazione esordiente.

Andiamo per ordine: il Fidesz di Viktor Orbán ha ottenuto il 44,8% delle preferenze valide per 11 seggi, due in meno di quelli che aveva conseguito cinque anni fa, grazie a quel 52,56%  che descriveva le fortune di un partito praticamente incontrastato.

Ora l’opposizione sembra avere un nome e un leader. Tisza, che aspira a entrare nel PPE, è andato anche oltre le previsioni, invece il gruppo di centro-sinistra costituito da DK (Coalizione Democratica), socialisti (MSZP), Dialodo per l’Ungheria (PM) e Verdi, ha ricevuto dalle urne un responso più basso delle aspettative.

43 anni, avvocato, diplomatico, uomo politico ex Fidesz, accattivante, Péter Magyar pare aver trovato il modo di avviare un’interlocuzione proficua con quella parte di Ungheria che non si situa all’interno dell’orizzonte politico disegnato da Orbán e che è stanca della continua tensione in cui è tenuto il paese e degli appelli alla difesa della patria costantemente minacciata. Giovane, dinamico, forse Magyar sta trovando le parole adeguate per comunicare con i suoi connazionali che cominciano a intravedere qualcosa di nuovo nell’agone politico. I suoi intenti dichiarati parlano di lotta alla corruzione e quindi di sottrarre il paese ai tentacoli del sistema Orbán e di riportarvi pace e concordia. Liberarlo dalla morsa della paura creata dal premier con la partecipazione dei suoi collaboratori; paura di una serie di pericoli provenienti dall’esterno, amplificata da una continua allerta perché il nemico è sempre in agguato e minaccia l’esistenza dell’Ungheria.

Magyar intende farla finita con questo clima e con le divisioni politiche e sociali accentuate dal potere. Mostra di essere legato ai valori nazionali ma senza le esasperazioni tipiche dell’apparato propagandistico degli attuali governanti.

Insomma, sembra che il leader di Tisza abbia ben chiaro ciò di cui il paese ha bisogno: pace! Già molti lo definiscono l’astro nascente della politica ungherese, e ciò che finora ha ottenuto è considerevole; non bisogna però dimenticare che ha di fronte una vecchia volpe della politica; uno che ha costruito una sorta di roccaforte non inespugnabile, d’accordo, ma neanche così facile da prendere. Orbán ha anche pagato il conto delle pesanti difficoltà economiche in cui si trova il paese – aggravatesi con il Covid e la guerra – e dei due scandali che hanno portato, in rapida sequenza, all’uscita di scena dell’ex presidente Katalin Novák e dell’ex ministra della Giustizia Judit Varga, due fedelissime del premier, e all’ascesa in politica di Péter Magyar. Ora è lecito chiedersi come quest’ultimo saprà investire il successo ottenuto alle europee, se sarà effettivamente in grado di staccare pezzi di apparato e portarli dalla sua. Dovrà far vedere di che pasta è fatto e qual è la sua tenuta nel lungo termine. Ora come ora fa convergere su di sé le speranze di chi vuole il cambiamento e coinvolge settori della società civile; non è uno di sinistra ma fa mostra di avere a cuore le politiche sociali e vuole essere il volto del nuovo che avanza, del paese che vuole cambiare, aprirsi e ricucire i rapporti con l’Ue. A questo punto non si può fare altro che attenderlo alla verifica dei fatti ed essere cauti con le valutazioni, perché la fortezza di Orbán non si sta ancora sgretolando e il premier si impegnerà a prendere le misure del contendente. Quel che si può dire è che ora il leader del Fidesz ha di fronte un avversario agguerrito e già popolare; uno che in poco tempo è riuscito laddove l’opposizione centrista e di centro-sinistra ha fallito in questi ultimi quattordici anni, ma chissà. È comunque interessante il fatto che il possibile anti-Orbán sia stato partorito dal sistema.

Lo sviluppo di questa vicenda è da seguire con interesse, specie il periodo di tempo che ci separa dalle prossime politiche ungheresi previste per il 2026. Un periodo di preparativi e grandi manovre. Sarà il tempo a darci le prime risposte.

 

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