Un disastro epocale per il governo Scholz. Il voto europeo cola a picco la coalizione Semaforo mentre conferma la Cdu come prima forza politica del Paese e certifica il clamoroso testa a testa fra Spd e fascio-populisti di Afd per il secondo posto. Di fatto l’ultra-destra è la vera vincitrice delle urne tedesche: non solo diventa il primo partito nei Land dell’Est ma colora ancora più di nero la delegazione dei 96 eurodeputati tedeschi a Bruxelles, la più numerosa e influente dell’Ue.

FRA LE MACERIE elettorali spicca la colossale débacle dei Verdi puniti dagli elettori oltre ogni previsione e per niente salvati dall’aumento dell’affluenza rispetto a un lustro fa per merito dei sedicenni. Si sono salvati, a metà, i liberali; gli unici nel governo a mantenere grossomodo gli stessi voti del 2019 ma sempre pericolosamente vicini alla soglia di sbarramento al Bundestag: se si votasse oggi, il segretario Christian Lindner, rischierebbe di fare gli scatoloni non solo al ministero delle Finanze ma anche in Parlamento alla luce del traballante 5,4% strappato da Fdp. In parallelo, le europee sanciscono formalmente il previsto exploit dell’Alleanza di Sahra Wagenkecht: la leader sovranista si attesta al di sotto della forbice minima indicata dai sondaggi pre-elettorali però fa registrare comunque l’annunciato boom di consensi: nata dalla costola destra della sinistra, la sua Alleanza ha preso due volte i voti della Linke che invece non è riuscita a fermare l’enorme emorragia di voti. I primi segnali del sisma politico a Berlino ieri si erano avvertiti alle 18,05, cinque minuti dopo la chiusura dei seggi, con il quadro già delineato dai primi inequivocabili exit poll. Verranno confermati durante lo spoglio in cui (secondo la conta delle ore 01.30) la Cdu-Csu raccoglie il 30,7% (+2% rispetto a 5 anni fa), Afd incassa il 14,5% (+3,2), la stessa percentuale della Spd (-1,2) alle 2 di notte, con i numeri tutti ancora suscettibili di variazioni che possono valere il sorpasso dell’ultradestra.

IN PARALLELO si spalanca l’abisso dei Verdi precipitati fino all’12,5% dopo aver bruciato quasi l’8% dei voti del 2019, quando erano il partito del Sole che rideva alla vita. «I tedeschi sono spaventati. La questione della guerra e della pace è risultata fondamentale alle urne» ammette a denti stretti la segretaria dei Verdi, Ricarda Lang. La meteora Wagenknecht, ora visibile a occhio nudo, si attesta a quota 5,3% mentre la Linke si dimezza fino al 2,7% (-2,8%): «Giornata amara» riassume il cosegretario Martin Schirdewan. Con la candidatura Carola Rackete aveva provato a risollevare il partito che però ieri è sprofondato perfino nelle circoscrizioni-roccaforte dell’Est. In ogni caso, lo schiaffo elettorale sfigura anzitutto Scholz – anche se a perdere formalmente è la capolista Katerina Barley – il cui volto «rassicurante» era stampato su tutti i manifesti dei candidati Spd.

IL CANCELLIERE aveva insistito per connotare le Europee come una sorta di referendum personale; è stato sonoramente bocciato dagli elettori mentre gli resta il sostegno della direzione del partito che ieri lo ha confermato alla guida «nonostante tutte le doverose discussioni sul futuro ruolo della Spd nell’esecutivo», precisa la segretaria Saskia Esken, senza tuttavia riuscire a spegnere le voci interne sulla rimessa in discussione della leadership di Scholz cui si deve la scomparsa di milioni di voti dei socialisti rispetto al 2019.

«SI PRESENTI al Bundestag per chiedere il voto di fiducia. I tre partiti del governo non hanno più la maggioranza» incalzano i vertici dell’Union: per la norma della sfiducia costruttiva al ribaltone di Cdu-Csu servirebbe la maggioranza alternativa già pronta da presentare al presidente della Repubblica, ma è comunque una stoccata alla debolezza di Scholz destinata inevitabilmente a riflettersi sugli equilibri di Bruxelles.

La minaccia della segretaria Spd a urne appena chiuse («Non voteremo Ursula von der Leyen se si allea con la destra») ieri non ha impedito alla presidente della Commissione Ue di cantare vittoria per il consolidamento dell’Union.

PIÙ CONTENTA, soltanto Alice Weidel, ieri raggiante per lo sfondamento di Afd tutt’altro che scontato: dopo i ripetuti scandali dei suoi candidati più impresentabili e le manifestazioni oceaniche contro l’ultradestra si aspettava un esito inferiore di minimo due punti.
«Ottimo risultato. Siamo davanti ad ambientalisti e liberali» sottolinea la leader fasciopopulista felice non poco pure per il contemporaneo botto dei neri a Vienna e Parigi.

«CON QUESTI NUMERI non vedo più alcuna possibilità per il candidato-cancelliere dei Verdi» l’ex capogruppo Toni Hofreiter dimostrando quanto il voto per le Europee abbia devastato il campo politico nazionale. Il partito dei ministri degli Esteri e dell’Economia, Annalena Baerbock e Robert Habeck, esce dalle urne ridotto di 8 o 9 europarlamentari, la Spd ne perde altri uno o due e i liberali di certo non crescono.
Nell’inner-circle del governo ieri sera circola il seguente aut-aut: «Nuovo inizio oppure nuove elezioni». Come in Francia.