«La situazione abitativa a Milano non è cambiata dopo le proteste di maggio e giugno» afferma Ilaria Lamera, la studentessa di ingegneria ambientale che per prima ha piantato una tenda davanti al Politecnico di Milano per protestare contro gli affitti insostenibili.

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«A fine luglio scadeva il mio contratto di affitto, ho cercato casa e i prezzi sono sempre quelli: dagli 800 ai mille euro per una camera singola in zona Lambrate-Città studi». Per questo il movimento Tende in Piazza, di cui Lamera fa parte, ha convocato un’assemblea nazionale sull’abitare a Milano il 16 e 17 settembre. «Le nostre città stanno diventando sempre più escludenti, gli spazi liberati da logiche di profitto sono sempre più sotto attacco» scrive il movimento che denuncia l’aumento dei costi di affitti, pasti e rette, ma la cui lotta non si ferma qui e riguarda una visione di città: «Le amministrazioni comunali si riempiono la bocca di decoro e riqualificazione quando è evidente che si fa l’interesse di pochi, marginalizzando le fasce sociali già colpite». Le università sono sempre più elitarie e la formazione sempre più un lusso, proseguono.
Che non si tratta di parole astratte lo dimostra la destinazione di due terzi delle risorse del Pnrr finora assegnate a studentati privati che operano con logiche di mercato. Il Movimento delle tende chiede studentati pubblici e pressa il Comune per trovare soluzioni.
Siamo molto contrari al decentramento delle università: il fatto che in Italia le università siano nei centri urbani è un enorme punto di forza culturale
A fine luglio è stato definito l’accordo per il canone concordato a Milano che a fronte di agevolazioni per i proprietari fissa i valori dei canoni d’affitto in relazione alle zone della città e alla condizione degli immobili. «Si è cerato di tenere il prezzo più basso di quello di mercato del 20% per i contratti agevolati per studenti e c’è una novità interessante: un tetto massimo per i canoni delle camere singole, non più solo per gli interi appartamenti» spiega Lamera. «Il 20% però non basta, i prezzi delle stanze per gli studenti saranno comunque molto alti». Ma le agevolazioni fiscali, che abbassano gli oneri per i proprietari di circa il 10%, difficilmente competono con i canoni di mercato milanesi, sono pochi i proprietari che scelgono il canone agevolato per studenti (844 contro 5.424 a Roma nel 2021) e pochi studenti lo chiedono.

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Tra le proposte del movimento anche l’utilizzo delle migliaia di case popolari vuote. «Non avevo idea di quante fossero, sono sconvolta» afferma Lamera. Nel 2020 erano 7.200. Da allora qualcosa è migliorato ma mancano i fondi per ristrutturarle. «Maran (assessore alla Casa della giunta Sala) ha proposto di ristrutturare alcune delle abitazioni e locarle a studenti a prezzi calmierati, fino a 350 euro al mese per una stanza. Con questi prezzi, si inizia a ragionare. Ma è solo un’ipotesi: se ne riparla a settembre» afferma Lamera.

Intanto va avanti la costruzione di esclusivi studentati privati. «Ci continuano a dire ‘stiamo costruendo studentati’, ma sono studentati privati». Nell’area dell’Expo l’Università Statale sta costruendo un nuovo campus scientifico, Mind-Milano Innovation Dsitrict. È prevista la realizzazione di uno studentato, ma i posti destinati agli studenti nelle graduatorie per il diritto allo studio sarebbero solo 400. «Si è parlato di un accordo tra investitori e Comune per prezzi calmierati per i primi tre anni», spiega Lamera. Anche i fondi del Pnrr coprirebbero il 75% dei costi dei gestori privati, per abbassare i canoni, solo per i primi tre anni. «E dopo? Potranno fare prezzi di mercato?» si domanda Lamera.

Fiutato l’affare, in quest’area il Gruppo San Donato ha annunciato la conversione di un ospedale in studentato. «Ma siamo molto contrari al decentramento delle università, all’idea di spostare gli studenti nelle periferie: il fatto che in Italia le università siano nei centri urbani è un enorme punto di forza culturale. È un pregio delle città italiane, non un difetto», dice Lamera. Il valore generato dagli studenti, come i proprietari di case e studentati sanno, non è solo culturale: uno studio dell’Alma Mater di Bologna ha stimato un impatto economico della popolazione studentesca sul Pil locale di tre milioni di euro al giorno. Quando si tratta di spremerli, gli studenti fanno comodo; se protestano, si propone di mandarli nelle periferie. Eppure gli studenti, anche quelli non residenti, sono a tutti gli effetti i cittadini del futuro.