Europa

La Germania fa un passo avanti verso lo sblocco del Patto Ue sull’asilo

Olaf Scholz foto AnsaOlaf Scholz – foto Ansa

Immigrazione Scholz vince le resistenze dei Verdi, da sempre contrari a rimuovere lo stop

Pubblicato circa un anno faEdizione del 28 settembre 2023

Il sentore della svolta sui migranti si è avvertito prima a Roma, con l’«intesa» fra Meloni e Macron sulla lotta agli scafisti raggiunta dopo l’incontro informale a margine delle esequie di Stato per Napolitano, e poi a Berlino con la rivelazione della Faz sulla retromarcia del governo Scholz che ha stupito (quasi) tutti: oggi al Consiglio fra i ministri dell’Interno europei sul Regolamento di gestione della crisi la Germania «non si opporrà alla riforma del Diritto di asilo dell’Ue» dopo che il cancelliere della Spd è riuscito a piegare la resistenza dei Verdi, da sempre contrari a rimuovere lo stop.

Finisce così il lungo e ripetuto nein dei tedeschi alla riscrittura dell’accordo che ha già fatto andare su tutte le furie Viktor Orbán: «Bruxelles vuole farci ingoiare il fallito Patto sui migranti prima delle prossime elezioni europee. Un’altra idea folle targata Ue che non permetteremo» tuona il premier ungherese ben consapevole della posta in gioco nella partita politica in corso «destinata velocemente a cambiare». Almeno così confermano le fonti diplomatiche dell’Ue pronte a scommettere che al vertice di oggi «verrà presa qualche decisione pratica grazie al fondamentale sblocco della posizione della Germania».

Altrettanto nevralgico per la composizione del quadro europeo sarà l’atteso bilaterale italo-tedesco in programma fra poche ore a Berlino tra i ministri degli Esteri Antonio Tajani e la verde Annalena Baerbock. Il comune primo e categorico obiettivo è spegnere la tensione alimentata dal “caso” del finanziamento tedesco alle Ong in Italia e soprattutto dalla bomba lanciata nella Cancelleria federale dalla Lega di Matteo Salvini che ha paragonato la Germania di Scholz al Terzo Reich di Hitler.

Tutto alla ricerca dell’«accordo politico» in teoria sempre meno lontano dopo il venire meno del blocco di minoranza che finora ha impedito di trovare la quadra: senza più la Germania dalla loro parte della barricata, Polonia, e Repubblica Ceca, Ungheria e Austria hanno perso gran parte della voce in capitolo. Anche per questo dall’odierno vertice sul Regolamento di crisi gli sherpa di Bruxelles si attendono come minimo «il consenso sull’approccio generale» che potrebbe aprire la via alla maggioranza qualificata necessaria alla riforma del Patto sull’asilo.

Esattamente lo stallo sul Regolamento di crisi aveva obbligato il Parlamento Ue a interrompere le trattative su tutti gli altri capitoli del negoziato dato che il documento rientra fra i dieci testi giuridici che devono essere necessariamente modificati prima di cambiare il Patto.

Nell’attesa, intanto, la Germania come sempre procede da sé. Come preannunciato martedì scorso la ministra dell’Interno, Nancy Faeser (Spd), ieri mattina ha confermato il giro di vite alla frontiera con Repubblica Ceca e Polonia. Via libera ai controlli «provvisori» da parte della Bundespolizei dei valichi appositamente selezionati «per fermare l’immigrazione clandestina», nonostante l’opposizione interna di Fdp e dei Verdi (che hanno perso anche questa battaglia) e i rilievi di Bruxelles che non ha certo accolto con entusiasmo il ragionamento tedesco: «Se non riusciamo a controllare la frontiera esterna dell’Ue allora bisogna agire su quelle nazionali» si giustifica la ministra cui manca ormai appena una settimana per l’esame delle urne in Assia dove è candidata alla carica di governatrice.

E resta da vedere se realmente lo sblocco del veto di Berlino aprirà il dibattito sul meccanismo di crisi: fino a ieri non era previsto proprio perché senza il Sì della Germania era ritenuto «inutile» dalla presidenza spagnola del Consiglio Ue.

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