In Olanda si è rotto l’argine, il partito di Wilders nel governo
Dopo sei mesi di trattative Trovato l’accordo tra il Pvv, il liberale Vvd dell’ex premier Rutte, i ruralisti e i centristi di Nsc: i leader resteranno fuori. Ma non c’è ancora il nome del premier. Lo chiamano esecutivo tecnico, ma sui migranti è tutto da vedere
Dopo sei mesi di trattative Trovato l’accordo tra il Pvv, il liberale Vvd dell’ex premier Rutte, i ruralisti e i centristi di Nsc: i leader resteranno fuori. Ma non c’è ancora il nome del premier. Lo chiamano esecutivo tecnico, ma sui migranti è tutto da vedere
A metà pomeriggio, dopo ore di attesa, è arrivato l’annuncio: i quattro partiti olandesi impegnati nelle lunghe trattative per il nuovo governo hanno trovato l’accordo, e il Partij voor de Vrijheid, il Partito per la Libertà dell’islamofobo Geert Wilders ne farà parte.
SONO PASSATI più di sei mesi dalle elezioni del 22 novembre, ma ce l’hanno fatta: sarà un esecutivo di centrodestra formato, secondo quanto emerso, da tecnici ed esperti. E a farne parte non ci sarà nessuno dei leader dei partiti così da evidenziarne il carattere tecnico e da tenere fuori, soprattutto, una figura divisiva e contestata come Geert Wilders che a novembre ha conquistato la maggioranza relativa dei seggi (37 su 150).
Il Pvv governerà insieme al liberale Vvd dell’ex premier Mark Rutte, al centrista Nsc dell’ex deputato democristiano Pieter Omzigt e al ruralista Bbb, spostando ulteriormente a destra il quadro politico dei Paesi Bassi.
Per quanto più brevi delle trattative che hanno portato alla formazione dell’ultimo governo Rutte, durate quasi un anno, le discussioni dietro le quinte del nuovo esecutivo sono state alquanto complicate. A febbraio è arrivato il passo indietro di Pieter Omzigt per visioni incompatibili in materia economica, a marzo i quattro partiti hanno ripreso a discutere scegliendo l’opzione del governo tecnico, con l’esclusione dall’esecutivo dei leader principali, a aprile, con la nomina dei due informateur Van Zwol e Dijkgraaf, hanno dato avvio all’ultima fase di trattative che si è conclusa proprio ieri, entro il limite posto del 15 maggio.
Le distanze maggiori erano sul tema delle migrazioni e della gestione dei conti pubblici ma, nonostante i pronostici sfavorevoli, sembrano essersi accorciate a sufficienza da permettere il raggiungimento di un accordo tra i partiti.
SE SUL PROGRAMMA del nuovo esecutivo e sulla sua forma è stato trovato un accordo, niente è emerso ancora con certezza sul nome del primo ministro che lo guiderà. Oltre ai liberali Edith Schippers o l’ex ministro Henk Kamp, più volte è venuto fuori il nome del primo informateur, l’ex ministro del socialdemocratico PvdA, Ronald Plasterk, ma ancora niente è stato annunciato ufficialmente. «Lo lascio decidere a Geert Wilders», ha detto il leader di Nsc, Pieter Omzigt, che si è mostrato fiducioso: «Stiamo per formare insieme un governo tecnico e riusciremo a far funzionare tutto».
In attesa che i gruppi parlamentari decidano e si esprimano effettivamente sul nuovo esecutivo, un dato politico è indubbio ed è una bomba: si è rotto definitivamente l’argine contro la destra islamofoba e sovranista. Era successo qualcosa di simile nel 2011 ma in quel caso Wilders aveva assicurato solo un appoggio esterno al secondo governo guidato da Mark Rutte. Questa volta, invece, dopo essere diventato primo partito dei Paesi Bassi alle elezioni di novembre, il Pvv è entrato ufficialmente nell’area governativa, favorito anche dalla crescente legittimazione delle sue idee xenofobe di fronte alla cittadinanza da parte di forze politiche più tradizionali, come per l’appunto il Vvd. Proprio il suo leader Mark Rutte ha più volte strizzato l’occhio a un clima culturale, permeato di idee razziste, che ha favorito l’ascesa di una forza politica come il Pvv.
D’ALTRONDE LO STESSO Wilders la sua carriera politica l’ha iniziata nelle fila dei liberali, da cui era stato espulso nel 2004 dopo la pubblicazione di un documento critico nei confronti della linea “morbida” del partito su temi come l’adesione della Turchia all’Unione europea o come l’approccio da tenere nei confronti delle minoranze, in particolare quella musulmana.
Proprio gli islamici sono stati spesso al centro delle invettive di Wilders che non ha perso occasione negli anni per organizzare dei concorsi satirici sul Corano o insultare le persone di fede musulmana. Solo nel corso delle trattative per il nuovo governo ha dovuto abbandonare alcune delle proposte più radicali come la chiusura delle moschee o la messa al bando del Corano.
Per il momento sembra averle messe da parte per favorire l’accordo con gli altri partiti, ma sul programma del Pvv alle elezioni del 2023 lo si poteva leggere chiaramente: «I Paesi Bassi non sono una nazione islamica: no alle scuole coraniche, al Corano e alle moschee». È con questa forza politica, alleata in Europa con la Lega di Matteo Salvini e con la AfD tedesca, che liberali e centristi hanno scelto di governare nei Paesi Bassi.
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