Economia

Karlsruhe boccia il «piano Draghi»

Germania Tutte le insidie della decisione della Corte tedesca. Con gli speculatori alla finestra

Pubblicato quasi 11 anni faEdizione del 14 febbraio 2014

I giudici dell’ormai celebre Corte costituzionale tedesca di Karlsruhe – dopo aver tenuto col fiato sospeso per mesi Mario Draghi e le cancellerie di mezza Europa – hanno rimandato alla Corte di giustizia europea la valutazione sulla legalità del famigerato programma Omt, attivato nel 2012 ma finora mai messo in pratica, che prevede l’acquisto illimitato di titoli di stato da parte della Bce a favore di paesi sotto attacco speculativo o comunque a rischio di instabilità. Nonostante la bocciatura formale della corte tedesca, la maggior parte dei commentatori ha interpretato la decisione come una sostanziale vittoria di Draghi, in previsione del fatto che la Corte di giustizia difficilmente esprimerà un giudizio negativo. Una mossa finalizzata più a placare le ansie dell’elettorato tedesco che a ostacolare realmente il programma.

Ma la situazione è più complessa. Tanto per cominciare, non è affatto scontato che la Corte accetti di prendere in considerazione il caso; o che, nel caso decida di farlo, dia ragione a Draghi. E comunque potrebbero volerci mesi prima che la Corte raggiunga un verdetto. Mesi durante i quali il programma Omt è da considerarsi effettivamente congelato, il che potrebbe risvegliare gli appetiti degli speculatori. Poniamo comunque che la Corte di giustizia europea accetti di valutare il caso e raggiunga un verdetto positivo in tempi brevi. Anche in quel caso, i problemi non sarebbero finiti: nel momento in cui Draghi decidesse di usare l’Omt, si profilerebbe una grave crisi costituzionale che vedrebbe il diritto europeo contrapposto a quello tedesco (in base al quale sarebbe «legalmente impossibile» per la Bundesbank sottoscrivere il programma, come ha sottolineato la Corte). Questo metterebbe in seria difficoltà il governo tedesco, che potrebbe cercare di affossare l’Omt per altre vie.

A leggere la sentenza, quello che emerge è più di un semplice «parere legale negativo»: è un’arringa feroce (e fortemente ideologica) contro il piano di Draghi, accusato di violare la Costituzione tedesca, di privare la Repubblica federale della sovranità fiscale e di mettere a rischio i piani di salvataggio messi in campo finora. Addirittura di scardinare i principi stessi della democrazia. Un attacco che sembra diretto tanto a Draghi quanto a Merkel (che al tempo aveva sostenuto la decisione della Bce) e che ci ricorda che la partita a scacchi in Europa non si gioca solo tra stati ma anche all’interno di quegli stati. Difficile trarre un giudizio sulla sentenza: da un lato essa rappresenta un passo avanti rispetto al mandato della Bce, che vieta l’acquisto di titoli di stato senza se e senza ma; dall’altro, la partecipazione a un programma Omt prevede l’adesione da parte del paese in questione alle famigerate conditionalities della troika e quindi risulta difficilmente accettabile da una prospettiva periferica.

Più che altro, tutta la vicenda mostra la profondissima spaccatura ideologica che divide il continente: da un lato c’è chi, a sinistra (pochi), critica il programma perché troppo severo; e dall’altro, in Germania e altrove, chi lo contesta perché troppo accomodante. Nel mezzo, i governanti dei paesi a maggior rischio di dover chiedere aiuto alla Bce. In silenzio, come sempre.

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