Internazionale

Il Washington Post: l’offensiva su Kursk fa saltare i negoziati

Il Washington Post: l’offensiva su Kursk fa saltare i negoziatiIl monumento danneggiato di Lenin a Sudzha, nella regione di Kursk foto Ap

Fronte orientale Per il quotidiano Usa lo sconfinamento ucraino ha mandato all’aria i colloqui segreti che erano previsti per fine mese a Doha

Pubblicato 3 mesi faEdizione del 18 agosto 2024

L’operazione ucraina a Kursk prosegue fra combattimenti, accuse e speranze – soprattutto fra le fila di Kiev – che la sua evoluzione possa portare a una svolta nella guerra con Mosca. La città di Sudzha è ormai sotto controllo, mentre sono stati segnalati avanzamenti in direzione sud-est ma anche a nord, verso il villaggio di Korenevo. L’Ucraina è riuscita inoltre a distruggere un ponte sul fiume Seym, di importanza strategica, e a catturare un alto numero di soldati russi, in prevalenza coscritti (che serviranno verosimilmente da base per futuri scambi di prigionieri). Il presidente Zelensky, dopo essersi riunito con il generale delle forze armate, ha parlato di «consolidamento ed espansione» del territorio. Putin, che oggi dovrebbe arrivare in Azerbaijan in visita di stato, tace. Ma non per questo mancano dichiarazioni di ostilità e insinuazioni, da una parte e dall’altra.

LA PORTAVOCE del ministero degli esteri russo Maria Zacharova ha infatti affermato che Kiev sarebbe in procinto di «preparare un attacco alla centrale nucleare di Kursk». In più, l’inviato permanente del Cremlino a Vienna Roman Ustinov ha fatto sapere che non è da escludersi la richiesta di convocare una sessione straordinaria dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Iaea) per via degli attacchi contro l’altra centrale sotto tiro, quella di Zaporizhzhia, nei territori occupati da Mosca in Ucraina. Le agenzie russe parlano di un «nuovo attacco», anche se nel report pubblicato dopo la sua visita alla struttura di qualche giorno fa l’Iaea ha scritto che non erano visibili «materiali o oggetti estranei». Dal canto suo, pure Kiev ieri si è appellata alle istituzioni internazionali delle Nazioni Unite e della Croce Rossa per via di una presunta decapitazione di un soldato ucraino da parte dell’esercito di Putin, che sarebbe avvenuta nella regione di Belgorod.

LA TENSIONE dunque sembra salire e, sebbene anche le autorità ucraine abbiano parlato dell’operazione in corso come di un modo per «avvicinare i negoziati» con la Russia, può essere che invece si verifichi un ulteriore allontanamento diplomatico fra le controparti. Anzi, un articolo apparso ieri sul Washington Post sostiene appunto che lo sconfinamento a Kursk abbia fatto saltare dei colloqui segreti che erano previsti per fine mese a Doha, Qatar. L’obiettivo era quello di negoziare un arresto degli attacchi rivolti contro le infrastrutture energetiche (da mesi il Cremlino prosegue con una campagna missilistica che costringe l’Ucraina a numerosi interruzioni di corrente, così come Kiev ha portato avanti alcuni strike su raffinerie e depositi in Russia) ma, riferiscono gli ufficiali intervistati dal quotidiano statunitense, c’era anche la speranza che fossero i primi passi per un accordo più ampio sulla fine delle ostilità. Con l’inizio dell’incursione militare a sorpresa da parte ucraina, allora, la delegazione russa si sarebbe dunque rifiutata di avviare il dialogo, dicendo di voler «prendere tempo». Kiev avrebbe fatto sapere di essere disposta a partecipare anche da sola ma, a quel punto, gli stessi mediatori qatarioti non vedevano più l’utilità di una conversazione unilaterale.

COSÌ, LA BATTAGLIA infuria. Se a Kursk la Russia sembra faticare a mettere in campo una risposta rapida ed efficace, potendo contare soprattutto su forze male addestrate e non volendo richiamare troppe unità dal fronte, nel Donbass si registrano alcuni successi da parte di Mosca e in generale si intensificano attacchi su diverse zone del territorio ucraino. Droni Shahed e un missile Iskander si sono abbattuti su un’area residenziale di Sumy, causando grossi incendi, un edificio e un gasdotto sono stati colpiti a Kramatorsk, mentre c’è grossa pressione verso l’importante centro logistico di Pokrovsk.

SIA MOSCA CHE KIEV sembrano voler accelerare il più possibile, sfruttando quelle che pensano essere i punti dove l’avversario si trova al momento più scoperto. Oltre ad aver colto di sorpresa il Cremlino, l’incursione di Kursk ha stupito anche gli alleati dell’Ucraina i quali, con maggiore o minore prontezza, hanno tutti approvato l’operazione.

Resta però il nodo delle armi. Gli Usa hanno ribadito che la politica rispetto all’impiego di missili a lungo raggio sul suolo russo non è cambiata, e sembrerebbe inoltre che Washington non abbia mai dato seguito a una richiesta da parte della Gran Bretagna per lasciare che Kiev potesse utilizzare i suoi Storm Shadow oltre confine. Tuttavia, la Russia ha dichiarato che la distruzione del ponte sul Seym sarebbe avvenuta grazie a un Himars statunitense. Se la notizia per ora non si può verificare, in un suo articolo di ieri la Cnn riporta che secondo due ufficiali Usa l’Ucraina sta impiegando dei lanciarazzi Himars nella sua operazione a Kursk, pur mantenendoli al di qua del confine. Sembra confermato anche l’utilizzo dei mezzi corazzati Cougar e Stryker. «Avere capacità a lungo raggio è vitale per noi», ha ribadito ancora ieri Zelensky.

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