La campagna elettorale tedesca è partita, botte da orbi tra Merz e Scholz
Germania A poche ore dall'annuncio delle elezioni anticipate al 23 febbraio è tutti contro tutti. A parte Cdu/Csu e Spd, gli altri partiti puntano solo a rappresentare l’ago della bilancia
Germania A poche ore dall'annuncio delle elezioni anticipate al 23 febbraio è tutti contro tutti. A parte Cdu/Csu e Spd, gli altri partiti puntano solo a rappresentare l’ago della bilancia
Sono passate appena poche ore dall’accordo bipartisan sulla questione di fiducia e il voto anticipato a fine febbraio ma al Bundestag va già in scena il primo giorno della campagna elettorale. Dai banchi di maggioranza e opposizione, e perfino all’interno del nuovo mini governo rosso-verde guidato dal cancelliere Olaf Scholz, lo scontro è ormai senza regole nonché tutti contro tutti.
Ieri la seduta teoricamente da dedicare all’iter di approvazione delle numerose imminenti scadenze parlamentari (tra cui l’approvazione del bilancio pubblico, il casus belli che ha provocato la crisi di governo fra Spd e Fdp), si è trasformata nell’ora dei lunghi coltelli in cui i leader politici hanno regolato i conti anche personali tenuti in sospeso negli ultimi mesi. L’esatto contrario della transizione istituzionale «ordinata» auspicata dal presidente della Repubblica, Frank Walter Steinmeier; mentre fra i deputati non tiene più neppure la disciplina di partito che non viene nemmeno simulata, anzi.
Si distingue Rolf Mützenich, capogruppo Spd, pronto a ringraziare pubblicamente il pari-grado dei liberali, Christian Dürr, per «avere cercato di costruire ponti di dialogo», nonostante il segretario di Fdp, Christian Lindner, venga considerato letteralmente un «traditore» dal cancelliere Scholz. Spicca poi la ministra degli Esteri, Annalena Baerbock dei Verdi, al tramonto della propria parabola politica non fosse altro perché ha abbandonato da mesi l’idea di candidarsi come cancelliera nel 2025 di fronte agli implacabili sondaggi e si trova in piena rotta di collisione con la nuova amministrazione Trump. È stata l’unica nel governo ad applaudire il discorso del capogruppo di Fdp in difesa del via libera dei liberali all’invio di missili Taurus all’Ucraina impedito solo dal fermo nein di Scholz.
Risultato pratico: «Metà mondo in questi giorni ride della Germania» e la reputazione di Berlino è ai minimi storici. «Non conosco nessuno che sia meno cool del cancelliere Scholz» inveisce il capo della Csu bavarese, Markus Soeder, preparato a vincere a man bassa il voto anticipato con il candidato-cancelliere dell’Union, Friedrich Merz, ma come lui altrettanto incapace anche solo di immaginare quale potrà essere davvero lo scenario post-elezioni. Con chi negozieranno la futura coalizione di governo i democristiani fra tre mesi e mezzo?
Impossibile da stabilire in questo momento alla luce dell’evidente clima politico, da ieri la domanda è diventata in ogni caso contingente al punto che a parte Cdu e Csu, e ovviamente i socialdemocratici, gli altri partiti puntano ormai ufficialmente solo a rappresentare l’ago della bilancia al tavolo delle trattative che si aprirà nelle settimane successive alle urne.
Lo ha dichiarato con la massima chiarezza due giorni fa Lindner, ma è anche il target pressoché unico del vicecancelliere, Robert Habeck, ministro dell’Economia, obbligato il 16 dicembre a votare la fiducia a Scholz eppure già orientato a collaborazioni politiche sempre più trasversali e non esattamente in linea con gli storici obiettivi del partito. «Potremo scorporare le spese della difesa dal bilancio federale» è la sua ultima proposta nel pieno solco del paradigma economico incarnato da Ursula von der Leyen e Mario Draghi secondo cui il 2% del Pil da destinare alla Nato non dovrebbe essere conteggiato nel patto di stabilità Ue.
Habeck non aveva chiesto di salvare dalla scure del debito-zero neppure i miliardi per la svolta ecologica, l’ex priorità degli ambientalisti, attribuita invece in toto ad Angela Merkel ieri dalla leader di Afd, Alice Weidel, durante la sua invettiva contro tutti al Bundestag: «Nasce tutto durante il suo ventennio: è stata la migliore cancelliera che abbiano mai avuto i Verdi» è l’attacco combinato a Grünen e Cdu perfetto per guastare la campagna elettorale di entrambi, almeno sotto il profilo mediatico.
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