Europa

Riunioni di emergenza in Europa, Trump 1 era brutto ma Trump 2 sarà peggio

Ursula Von Der Leyen foto - ApUrsula Von Der Leyen – Ap

Ue/Usa Difesa a rischio, a Parigi incontro precipitoso tra i ministri di Francia e Germania

Pubblicato circa 2 ore faEdizione del 7 novembre 2024

Oggi i 47 paesi della Comunità politica europea si riuniscono a Budapest, è il quinto summit di questa struttura che riunisce paesi Ue e non Ue (escluse Russia e Bielorussia), e il principale soggetto di discussione saranno le conseguenze del ritorno di Donald Trump per la sicurezza e la stabilità in Europa, alla luce della minaccia di un disimpegno Usa nell’aiuto all’Ucraina. Ma già ieri sera c’è stato un incontro precipitoso a Parigi tra i ministri della difesa di Francia e Germania, Sébastien Lecornu e Boris Pistorius. Sul tavolo, le conseguenze della vittoria di Donald Trump, che dopo la Cpe di oggi saranno al centro anche domani del Consiglio europeo informale, sempre a Budapest, l’appuntamento di addio del presidente Charles Michel (dall’insediamento delle nuove strutture dirigenti Ue sarà sostituito da Antonio Costa).

L’Europa ha un cattivo ricordo del primo mandato di Trump e ora la situazione è peggiorata, con la guerra in corso in Ucraina: allora c’era Angela Merkel e un’illusione di stabilità, mentre adesso la Ue è più debole, perché i due principali paesi, Germania e Francia, stanno attraversando crisi profonde e l’arrivo di Trump può diventare una minaccia esistenziale per la Ue. Il rischio più immediato è una frammentazione del fronte europeo a favore dell’Ucraina. Già l’ospite Viktor Orban, che si è precipitato a congratularsi con Trump, continua a ripetere che l’Europa da sola non ce la farà a continuare a sostenere Kyiv se gli Usa abbandonano. Ormai, anche la Slovacchia, con il premier Fico, segue apertamente questa linea.

Cosa faranno i governi dove è presente l’estrema destra? Finora, come nel caso italiano, l’adesione al sostegno all’Ucraina è servito come lasciapassare per la rispettabilità, ma ormai questa diga è crollata. L’estrema destra non al potere ha già espresso distanza verso l’appoggio a Kyiv. In Germania, in particolare, primo contributore per l’Ucraina, la discussione si sta avvelenando: il governo cerca di limare gli aiuti, mentre dall’estrema destra ma anche dal partito di Sahra Wagenknecht salgono richieste di fermare tutto, a causa degli effetti economici negativi della guerra sulle classi medie.

Ieri il presidente Macron, dopo aver parlato con Olaf Scholz, ha affermato che la risposta deve essere «un’Europa più forte, più unita, più sovrana»: il primo obiettivo sarà l’«autonomia strategica», cioè la Ue, che avrebbe bisogno di investire nella transizione climatica e nella competitività dell’economia per creare maggiore benessere, sarà trascinata a svenarsi in una corsa agli armamenti (che alla fine rischia di andare a vantaggio degli Usa, da dove vengono comprate le armi da parte dei paesi, come la Polonia, che hanno portato la spesa militare al 4%, superando del doppio l’obiettivo Nato del 2%, anche se adesso il primo ministro Donald Tusk afferma che «l’era del subappalto strategico è finito» per l’Europa).

L’altro fronte della tensione Ue-Trump è economico. Trump ha definito la Ue «una mini Cina» e minaccia un aumento generalizzato dei dazi sull’import dall’Europa del 10%, per «riequilibrare» la bilancia commerciale che è a favore di Bruxelles. Anche su questo fronte, la Ue corre il rischio di frammentazione, di un “si salvi chi può” che mette in concorrenza gli stati membri, soprattutto quando si diffonde la crisi del settore auto, con Volkwagen e Michelin che chiudono fabbriche in Germania e Francia. Trump ha detto chiaramente che colpirà l’import di auto e al tempo stesso favorirà chi apre industrie negli Usa.

La minaccia di aumento dei dazi fino a un più 60% per il made in China rischia di veder riversarsi sui mercati europei il surplus della produzione cinese. La confusione è grande in queste ore sulle decisioni di Trump e sugli effetti che avranno, che possono anche essere controproducenti per gli Usa. Intanto, ieri l’euro ha perso terreno sul dollaro, mentre le borse, anche europee, hanno reagito in rialzo. A Bruxelles temono un’offensiva della tech Usa, che si sta rivoltando contro la regolazione del Digital Services Act europeo e cerca il sostegno di Trump.

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