Alloggi per studenti, cresce l’offerta ma salgono anche i prezzi
Emergenza abitativa I dati diffusi da Immobiliare.it Insights sui prezzi degli annunci per stanze nelle principali città in Italia confermano che l’emergenza abitativa degli studenti non accenna a diminuire. I dati segnalano […]
Emergenza abitativa I dati diffusi da Immobiliare.it Insights sui prezzi degli annunci per stanze nelle principali città in Italia confermano che l’emergenza abitativa degli studenti non accenna a diminuire. I dati segnalano […]
I dati diffusi da Immobiliare.it Insights sui prezzi degli annunci per stanze nelle principali città in Italia confermano che l’emergenza abitativa degli studenti non accenna a diminuire. I dati segnalano la saturazione dei principali poli universitari come Milano e Bologna e il riscaldamento dei mercati immobiliari in città satellite e medie dove i prezzi registrano gli incrementi maggiori. I costi medi per una stanza crescono nonostante l’aumento dell’offerta, che sale del 34% per via dell’interesse di piccoli proprietari verso un mercato percepito come più redditizio di quello tradizionale. Cresce l’offerta nei centri satellite che «si propongono come poli alternativi a quelli di maggiore dimensione»: a Brescia, Latina, Trieste, Modena, Messina e Catania l’offerta è superiore al 50% rispetto al 2022.
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Emergenza affitti per gli studenti, il privato ci guadagnaL’aumento dell’offerta potrebbe arrestare la crescita dei canoni se non avvenisse a discapito delle locazioni per giovani lavoratori e famiglie, quindi dei classici contratti 4+4. In questo caso, nel medio periodo assisteremo a un nuovo caro affitti legato alla scarsità di offerta. La domanda di stanze singole è aumentata del 27%, con una punta del 55% a Roma. I prezzi medi vanno da 626 euro al mese per una stanza a Milano (+1% rispetto al 2022), a 482 a Bologna (+8%), città che supera Roma dove il prezzo medio è di 463 euro. A Bologna la domanda è calata del 14%: gli studenti cercano fuori dalla città per via dei costi elevati. Padova registra un +87% di richiesta grazie al calo del prezzo (-12%); a Venezia il prezzo è aumentato del 10% per via degli affitti turistici. L’incremento maggiore dei costi però è a Bari, con un +22%, seguita da Brescia e Palermo con il +18%, e da Parma e Pescara, con un +16%. A Firenze e Trento i prezzi sono calati del 4% e del 2% rispettivamente.
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Fuori sede, a settembre stangata sulle stanze in affittoL’offerta pubblica di posti per studenti copre appena il 5% del fabbisogno; obiettivo del Pnrr è arrivare al 20% con la creazione di 60mila posti letto entro il 2026. La prima fase della misura è fallita: il governo ha mancato il target dei 7.500 nuovi posti da creare entro il 2022 e i fondi spesi, , circa 300 milioni erogati principalmente a gestori privati, sono stati decurtati dalla terza rata del Pnrr. La proposta di modifica del Pnrr inviata alla Commissione europea include la rimodulazione della misura sugli alloggi per studenti con l’eliminazione del vincolo di realizzare solo camere singole; la modifica del meccanismo di verifica del target finale eliminando dai requisiti l’avvenuta assegnazione dei posti entro il 30 giugno 2026 (sarebbe sufficiente la disponibilità fisica); l’eliminazione del condizionamento dell’entità del contributo rispetto al quadro economico (relativo alla tipologia di intervento: acquisto, ristrutturazione, locazione di posti); l’incremento della dotazione della misura per 300 milioni di euro.
In merito a queste proposte l’Unione degli Universitari ha inviato una lista di raccomandazioni alla Commissione europea, esprimendo un parare favorevole solo sull’ultimo punto. Sul primo, l’Udu evidenzia quanto «le condizioni di vita siano inferiori in una camera doppia» e di prevedere stanze doppie solo per il 10-20% di ogni intervento; sul secondo chiede di considerare come inclusi nel target e «assegnati» solo i posti vincolati tramite un accordo con un ente per il diritto allo studio e di posticipare la verifica all’autunno, quando gli enti assegnano i posti; sul terzo punto segnala che l’assenza di correlazione tra il costo stimato dell’opera e l’importo concesso rischia di favorire interventi più economici come la compravendita di immobili già pronti, penalizzando il recupero e la riqualificazione di edifici per creare posti realmente nuovi. Infine, l’Udu raccomanda di dimezzare l’obiettivo irrealistico di 60mila nuovi posti: il tentativo di coinvolgere i privati con un contributo tra 10 e 15mila euro per posto non sta funzionando; si rischia di mancare il target finale e perdere di nuovo i fondi. Meglio ‘pochi posti ma buoni’: l’Udu chiede 30mila nuovi posti vincolati per 60 anni, a prezzi mensili compatibili con la quota alloggio della borsa di studio, effettivamente nuovi, frutto di operazioni di recupero e riqualificazione di edifici.
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