Albania, i migranti restano in sette
Roma-Tirana Uno trasferito in Italia per ragioni sanitarie, gli altri rinchiusi nel centro di Gjader. Il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi si porta avanti il lavoro: «Ricorreremo contro le decisioni dei giudici»
Roma-Tirana Uno trasferito in Italia per ragioni sanitarie, gli altri rinchiusi nel centro di Gjader. Il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi si porta avanti il lavoro: «Ricorreremo contro le decisioni dei giudici»
Sarà un viaggio da unico passeggero quello del richiedente asilo che ieri non è stato giudicato «idoneo», si dice così nel linguaggio ufficiale, per la detenzione in Albania. La nave della marina militare Libra – 81 metri e un equipaggio tra 64 e 81 membri – viaggerà solo per lui da Shengjin a Brindisi.
Dal Mediterraneo centrale al porto albanese, dove è arrivata ieri mattina, aveva trasportato un totale di otto richiedenti asilo: cinque originari del Bangladesh e tre dell’Egitto. Le stesse nazionalità del primo round di deportazioni. Nemmeno stavolta, dunque, sono finiti a bordo cittadini tunisini. Ovvero l’altro paese che il governo considera «sicuro», ma non il tribunale di Catania, e si trova stabilmente ai primi posti nell’elenco degli arrivi via mare.
Nell’hotspot albanese si sono svolte ieri le pratiche di screening, coadiuvate dal personale dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), da cui è emersa la vulnerabilità per problemi medici. Le altre sette persone sono state trasferite nel centro di trattenimento di Gjader. «Sono tutti richiedenti asilo senza precedenti espulsioni. Le procedure si stanno svolgendo come la prima volta», racconta appena uscita dall’hotspot Rachele Scarpa. La deputata Pd è tornata in Albania per monitorare la situazione. È presente anche Francesco Mari di Alleanza verdi e sinistra. Fino a dopodomani ci sarà una staffetta di parlamentari d’opposizione. In missione anche le organizzazioni del Tavolo asilo e immigrazione (Tai).
Le richieste di convalida dei trattenimenti dovrebbero arrivare domani al tribunale di Roma, che avrà 48 ore per decidere. Verosimilmente se ne parlerà lunedì. Comunque non si attendono esiti diversi rispetto al primo giro. Tanto che il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi si è portato avanti il lavoro annunciando ricorsi «se non dovessimo condividere altri provvedimenti» della magistratura. Il Viminale e il governo sperano che la Cassazione ribalti le decisioni di primo grado. Il 4 dicembre è in programma l’udienza che tratterà le dodici impugnazioni dei trasferimenti pilota di metà ottobre.
La premier Giorgia Meloni ha ripetuto, a margine del Consiglio europeo, che sul protocollo Roma-Tirana «c’è uno straordinario interesse da parte dei nostri colleghi, un’attenzione che io considero assolutamente positiva». Le risponde il responsabile delle politiche migratorie del Pd Pierfrancesco Majorino: «Con intere categorie di lavoratori in sofferenza, con una spesa sanitaria ai minimi termini e palesemente inadeguata, il governo Meloni insiste sul terreno del folle progetto del Cpr in Albania: un costosissimo laboratorio per la violazione dei diritti umani, in contrasto con le regole Ue».
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