La Cina e la corsa all’Intelligenza artificiale
Editoriale

La Cina e la corsa all’Intelligenza artificiale

Made in China 2025 Gli articoli sul manifesto relativi alla corsa cinese alla leadership mondiale per quanto riguarda l'Intelligenza artificiale: dal riconoscimento facciale, alle app, dal controllo alle interviste sulla fantascienza

Pubblicato quasi 6 anni faEdizione del 22 gennaio 2019

La Cina punta a colmare il gap con gli Stati uniti entro il 2020 e diventare leader dell’Intelligenza artificiale entro il 2030. L’AI costituisce la base del progetto “Made in China 2025”, il piano con cui la Cina punta a diventare una potenza tecnologica, in grado di esportare prodotti tecnologici ad alta innovazione. Si tratta di un processo che coinvolge l’intera società e che finisce per influenzare la produzione manifatturiera, il mondo del lavoro e il controllo sociale.

Sul manifesto da tempo seguiamo le vicende cinesi legate all’Intelligenza artificiale. Di seguito un elenco di articoli che si sono occupati dell’argomento, tra innovazione, controllo, lavoro e fantascienza, una sorta di specchio letterario di quanto sta succedendo nella società cinese.


Cina. Pechino sta allargando il proprio controllo sulla popolazione. Più che una distopia si tratta di un progetto che ha origini lontane


Reportage da Pechino. Una videocamera ogni tre persone. Riconoscimenti facciali e vocali. La Cina punta tutto sulle smart city ultra tecnologiche. Viaggio all’interno dell’azienda che per il governo traccia i movimenti delle persone minuto per minuto, 24 ore su 24


Reportage da Pechino. Smart city, veicoli a guida autonoma e controllo: Innoway è la via di Pechino animata da start-up, dove si sperimentano gli utilizzi più avanzati dell’intelligenza artificiale e dei Big Data. E dove i distributori di snack riconoscono la faccia (e i gusti) dei clienti. Un luogo simbolo della modernità cinese e del suo lato oscuro: la «controllocrazia»


Investimenti e «progetti pilota» stanno radicalmente cambiando la società cinese. E se la science fiction locale interpreta le mutazioni antropologiche, nella vita vera aumenta il rischio di «digital divide»


La spinta di Pechino sull’automazione avrebbe già portato alla perdita del 40% dei posti di lavoro negli ultimi tre anni. A Shanghai c’è la banca senza umani: i dati dei correntisti sono ottenuti dal riconoscimento facciale, mentre «Good Doctor» è un’applicazione che mette in rete 40mila medici gestiti dall’AI


La corsa di Pechino all’intelligenza artificiale si basa sul lavoro di migliaia di persone impiegate nell’attività di «etichettatura» di tutti i dati. Un lavoratore che pone le etichette può elaborare 40 oggetti al giorno, guadagnando 10 yuan all’ora, circa 1 euro, per uno stipendio mensile totale di 300 euro


Cina, Africa e intelligenza artificiale. Pechino sperimenta le proprie tecnologie di «riconoscimento facciale» in Zimbabwe. Le startup cinesi di AI hanno ormai superato quelle Usa nella raccolta di finanziamenti


Big Data in Cina. Entro il 2020 Pechino perfezionerà il sistema dei «crediti sociali» per una società virtuosa. Nella città di Suining si è sperimentato il sistema: ogni cittadino parte con 1.000 punti che può perdere o recuperare attraverso il suo comportamento «sociale»


Nella regione a maggioranza uigura un milione di persone sarebbero detenute all’interno dei «campi di rieducazione». Il Pcc ha lanciato il piano «United as One Family»: i cinesi «han» diventano «poliziotti-cittadini» installandosi nelle case degli uiguri

La redazione consiglia:
We Chat e l’idea cinese

Mediattivismo. L’incredibile mole di dati raccolti dall’App ha dato al Pcc la possibilità di “tracciare” ovunque i cinesi

La redazione consiglia:
Il sorvegliante ben controllato

Intelligenza artificiale. Cina, la corsa allo sviluppo del settore, che sarà materia d’insegnamento anche nelle scuole. Intervista con Jeffrey Ding, ricercatore presso l’Università di Oxford


La corsa cinese alle nuove tecnologie coinvolge anche la giustizia. Intervista con il professore Renzo Cavalieri della Ca’ Foscari

Fantascienza, le interviste


Intervista. Parla Chen Qiufan, lo scrittore di «Waste Tide», definito il «William Gibson cinese». «Nel mio paese è facile perdersi nella confusione di esistenze in costante cambiamento. Perciò, un autore deve saper catturare la stranezza nella vita quotidiana»


Tempi presenti. Un’intervista con Xia Jia, scrittrice della new wave fantascientifica cinese tra le più influenti e seguite


Intervista. Un incontro con Han Song, prolifico scrittore di fantascienza quasi sconosciuto in Italia. «È la forma di letteratura più libera. È ribelle, come la musica rock, che pure in questo paese è stata spesso vietata»


Fantascienza. Tripla intervista a Peng Simeng, Zhang Ran e Bao Shu, scrittori cinesi che si stanno imponendo anche in Italia. Rivoluzione e distopia per i tre giovani autori che hanno scelto uno dei generi più in voga nel Paese

 

ABBONAMENTI

Passa dalla parte del torto.

Sostieni l’informazione libera e senza padroni.
Leggi senza limiti il manifesto su sito e app in anteprima dalla mezzanotte. E tutti i servizi della membership sono inclusi.

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento