Migliaia di migranti si sono ammassati per giorni vicino ai varchi di frontiera con gli Usa e alla mezzanotte e uno di Washington di venerdì 12 maggio, nel momento della decadenza del Titolo 42 della legge di sanità nazionale, hanno provato a passare le frontiere.

Sono stati respinti in massa dalle forze di polizia, aumentate a dismisura da Joe Biden per l’occasione. Così per ore e ore alle frontiere con gli States si sono vissuti momenti di tensione.

COME OGNI MATTINA il presidente del Messico Andrés Manuel López Obrador ha tenuto una conferenza stampa al Palazzo nazionale.

Ieri era accompagnato dal ministro degli esteri Ebrard che ha letto pubblicamente una missiva del segretario alla Difesa, secondo cui almeno 10mila migranti erano stati bloccati a Ciudad Juárez, 5mila a Matamoros e circa 2500 Tijuana. I tre punti sulla frontiera dove c’è stata maggiore pressione per cercare di passare il confine.

Ciò che non viene detto è che negli ultimi tre giorni i migranti nelle tre città sono quasi triplicati e si trovano in situazione di estrema precarietà. A Tijuana in migliaia hanno aspettato nei pressi della frontiera, senza cibo e acqua, nell’attesa che qualcuno aprisse i cancelli e li facesse passare.

Si registrano diverse violenze da parte della polizia e sono molte le denunce di furti di denaro e documenti perpetrati dagli uomini in divisa. La speranza dell’apertura delle frontiere è stata alimentata per giorni soprattutto dai coyotes, i corrieri di uomini, che speculano sul sogno di poveri e povere di portare a termine il viaggio. Criminali che prosperano nelle situazioni più confuse.

La frontiera tra Messico e Usa era difficilmente valicabile già prima che Donald Trump resuscitasse il Titolo 42 e così la situazione oggi non è diversa, anzi il nuovo articolo 8 entrato in vigore negli Usa indurisce le pene per chi è considerato/a irregolare e ha più volte tentato di passare il confine illegalmente.

A sud del Rio Bravo, secondo l’Alto Commissariato delle Nazioni unite per i Rifugiati (Unhcr), ci sarebbero almeno 250mila richiedenti asilo che cercano di costruirsi una vita in Messico.

FLORIAN FRANÇOIS HÖPFNER, alto funzionario dell’Unhcr per le soluzioni durevoli, ha spiegato che l’organizzazione ha un programma di accoglienza per migranti, con cui ha potuto coinvolgere aziende nazionali e transnazionali per cercare di risolvere problemi lavorativi e giuridici dei richiedenti.

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Messico, una carovana migrante contro la crisi umanitaria

Trasformare Messico e Guatemala da paesi di transito a paesi di residenza di chi parte da più a sud è una delle tattiche messe in campo dall’amministrazione Biden. Proprio con questa logica il governo messicano ha smantellato l’ultima carovana di migranti partita a fine aprile dal Chiapas.

Invece che reprimere uomini, donne, bambini e anziani, il governo messicano ha rilasciato alle famiglie e alle donne con bambini visti umanitari. Agli uomini che viaggiano soli ha concesso un permesso di libero transito nel paese di 45 giorni.

L’altra tattica è rendere più efficiente la possibilità di fare richiesta d’asilo negli Usa dai paesi di residenza ed entrare in aereo una volta avuto il permesso. E così per varcare legalmente il confine a stelle e strisce oggi vengono favorite le richieste che arrivano dai paesi di residenza dei migranti e sfavorito chi fa richiesta in frontiera.

I CENTRI DI DIFESA dei diritti umani e dei migranti denunciano dal Messico al Nicaragua, passando da Guatemala, Honduras e Salvador, l’assenza di importanti campagne di comunicazione che aiutino le persone a decidere del loro futuro senza cedere alle pressioni e alle false promesse dei trafficanti di uomini.

La critica riguarda anche gli Usa, accusati di non spiegare per tempo le trasformazioni nella loro legislazione migratoria. Ma finché le società centroamericane saranno demolite dalle logiche del capitalismo e povertà, insicurezza e violenza cresceranno senza sosta, nessun muro, legge o direttiva potrà fermare la degna ricerca di un futuro dignitoso in un posto ritenuto migliore.