Incognita olandese, tra vecchi partiti anti-migranti e novità
Elezione In testa il Vvd dell’ex premier Rutte e il Pvv dell’islamofobo Wilders Timmermans ha perso colpi. Occhi puntati sull’outsider Omtzigt
Elezione In testa il Vvd dell’ex premier Rutte e il Pvv dell’islamofobo Wilders Timmermans ha perso colpi. Occhi puntati sull’outsider Omtzigt
Protagonisti diversi, una nuova forza politica e inediti equilibri elettorali: si presentano così i Paesi Bassi alle elezioni politiche di oggi. Le prime, da più di dieci anni, senza l’ex premier Mark Rutte, leader del liberale Vvd che ha deciso di abbandonare la politica dopo la fine anticipata degli ultimi due suoi governi. Nel 2021 si era dimesso sull’onda dello scandalo dei sussidi all’infanzia, che aveva sollevato il deputato democristiano Pieter Omtzigt, mettendo in luce la sistematica discriminazione subita da alcune famiglie di origine straniera. Nel luglio di quest’anno, invece, insolubili contrasti all’interno della maggioranza sui temi migratori lo hanno costretto a lasciare l’incarico e definitivamente la scena politica.
OGGI, I QUASI TREDICI milioni e mezzo di elettori ed elettrici olandesi avranno tempo fino alle 21 per recarsi alle urne: secondo gli ultimi sondaggi, sono quattro le forze politiche che si battono per aggiudicarsi la maggioranza, relativa, dei voti. Quella che, in teoria, solitamente con una percentuale di consensi intorno o inferiore al 20%, dà la possibilità nel sistema elettorale proporzionale olandese di diventare la forza politica trainante nelle consultazioni post voto.
UN RUOLO che negli ultimi tredici anni è spettato al liberale Vvd con il suo storico leader Mark Rutte, capace di stringere patti a destra e a sinistra sia con il Pvv dell’islamofobo Geert Wilders dal 2010 al 2012 sia con il socialdemocratico PvdA nella grande coalizione dal 2012 al 2017.
Ora, invece, per ironia della sorte, il ruolo di baricentro della politica olandese i sondaggi lo hanno attribuito fin dalla sua formazione, a fine agosto, al centrista Nuovo contratto sociale di Pieter Omtzigt. Personaggio schivo, poco amante dell’inaspettata celebrità, Omtzigt non si entusiasma neppure all’idea di diventare premier, a meno di guidare un esecutivo di tecnici. La sua creatura Nsc ha i connotati di una forza saldamente centrista che guarda a sinistra per le misure sociali e a destra per le questioni etiche e migratorie. Dopo essere stato per settimane il primo partito nei sondaggi, l’ultima rilevazione di ieri lo dava appena al di sotto degli altri tre concorrenti con 21 seggi su 150.
DI FRENO all’immigrazione parla anche la nuova leader del liberale Vvd, Dilan Yesilgöz, la ministra della giustizia dell’ultimo governo Rutte. Di origini curde, è fuggita dalla Turchia insieme ai genitori, raggiungendo via nave le coste greche prima di arrivare nei Paesi Bassi dove ha costruito la sua vita e la sua carriera politica con la possibilità ora di diventarne la prima premier donna. Secondo i sondaggi, anche dopo Rutte, il partito è stato capace di mantenere la fiducia di una parte importante della società olandese, domani potrebbe diventare di nuovo la prima forza politica (27 seggi).
CAMBIAMENTI si sono visti anche a sinistra: sulla scheda elettorale di oggi, infatti, compare il ticket tra il rossoverde Groenlinks e il socialdemocratico PvdA. Le due forze politiche hanno deciso di unirsi, prima sperimentando un gruppo parlamentare unico, poi chiedendo il voto degli iscritti e infine presentandosi in una lista unitaria sotto la guida dell’ex vicepresidente della Commissione Europea, e tra i principali fautori del Green Deal europeo, Frans Timmermans. Il tentativo ambizioso di mettere insieme le due macchine partitiche e le due tradizioni politiche sembrava essere la soluzione giusta per un deciso cambio di rotta per la politica olandese sotto l’egida dell’unico leader in grado, alle elezioni europee del 2019, di rendere il socialdemocratico PvdA il primo partito.
Col passare dei mesi, però, la sua stella sembra essersi un po’ affievolita e secondo i sondaggi il ticket rosso verde rischia di attestarsi al terzo posto (27 seggi), costringendo già Timmermans a annacquare le proposte più avanzate nella speranza di apparire come un partner affidabile. Non è un caso che in un dibattito il leader si sia detto favorevole a ridiscutere il limite del 2030 per abbattere del 50% le emissioni di nitrogeno provocate dagli allevamenti di animali. «Voglio tendere una mano ai giovani agricoltori e dire loro: ok, parliamo e vediamo come possiamo risolvere il problema», ha detto in radio, ridimensionando uno degli impegni del suo partito per limitare le emissioni e raggiungere gli obbiettivi di neutralità climatica per i Paesi Bassi.
INFINE, TRA I FAVORITI delle elezioni di oggi, in ascesa secondo gli ultimi sondaggi (28 seggi), c’è il partito di estrema destra Pvv di Geert Wilders. Da anni sulla scena politica è riuscito a farsi portavoce delle fobie xenofobe di settori importanti della società olandese, ribandendo il suo messaggio euroscettico e contro l’immigrazione. Popolare nella società, meno tra gli altri partiti che, nonostante possano condividerlo seppure in una versione meno intransigente, hanno già escluso di collaborare con un esecutivo guidato da Wilders.
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