Economia

La «prudenza» di Giorgetti porta 12 miliardi di tagli, crolla l’industria, si ferma l’occupazione

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella saluta Fabio Panetta, Governatore della Banca d'Italia, in occasione dell'intervento alla cerimonia della 100a Giornata Mondiale del Risparmio foto AnsaIl Presidente della Repubblica Sergio Mattarella saluta Fabio Panetta, Governatore della Banca d'Italia, in occasione dell'intervento alla cerimonia della 100a Giornata Mondiale del Risparmio – Ansa

I tagli agli italiani Legge di bilancio: la realtà parallela del governo, i numeri sballati, l’Istat segnala il crollo della produzione industriale, la crescita dimezzata, un primo stop del mercato del lavoro. Panetta: "Gli alti tassi di interesse rallentano l'economia"

Pubblicato circa 2 ore faEdizione del 1 novembre 2024

Ci sono due mondi paralleli che si incontrano ogni tanto: quello del governo e quello della realtà. Il primo risponde alla linea Giorgetti, il ministro dell’economia, e parla il bla bla bla dell’austerità, dei mercati e dello spread. Il secondo è quello degli effetti sociali e politici prodotti dal bla bla bla. La distanza tra i due mondi non è colmata dai dati economici. Il governo li usa come meglio gli aggrada. Risponde ai «mercati». Se va bene, va bene a tutti. Sembra un’allucinazione. È la politica, bellezza.
Giorgetti ieri era all’auditorium della tecnica di Roma per la centesima giornata del risparmio. Ha ribadito la solfa di un governo «prudente» con i mercati e la commissione Europea. «Abbiamo approvato il Piano strutturale di bilancio che in una logica di prudenza guiderà la politica fiscale dei prossimi anni» e «la legge di bilancio realizza in pieno, per il prossimo triennio, gli obiettivi».

Tradotto: la «prudenza» di Giorgetti costerà sette anni di tagli ai servizi pubblici, Welfare, stipendi e assunzioni bloccati. Ci saranno 12 miliardi di tagli a ministeri e enti locali fino al 2029. Serviranno a fare rientrare il rapporto tra il deficit e Pil nei parametri del patto di stabilità che Giorgetti e Meloni hanno firmato. Sempre che le previsioni macroeconomiche restino quelle del governo. E non è detto. Questo significa che l’austerità potrebbe peggiorare nei prossimi anni.

Non è escluso che agli italiani che se lo possono permettere (ma chissà, non solo a loro) questa linea non dispiaccia. Possono pagarsi la sanità privata, le assicurazioni, hanno la rendita. Vige la sfiducia generalizzata nello Stato sociale, del resto uno dei più ingiusti d’Europa. Sono ancora pochi a parlare seriamente dei tagli. Non si è ancora capito che siamo all’inizio di una nuova stagione. Il ricordo del primo decennio dell’austerità iniziato nel 2008 è lontano. Meloni & Co. scommettono sul sonnambulismo italico.

Chi detta legge, lo ha detto Giorgetti,sono «i mercati e le agenzie di rating che promuovono l’Italia, la stabilità politica e la prudenza fiscale stanno dando frutti».Sulla base di questo consenso ieri Giorgetti ha promesso il calo «realistico» del debito pubblico. Promessa rischiosa, o pericolosa, nelle condizioni in cui si trova il paese.

La situazione è diversa da quella descritta dal governo. L’Istat ha detto che la stima della crescita prevista dal governo nella legge di bilancio sarà dimezzata (invece dell’1%, forse sarà allo 0,5%). Ieri ha dimostrato che l’aumento del lavoro povero che sta accompagnando il governo Meloni da più di un anno sta rallentando. A settembre, alla fine della stagione turistica, gli occupati sono scesi di 63mila. Meno dipendenti permanenti e a termine, sia uomini che donne, mentre restano stabili gli autonomi.

Non va però fatto l’errore inverso di chi sta al governo e strimpella l’ugola a ogni aumento congiunturale dell’occupazione. Ieri ha taciuto su quelli negativi. I dati congiunturali vanno letti nel loro contesto. Mettiamo in fila solo quelli che sono stati pubblicati ieri. Ad agosto, ha stimato ieri l’Istat, c’è stato un altro calo dell’industria dello 0,1%. Il diciottesimo di fila: -4,6% in un anno. La Germania è ferma. L’idea che siano i servizi a trainare è fallace. Producono lavoro povero e bassi salari. In più a ottobre l’inflazione è tornata a salire. Dunque si spende di più con lo stesso salario. In prospettiva la manovra taglierà i servizi. Questo significa che non solo si lavora male, ma si vivrà peggio. Cgil e Uil con lo sciopero generale del 29 novembre, e quello di ieri nella scuola, proveranno a porre il problema. L’Usb lo farà il 13 dicembre. Basterà?

Fabio Panetta, governatore di Banca d’Italia, ieri era anche lui all’Auditorium per la giornata del risparmio. Ha aperto un altro file: gli alti tassi di interesse della Banca Centrale Europea stanno contribuendo al rallentamento dell’economia. «Le condizioni monetarie rimangono restrittive – aggiunge – e richiedono ulteriori riduzioni». «Occorre porre attenzione alla fiacchezza dell’economia reale: in assenza di una ripresa sostenuta, si correrebbe il rischio di spingere l’inflazione ben sotto l’obiettivo. Una situazione che la politica monetaria faticherebbe a contrastare e che va evitata».Sul punto ieri la presidente della Bce Lagarde, in un’intervista a Le Monde, ha nicchiato. E ha rimandato al 2025 i tagli dei tassi di interesse.

Panetta ha sollecitato il governo a tagliare il debito pubblico e a sostenere la ripresa asfittica con il soldi del Pnrr. Ma il Pnrr è una sabbia mobile. Poi il ministro Fitto che sta tra Roma e Bruxelles. Tutti sanno, ma non dicono, che non produrrà gli effetti sperati.

Altro capitolo di una giornata piena di spunti è stato il risparmio. Il presidente della Repubblica Mattarella ha ricordato il suo valore costituzionale. Il presidente dell’Acri, Giovanni Azzone ha ricordato che in Italia «il risparmio è immobile», resta sui conti correnti. Lo si capisce: con il lavoro povero si preferisce averlo sotto mano. I 5 mila miliardi dei risparmi italiani fanno gola. Li si vorrebbe mettere sul mercato, anche se in Europa manca l’unione dei capitali.

Mai pensato che prima di dare qualcosa al mercato bisogna garantire il diritto all’esistenza?

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