Le persone straniere presenti in Italia contribuiscono alla ricchezza del paese, ma diventano sempre più povere. Il dossier Statistico sull’Immigrazione 2022 di Idos traccia uno scenario che scardina le retoriche sui costi esuberanti dell’accoglienza: il saldo è positivo ed è di 1.3 miliardi di euro annui nelle casse dello Stato. Una ricchezza, però, fatta di lavoro precario e sottopagato.

Dei 37.4 milioni di stranieri residenti all’interno dell’Unione europea nel 2021, i 5.2 milioni che vivono in Italia incidono per poco meno del 9% sulla popolazione complessiva e si tratta per la metà di europei. Il dossier stima che sui 2.3 milioni di occupati, il 63.8% – il doppio rispetto agli italiani – venga impiegato in lavori di bassa qualifica, anche se oltre un terzo di loro è troppo istruito per la posizione che ricopre. Oltre che dal Paese di origine, la discriminazione dipende anche dal genere. Quasi la metà degli uomini ha un’occupazione nel settore dell’industria e dell’edilizia, mentre i servizi domestici vedono una presenza del 42.7% di donne straniere contro il 7.3% delle italiane. Si tratta, inoltre, di tipologie di lavoro opache, con un’alta quota di lavoro nero e di rischio di sfruttamento.

La precarietà lavorativa e le limitate occasioni di inclusione sociale fanno sì che il tasso di povertà assoluta della popolazione straniera sia quattro volte superiore a quello italiano. Riguarda 1.6 milioni di persone, quasi 100 mila in più rispetto al 2020. Eppure, nonostante una famiglia su quattro non riesca a sopperire ai bisogni essenziali, tra i 2.5 milioni di beneficiari del reddito di cittadinanza gli stranieri sono poco più del 12%.

Il dossier sottolinea inoltre la necessità di ampliare i canali di ingresso legali, riducendo così i rischi per i migranti di finire nelle mani delle organizzazioni criminali. Nel contesto europeo «paradigmatico – si sottolinea – è il caso del Memorandum italo-libico», che ha finito con l’incrementare la creazione di centri di detenzione, ancora oggi finanziati nonostante le ripetute violazioni di diritti umani. Una realtà non priva di drammi del mare: «Più di un terzo di tutti i rifugiati partiti dalle coste libiche – denuncia l’Idos – non sono mai arrivati in Italia o a Malta».

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La carenza di canali di ingresso ha anche favorito l’aumento dei migranti irregolari arrivati in Europa nel 2021: 200mila in tutto, il 57% in più dell’anno precedente. Il Mediterraneo centrale si conferma la rotta più battuta, ma anche la più pericolosa: quasi 25 mila morti dal 2014 al 2022. Un numero destinato ad aumentare senza un cambiamento nelle politiche migratorie: entro il 2050 si prevede che solo i migranti climatici arriveranno a toccare i 220 milioni.