Retromarcia Scholz, le elezioni anticipate non sono più un tabù
Germania Inizia la corsa: Habeck e Lindner si candidano. Occhi puntati sul budget federale
Germania Inizia la corsa: Habeck e Lindner si candidano. Occhi puntati sul budget federale
Il secondo giorno della crisi di governo il cancelliere Olaf Scholz si rimangia il fermo nein alle nuove elezioni prima di metà gennaio: l’ipotesi «indiscutibile» che solo 24 ore prima aveva fatto saltare l’accordo con il segretario Cdu per una collaborazione costruttiva sulle leggi in scadenza al Bundestag. «Incontrerò quanto prima i capigruppo parlamentari dei partiti democratici per capire quali norme possono essere approvate quest’anno. Dobbiamo discutere con la massima calma sulla data del voto» è la retromarcia del leader Spd, diventato di colpo possibilista.
A Berlino i margini della manovra politica si sono ristretti ai minimi termini. Scholz non ha davvero più spazio per la tattica volta a congelare il voto di fiducia, mentre da fuori è in arrivo, pronto a scaricarsi direttamente sulla Germania, il ciclone Trump anticipato dal suo “ambasciatore” Elon Musk: il padrone della fabbrica Tesla alle porte di Berlino che ha definito Scholz «uno scemo».
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Riunioni di emergenza in Europa, Trump 1 era brutto ma Trump 2 sarà peggioSarà che X è il social della «Libertà degli scemi» come risulta nella replica ufficiale della portavoce del governo tedesco, Christine Hoffmann; resta che il messaggio prelude a ciò che si abbatterà sul Paese nei prossimi mesi quando il neopresidente Usa minerà il sostegno incondizionato alla guerra in Ucraina appena rinnovato dalla ministra degli Esteri, Annalena Baerbock dei Verdi nel corso della sua ultima visita a Kiev con l’ennesimo assegno a fondo perduto.
Denaro saltato fuori dal bilancio nonostante il deficit contabile e l’austerity imposta dall’ex ministro delle Finanze, Christian Lindner, appena licenziato da Scholz.
Ora il budget federale è nelle mani del successore di Lindner, Jörg Kukies, il più fedele consigliere di Scholz (ed ex consulente di Goldman Sachs) chiamato a presentarlo fra una settimana. Nel frattempo Kukies sta facendo piazza pulita di tutti i sottosegretari legati ai liberali nel dicastero in modo da orientare la linea finanziaria di Berlino nel senso chiestogli dal cancelliere.
Ma se il nuovo governo rosso-verde è stato rimesso tecnicamente in moto con la veloce ridistribuzione dei quattro ministeri liberati da Fdp, dal punto di vista politico per il leader della Spd non è più possibile tirare la corda del suo mandato oltre fine anno. Ieri ha assistito da lontano alla seduta del Bundestag culminata con le grida fra deputati socialisti e liberali fino a mercoledì scorso stretti alleati. Preoccupa soprattutto il livello del dibattito sceso ormai a livelli abissali con l’incredibile disputa sulla preferenza o meno degli elettori a votare in inverno.
«Ai tedeschi piace andare alle urne con il freddo» sottolineano dai banchi di Fdp subito interrotti da un deputato Spd pronto a spiegare come «a nessuno piace che gli suonino il campanello di casa durante le feste per i volantini della campagna elettorale». Altrettanto surrealmente ciascuno dei leader dei partiti tira dritto per la propria strada, senza se e senza ma, incurante di voti, sondaggi, prospettive politiche a dir poco drammatiche.
Ieri il vicecancelliere Robert Habeck, ministro dell’Economia e co-leader dei Verdi, è sceso formalmente in campo annunciando la sua volontà di rappresentare il candidato-cancelliere del partito alle prossime elezioni federali. I Verdi valgono il 10% nei sondaggi e hanno perso tutte le recenti elezioni locali nei Land: è questo ciò che porta in dote Habeck, oltre alla svolta ecologica annacquata dalla realpolitik atlantica. Lo stesso giorno Lindner comunica che sarà lui lo spitzenkandidat di Fdp sebbene, anche qui, non si sia distinto per la performance del partito. «Abbiamo aumentato di 650 iscritti da quando è iniziata la crisi» è il risultato rivendicato ieri dai liberali a cui nel battibecco è seguito «noi invece di 500» dei socialisti.
In questa atmosfera qualunque transizione ordinata verso il voto appare impossibile, anche perché comincia seriamente a vacillare la figura di Scholz come leader della Spd. Secondo l’ultimo sondaggio fra simpatizzanti e iscritti la stragrande maggioranza vede l’attuale ministro della Difesa, Boris Pistorius come l’uomo giusto cui affidare il partito alla vigilia della sfida elettorale con la Cdu, mentre le stesse rilevazioni fotografano i due terzi dei tedeschi favorevoli a votare «già nelle prossime settimane».
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